Table Of ContentUniversità degli Studi di Milano
Scuola di Dottorato Humanae Litterae
Dipartimento di Filologia Moderna
Corso di Dottorato in Storia della lingua e della letteratura italiana
XXIV ciclo
Tesi di Dottorato di ricerca
L’inquietudine della volontà
Antonio Fogazzaro romanziere
L-Fil-Let/11
Letteratura Italiana Contemporanea
Tesi di dottorato di
LUCA GHIRIMOLDI
R08256
Tutor: Chiar.mo prof. BRUNO FALCETTO
Coordinatore del Dottorato: Chiar.mo prof. FRANCESCO SPERA
A. A. 2010/2011
L’inquietudine della volontà.
Antonio Fogazzaro romanziere
I. Fogazzaro e il mondo moderno
1.
 LA VOLONTÀ DELL’INQUIETUDINE
 5
1.1
 Un ‘gran finale’
 5
2.
 CON L’ANIMA E CON IL CUORE
 21
2.1
 Tra l’io e il mondo: le strategie del consenso
 21
2.1.1
 Il paradigma di fede
 27
2.1.2
 L’ideale d’amore
 42
2.1.3
 Esemplarità e classe media
 52
2.2
 L’officina del pensiero fogazzariano
 61
2.2.1
 Rile"ere Darwin: tra missione di fede e compito d’arte
 66
2.2.2
 A fine secolo: spiriti, felicità e una poetica del dolore
 85
2.2.3
 L’avvenire del romanzo a#a prova dei tempi
 96
II. Le architetture dell’illusione
1.
 LA QUESTIONE DEL ROMANZO FOGAZZARIANO
 109
1.1
 Antonio Fogazzaro: misura ed eccezione
 109
1.1.1
 Antesignani e posti#e: lirica, teatro, giornale
 112
1.1.2
 Il «problema critico» di Antonio Fogazzaro
 130
1.1.3
 Docere, delectare, movere
 138
2.
 PER UNA TEORIA DEI SENTIMENTI
 143
2.1
 Fenomenologie dell’amore fogazzariano
 143
2.1.1
 Una sintonia esclusiva
 149
2.1.2
 De#’inquietudine, o tra confessione e silenzio
 161
2.1.3
 Regressione romantica, turbamento decadente, visione salvifica
 169
3.
 LA COMUNANZA PATETICA
 179
2
3.1
 Un’intesa didattica
 179
3.1.1
 La necessità dei maestri
 183
3.1.2
 Microcosmi idi#ici
 199
4.
 EFFETTI MELODRAMMATICI
 206
4.1
 Il ‘melodrammatico’ tra iper-genere e nuova identità
 206
4.1.1
 Suspense, coincidenze fatali e ‘scene madri’
 210
5.
 QUATTRO MODI DI RIDERE
 226
5.1
 Il controcanto comico
 226
5.1.1
 Ironia ‘di classe’: manie estetiche e divertissement colto
 229
5.1.2
 Il sorriso del rispetto: le figure de#a ‘medietas’
 235
5.1.3
 La risata comica
 245
5.1.4
 Il sarcasmo grottesco: i rappresentanti del male
 254
III. L’inquietudine della volontà
1.
 TRA PASSIONE E DOVERE
 277
1.1
 1881-1911: una parabola in tre atti
 277
1.2
 Un’originalità a posteriori: Malombra
 279
1.2.1
 Un esordio ‘sperimentale’
 279
1.2.2
 L’identità de#’ignoto
 285
1.2.3
 Un congedo problematico
 296
1.3
 Daniele Cortis tra politica e poetica del ‘sacrificio’
 301
1.3.1
 Vita e letteratura
 301
1.3.2
 Le tecniche de#a rimozione
 307
1.4
 Una diversa scrittura dell’io: Il mistero del poeta
 318
1.4.1
 Una confessione per interposta letteratura
 319
1.5
 La narrazione breve: esperimento e maniera
 331
2.
