Table Of ContentPresentazione
C’è un luogo della bassa Galilea, nell’odierno Stato d’Israele, che ha forse
visto il maggior numero di battaglie al mondo: è la valle di Jezreel, Esdraelon
nella Bibbia. Su una collina, ai margini della fertile piana sottostante, sorge
Megiddo, una delle città più antiche di cui si abbia notizia. Abitata fin dal 7000
a.C., oggi è un sito archeologico offerto ai turisti, ma a suo tempo fu una potente
città-stato, situata strategicamente sul crocevia degli antichi sentieri che
collegavano tra loro le superpotenze dell’antichità: Mesopotamia (a Oriente),
Egitto (a Meridione) e Anatolia (a Settentrione). Pochi chilometri verso
Occidente si apre il Mar Mediterraneo, con le sue rotte commerciali e le sue navi
da guerra a solcarne le onde.
Qui il faraone Pepi I combatté nel 2350 a.C. una delle prime battaglie di cui si
abbia notizia storica; qui, quasi mille anni dopo, Thutmose III sconfisse i
cananei, e cinque secoli dopo re Saul e suo figlio Gionata vennero uccisi dai
filistei. Luogo strategico di un’eterna «periferia contesa», Megiddo vide passare
le armate di tutti gli eserciti, dalle truppe romane di Vespasiano (67 d.C.)
all’ondata irresistibile degli arabi (946), dai bizantini (975) ai Crociati (1187),
dai Mamelucchi (1270) a Napoleone (1799), per finire con gli inglesi del
generale Allenby (1918) e gli israeliani della base aerea di Ramat David (1973).
Tutto in un fazzoletto di terra.
L’ebraico Har Megiddo, «monte di Megiddo», a un orecchio greco suona
«Armageddon», e non è un caso che proprio qui venga posta nel libro
dell’Apocalisse la battaglia definitiva tra il Bene e il Male.
Eric Cline rende viva sotto i nostri occhi questa piccola valle e le sue molte
battaglie, raccontandoci con prosa avvincente tutte le luminose speranze, le
vittorie inebrianti e le tragiche sconfitte che hanno fatto di questo luogo uno dei
punti in assoluto più contesi del pianeta, in ogni epoca.
Eric H. Cline è docente nel Dipartimento di Lingue e civiltà classiche del
Vicino Oriente e Direttore del Capitol Archaeological Institute presso la George
Washington University. Ha al suo attivo decine di campagne di scavo in Israele,
Egitto, Giordania, Cipro, Grecia, Creta e negli Stati Uniti, tra le quali nove
campagne presso Megiddo (l’Armageddon della Bibbia), in Israele, di cui
codirige il sito archeologico. Ha vinto per ben tre volte il Premio «Best Popular
Book on Archaeology» della Biblical Archaeological Society, è spesso apparso
in televisione e in radio ed è prolifico autore di articoli scientifici e di libri
divulgativi, tra i quali ricordiamo Jerusalem Besieged. From Ancient Canaan to
Modern Israel (2004), From Eden to Exile. Unraveling Mysteries of the Bible
(2007), Biblical Archaeology. A Very Short Introduction (2009) e The Trojan
War. A Very Short Introduction (2013). Per Bollati Boringhieri è uscito 1177
a.C. Il collasso della civiltà (2014, quattro edizioni).
www.bollatiboringhieri.it
www.facebook.com/bollatiboringhierieditore
www.illibraio.it
© 2000 University of Michigan, Ann Arbor MI
Titolo originale
The Battles of Armageddon. Megiddo and the Jezreel Valley from the Bronze Age to the Nuclear Age
© 2016 Bollati Boringhieri editore
Torino, corso Vittorio Emanuele II, 86
Gruppo editoriale Mauri Spagnol
ISBN 978-88-3397452-1
Illustrazione di copertina: Roberts David (1796-1864) (after), The Destruction of Jerusalem in 70 AD,
engraved by Louis Haghe (1806-85) (litho) Private Collection The Stapleton Collection / Bridgeman
Images Prima edizione digitale gennaio 2016
Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore.
