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APOLLONIO RODIO
LE ARGONAUTICHE
LIBRO I
TESTO, TRADUZIONE E COMMENTARIO
À CURA DI
ANTHOS ARDIZZONI
BIBLIOTHECA ATHENA
EDIZIONI DELL'ATENEO 1967
PREFAZIONE
L'idea di un ampio commento alle Argonautiche, che af
frontasse _t_11tti_iJ>roblem!iC ritici ed _esegetici del difficile testo, _
segnando un superamento del lavoro del Mooney, pur cosi
utile ancora agli studiosi di Apollonio 1 mi si era affacciata
,
w!i!n.i.
più volte negli dierj anni, dedicati in buona parte allo -
studio del poema alessandrino. Se nel 1958 mi decisi a pubblicare
il testo criticamente riveduto, con traduzione e commentario
del solo terzo libro 1 ciò fu dovuto a cause di natura stretta
,
mente pratica : ed oggi me ne rammarico, convinto come sonQ____. _
che Io studio di un'opera letteraria a carattere narrativo e
1 Sul commento del Mooney e sulla difficoltà per un commentatore delle
Argo,u,uticluJ di raggiungere un pieno successo, cosi ai esprime H, FliNDL.
Ei11UUU111n w 1,rifucMN Awgabe tùY Argonatmka tùs Apollonios, G6ttingen
196,t. ( = FRANKBLE inleit.), p. IU : «S eine (del Mooney) Beigabe einea Kom
mentan ist um ao mehr des Dankes wert, als er in neueren Zeiten der ente
war und der eimige geblieben ist, der sich dieser Aufgabe fnr alle vier Bilcher
dea Epos unt:enogen hat. Wegen ihres kiinstlicben Stil.es verl&ngen die Argo
nautika d111'Challe8i non Kommentar; und wegen ihres oft kryptischen Stlles
iat eiD.v oller Erfolg der Kommentieruo.g, nach Massgabe desseu. was ftlr a.ndere
Tezto erreicbbar iat, von vornherein ausgeschlossen •· Senza voler disconoscere
i meriti del Mooney, si potrebbe in verità ripetere per il auo commento il giudi-
zio dato da Frlnkel (Eittlrit. p. uo) sull'edizione del Seaton: • Allzu Atichtig
gearbei.tet •· Bea. di raro, p. ea., vi ai trovano individuati gli elementi lingui- \
st:ld omerici (fra.si, iuttdtwtN, emiatlchii) utilizzati da Apollonio, e pifl di una / \>
volta accade di leggere non illnmioanti richiami ad unitazioni di poeti latini,
laddove ci li upett:erebbe un intervento che portasse luce aulla atruttura di
una frue o di un veno, o enll'impiego apparentemente abnorme di un elo
me:nto omerico.
1 Adriatica Editrice, Bari (oggi esaurito).
V
di struttura decisamente unitaria, pur articolata in più di un
libro, non possa prescindere dal rispetto dello sviluppo
CI'Q!lQ::
!Qg_icod ell'opera, stes~. Nel caso poi di uno scrittore com.e A
pollonia, impegnatosi cosi __giovanei n un'opera di vasta mole,
che, per la sua particolare natura, richiedeva un lungo e inin
terrotto processo creativo di una lingua d'arte che s'innestasse
sul vecchio tronco della tradizione rapsodica omerica, il rispetto
dell'Q~gi_f!_ec_ r_o nolOfilc.Qa ppare condizione indispensabile a chi
voglia storicamente individuare e valutare gli elementi tradi
zionali e le innovazioni, che insieme formano il tessuto connet
tivo del racconto. In verità, procedendo ora nella ricerca di
tali elementi dall'inizio dell'opera, mi sono sentito a mio agio
più cli quando tale ricerca indirizzavo al terzo libro, che è si
il grande libro di Medea, ma che fu scritto dopo una travagliosa
esperienza rapsodica, valutabile in più di ~uemilaseicentQ esa
metri. Sono certo che, portando a termine il vagheggiato di
segno di un commento « totale », non saranno pochi né di poco
rilievo i mutamenti che vorrò recare a quel mio lavoro.
Debbo intanto dichiarare che questo libro, cosi come si
presenta. non sarebbe venuto alla luce, se nel frattempo non
\ fosse uscita l'edizione oxoniense di Hermann Friinkel {Ig61),
dai cui risultati, per ciò che riguarda la tradizione manoscritta
e la costituzione del testo, ho potuto prendere le mosse.
Il testo. con traduzione italiana a fronte, che viene premesso
all'ampio commentario. non è tuttavia identico al testo frii.n
keliano. ma ne diverge in più punti, sia per il mancato acco
glimento di talune congetture proposte da quell'editore, sia
per l'adozione di qualche mio proprio emendamento o congettura,
sia ancora per una più larga utilizzazione del codice Laurenziano
32, 16 (S) di cui parecchie lezioni non citate da Fratlkel ho cre
duto opportuno menzionare nell'Apparato, ed una accogliere
addirittura nel testo.
Congettur•m i• accoUsn el testo (tra parentssi la lez. tràdita)
«O'fp«<n
108. (,l,mp,)
332. <i,.,.« Y"P (!lw, f'<V)
VI
333. ml""" !'h (miffll< rà(,)
(-•ii>1
6oo. '''""~
791. ,mplmloç (,mplmocw;)
8g6. 6- (6µoi<;)
1012. h:ì.tro v6.....; (h:ld &.&>-oc)
1150. ollpd (ollpEO\Y)
1176, >C«'I'(«"" "4)
I
m
1359. (ml)
Conge#u,e mis p,-oj,osù ...U'A,pptwllk>
a
291. <llp!to,;( .t <11p.)
2g6. µ.i y' (µh)
515. 3Gx'rtlp (~. ~)
901. <lp«o,v( f dpel<,>)
Leaioni di S, non citate da F,ankel, accolte Ml testo
1194. 6Lerro36xo(v- 116x']v)
Lezioni ti.iS , non citate da F,iinkel, tnM1Swna...tU• 'A ,pptwllk>
15. -rov3' (-rovy')
126. ~aa«~ (~~a"!J'i)
131. 3i o! (>«<!o !)
170. "'P""'°ml""'p (=<p<>ml=P)
172. Aò-ye!oc(ç- e!~)
204. oG3é( o G xé)
2o8. .G~6>.ou( v«u~u)
338. 3~ (wv)
300•
l(pEl«v (JCPtlc.,v)
1 m,o,jiç;s i legge nel testo del W ellauer ; ma tale legittima laion.e è stata
del tutto ignorata dagli editori, e da me in certo modo riscoperta (v. • Riv.
di :filol. class. t 1967, p. 46),
• xix-rcìs i legge nel testo del Wellauer, senza alcun cenno aullo stato della
tradizione. Tale legittima lezione, ignorata dagli editori, è stata a.nch'essa, in
certo modo, da me riacoperta (v, • Riv. di filol. class. • 1967, p. 47).
VII
363. <pém,&(' -rpm,&')
409. J(q>vill«,o; !iN>l(/m,r(,l (q>'"il« ,• oòA.)
5o8. ,ppoolv ~'"" (sic) ? (~poal Wj1t1«)
513. Lm1tp0Ul(Off(0m 1tp.)
539. EÒ~ (iµ~)
562. t&,I. . ,. (il;.Wvo,)
666. o6YEX(Gdwt :xat)
687. YE«mlµov( y«o-)
6g8. Mp-ro (M~)
711. µu8o«; il;br,o,,.., (µò8o,a, 1tpo...,,.1tEY)
835. dy6peuEY( 1tpoou11tEY)
956. (,cp~V!))
>Cp~YlJY
1032. oò&òç( l&ù;)
1042. oD.o fbpup6v ,• 'Aì.xUro6v« (o!AEYd p~(&o6v«
rbpupov)
""'-'i'i>o&ln<n
1170. (-iHo,a,)
1299. iivé(LOU( supra scr. or.o)- r"i! Àlp('t'OV («vtµou.-r&" >J.l')x-rov)
1331. d~ù.~• (~•~"1.<l>Y)
Al v. 972 ho adottato la varia lectio <ipµo, dello scolio Lau
renziano, invece del tràdito !aov o della congettura ve!ov del
Ruhnken accolta da Frankel.
Dei cinquantadue manoscritti delle Argonauliches tudiati e
classificati dal Frankel (Die Handschriflen àer ArgOIJ. àes A,P.
von fil., • Gottinger Nachrichten • 1929, p. 164 sgg.), molti
recentioresp resentano un testo contaminato ; tutti gli altri sono
stati divisi in tre famiglie, i cui rispettivi capostipiti (subar
chetipi) sono stati denominati m, w, k (cosi, p. es. in II 31 :
~• L ed A = m, Ì.ElffiV.tOY S e G = w, AE=6µ,<0vP ed
=
E k). I due codici m e w, discendenti dall'archetipo, presenta
vano ciascuno errori propri, distinti dagli errori già esistenti
nell'archetipo, ed;avevano pressappoco lo stesso valore, sebbene
fossero più numerosig li erroric ontenuti in m di quelli contenuti
in w •. Il codice k, cretese (v. Frankel Einleit., p. 75, n. I),
=
1 Cf. H. FRAN'KELA,p olkmii Rlwdti, Arg~, Ox.onii rg61 { Fiti.'.r-.~
KBL Prae/.}, p. X sg.