È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata
Saggi
Storia
Ringraziamenti
Per l’assistenza fornita con la bibliografia, i riferimenti e vari altri contenuti
del presente libro, i miei sinceri ringraziamenti vanno a Jean Wellington,
Michael Braunlin, Heather Maloney-Noyes, David Ball e tutto lo staff della
Blegen Library dell’Università di Cincinnati; Israel Finkelstein, David
Ussishkin, Nadav Na’aman, Anson F. Rainey e Norma Franklin dell’Università
di Tel Aviv; Baruch Halpern della Pennsylvania State University; Neil Asher
Silberman di Branford, Connecticut; Ann E. Killebrew dell’Università di Haifa;
David Armstrong di Austin, Texas; Brian Rose, Barbara Burrel, Holt Parker,
Elizabeth Frierson e Willard Sunderland dell’Università di Cincinnati; John
Larson dell’Oriental Institute dell’Università di Chicago; Edwin Yamauchi e
Matthew Gordon della Miami University di Oxford, Ohio; Reuven Amitai-
Preiss, Moshe Ma’oz e Moshe Sharon dell’Università Ebraica di Gerusalemme;
Gary Oller e David J. White dell’Università di Akron; Fred Jenkins
dell’Università di Dayton; Michael O. Sugerman dell’Università di Harvard;
Mark Smith della Saint Joseph’s University; Art Clark dello United States
Marine Corps; Robert Maldonado dell’Università statale della California, a
Fresno; Thomas D. Hall della DePauw University; Carolyn Higginbotham e
Harold Kaser del Muskingum College; Carl F. Petry della Northwestern
University; Paul Walker dell’Università di Chicago; Jere L. Bacharach
dell’Università di Washington; Marc Saperstein e Walter Reich della George
Washington University; David Maltsberger di North Vancouver, Columbia
Britannica; James Weinstein della Cornell University; Susan Heuck Allen della
Brown University; Cynthia Edenburg dell’Open University of Israel; Gary
Beckman dell’Università del Michigan; Andy Hemmendinger, Bob Burnett e
John Ringstad di GVI; e il pubblico presso l’Università della Pennsylvania,
l’Emory University, la George Washington University, l’Università di
Cincinnati, l’Università di Akron, la DePauw University e il Muskingum
College. Ringrazio Edwin Yamauchi per i commenti e le critiche alle bozze di
vari capitoli. Sono particolarmente grato a Jack Meinhardt, Jerry Rutter e Baruch
Halpern che hanno letto e commentato l’intero manoscritto. Grazie anche a Ellen
Bauerle, Perry Pearson, Hue Huynh, Heather Lengyel, Christina Milton, Michael
Kehoe e Colin Day della University of Michigan Press nonché a Wolfgang
Amadeus Mozart, senza la cui musica non avrei potuto scrivere questo libro.
Il frammento della stele di Sheshonq e la possibile ricostruzione dell’originale
sono riprodotti per gentile concessione dell’Oriental Institute dell’Università di
Chicago. Alcune parti del capitolo 1 sono precedentemente apparse nella rivista
«Archaeology Odyssey» (Cline, 1998, 1999a) e la loro riproduzione è
autorizzata; una parte dell’introduzione è già comparsa nella rivista «Biblical
Archaeology Review» (Cline, 1999b) ed è qui riprodotta dietro autorizzazione.
La maggior parte del lavoro di ricerca e di scrittura per questo libro è stata
condotta mentre l’autore usufruiva di una borsa post-dottorato (Semple
Postdoctoral Research Fellowship) presso il Dipartimento di Scienze
dell’Antichità dell’Università di Cincinnati nel corso dell’anno accademico
1998-99. Un particolare ringraziamento va ai membri del Dipartimento e agli
amministratori del Semple Fund per il generoso sostegno.
Armageddon
Per Diane, Hannah e Joshua