VIII
di cui rimangono numerosi apografi del XV e XVI secolo, con
teneva molte variae let;tiones provenienti dall'archetipo di m
{LA) e (SG); la sua origine non doveva essere semplice, ma
ui
piuttosto complessa. Probabilmente l'autore di k (Protocretensis
lo chiama Frii.nkel, Praef. p. XIII) dovette avere dinaozi un
testo assai simile a quello di m, e insieme altri esemplari da
cui ricavava alcune lezioni migliori di quelle contenute nei co
dici LA (m) e SG (w), e cosi diverse da quelle, da non potersi
considerare tutte derivate da congetture (p. · es., I 61 &pta-roJwv
k : -affjwv m w; 239 &éovk : .&éevm w ; 786 .&Up!Xk !;[ in accordo
col Papiro Amberst 16] : ml).«ç m w, etc.).
L'autore di k proponeva inoltre proprie congetture con cui
tentava di sanare le corruttele dell'esemplare utilizzato. Ne
derivava un testo variamente contaminato e interpolato il quale,
per di più, fu trascritto dai posteri con molta negligenza.
Mi sono attenuto ai risultati del Frankel, tenendo conto
dei seguenti codici :
1) Famiglia m
L(aurentianus) 32, 9, scritto intorno al 1000-1025, contiene,
oltre alle Argonautiche {con glosse, vv. U. e scolli), le sette
tragedie di Eschilo e le sette di Sofocle 1
•
A(mbroslanus) 120 (B 26 sup.), scritto probabilmente in
torno al 1420-1428 (v. R. Pfeiffer, Callimachus II, p. LVI, F),
contiene, oltre alle Argonautiche, molte altre opere, tra cui
gl'Inni omerici e gl'Inni di Callimaco.
2) Famiglia w
S(oloranus) : Laurentianus Gr. 32, 16, appartenuto a Gio
vanni Chrysolora, donde Frankel ha foggiato il nome. Scritto
intorno al 128o, contiene anche Nonno, Teocrito, Esiodo, etc.
1 Frf.nko1 utili.ml. anche· il V(aticanus) Palat. Gr. 186, del sec. XV, che è
un apografo di L (e, come tale; senza. valore per la. rece,uio), solo per control
lare b a.flerma.ziolli del Merkel su.I Lauremiano (v. Einlm. p. 59). Nel nostro
Apparato tale codice viene citato solo due volte (74 e 86),
IX
G(uelpherbytanus) Aug. rgg6, scritto da un tal Pietro nel
secolo XIV, presenta molti e gravi errori. Contiene solo le
Argonautiche, copiate da un esemplare lacunoso (la più rile
vante lacuna è costituita dalla m,ncanza dei vv. 56r-86r).
3) Famiglia k
P(arisinus) Gr. 2727, scritto nel sec. XV. Contiene le sole
Argo-nautichec on molte glosse e con scolli (scholia Parisina).
E(scorialensis) III, 3, scritto nel sec. XVI. Oltre alle Argo-
nautiche, contiene Nicandro, Arato e le A rgonautiche Orfiche.
Dalla subscriptio appare che fu redatto da un Antonio miJan"'.se
residente a Creta.
Tra i rimanenti codici, il cui testo dipende quasi totalmente
da altri codici contaminati, e senza valore quindi per la recensio,
Frii.nkel (Prae/. p. XIV, Einleit. p. go) distingue a buon diritto
il Parisinus Gr. 2729 del sec. XV, contenente il solo Apollonio,
già utilizzato dal Brunck (D) : in esso appaiono infatti tre
lezioni che non si trovano in nessun altro dei codici collazionati,
ma che si leggono nell'Etym. Gen. (II 705 n:e-rpa:ln0i;1 008 etp&.ac.:
7ttrpa.ln .•• 8eLp&.8Lvu lg. ; III 201 iµ.7t&1l6ocac.èvx: 1r0p-vulg. ;
III 278 1tpo86µou: -36fl'l>v ulg.), il che assicura l'influsso di una
antica sconosciuta tradizione sul testo di tale codice.
Per ciò che riguarda il primo libro, oltre alla lezione ci1teaaeò
ov-ro( i1te:aa.v ulg.) adottata anche da Frankel al v. 805, ho cre
duto opportuno accogliere, di D, anche la lezione i1nme:U<r6>0,v
(-1n1e:Uaouatva)l v. 335. Le ragioni di tale scelta sono esposte
nel Commentario.
I risultati più cospicui della mia ricerca riguardano natu
ralmente_l 'utilizzazione (adattamenti, variazioni, semplificazioni,
semplici inserimenti o innesti) di frasi omeriche nel discorso
poetico apolloniano. Che Apollonio sia stato conoscitore pro-,
fondo dei poemi omerici, e continuatore della tradizione ra
psodica omerica, è a tutti noto : ma gli studiosi si sono prevalen
temente interessati alla «lingua» di Apollonio (lessico, mor-
X