 UN CENTRO ALTERNATIVO
 337
2.1
 Il paradosso di Piccolo mondo antico
 337
2.1.1
 Genesi di una «Storia quieta»
 337
3
2.1.2
 Memoria e pathos
 343
2.1.3
 Tra Storia ed idi#io: la Valsolda
 351
2.1.4
 Il paradosso de#o squilibrio: Franco e Luisa Maironi
 363
3.
 SANTITÀ E CRISI
 379
3.1
 Un montaggio a dittico: Piccolo mondo moderno e Il Santo
 379
3.1.1
 «Questa materia moderna è meno geniale de#’antica…»
 379
3.1.2
 Il tormento de#a santità
 385
3.2
 In sordina: Leila
 411
3.2.1
 La fatica del passato
 411
PER UNA CONCLUSIONE: ANTONIO FOGAZZARO ROMANZIERE
 426
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
 431
4
I. Fogazzaro e il mondo moderno
1.
 LA VOLONTÀ DELL’INQUIETUDINE
1.1
 Un ‘gran finale’
È il 5 novembre del 1905 quando la casa editrice milanese Baldini & Castoldi fa arrivare 
sugli scaffali delle librerie un romanzo atteso da anni, e destinato a suscitare di lì a breve 
un certo clamore nella repubblica italiana delle lettere: Il Santo di Antonio Fogazzaro. A 
quasi cinque anni di  distanza  da Piccolo mondo moderno, uscito a  puntate sulla «Nuova 
Antologia» a partire dal dicembre del 1900, la nuova fatica dello scrittore vicentino porta 
a compimento la parabola terrena di Benedetto - al secolo Piero Maironi, secondogenito 
di  Franco  e Luisa, protagonisti  di  quel Piccolo mondo antico edito  nel  1895 - fino  a 
presentare, nelle ultime pagine del romanzo, il suo melodrammatico  addio al mondo. 
L’explicit chiude icasticamente una vicenda che ha avuto i propri albori sin dalla scena 
conclusiva del capolavoro del 1895; già in aura di santità, Benedetto spira sul letto di 
morte, nell’esatto momento in cui Jeanne lo raggiunge per un ultimo, melodrammatico 
addio:
Jeanne lo interroga affannosa, egli  non risponde, geme, guarda qualche cosa 
accanto al letto e Jeanne offre un bicchiere d’acqua, gli vede scotere il capo, si 
dispera di non capire. Ah, il Crocifisso, il Crocifisso! La suora alza il lume da terra, 
Jeanne porge il Crocifisso a Piero che gli affligge le labbra e la guarda, la guarda con 
gli occhi grandi, vitrei, dov’è la morte. La suora getta un grido, corre a chiamare il 
padre. Piero guarda Jeanne, guarda Jeanne, si sforza di prendere il Crocifisso a due 
mani, di alzarlo verso di lei, le labbra si agitano, si agitano, non ne esce suono. 
Jeanne si raccoglie nelle proprie le mani di Piero, bacia il Crocifisso di un bacio 
appassionato. Egli chiude allora gli occhi, il volto s’irradia di un sorriso, si piega un 
poco sulla spalla destra, non si move più.1
1 A. FOGAZZARO, Il Santo, Milano, Mondadori, 1932, pp. 452-453. Per le citazioni dalle opere fogazzariane, 
cui rimandiamo d’ora in poi indicando titolo e numero di pagina, si fa riferimento - a meno di indicazioni 
differenti in nota - all’edizione Tutte le Opere di Antonio Fogazzaro, curata per Mondadori da Piero Nardi tra il 
1931 e il 1945 e così suddivisa in quindici volumi: Malombra, voll. I-II, 1932; Daniele Cortis, vol. III, 1933; Il 
mistero del poeta, vol. IV, 1931; Piccolo mondo antico, vol. V, 1931; Piccolo mondo moderno, vol. VI, 1931; Il Santo, 
vol. VII, 1932; Leila, voll. VIII-IX, 1932; Racconti: Fedele e altri racconti, racconti brevi, idi#i spezzati, vol. X, 1932; 
Poesie, vol. XI, 1935; P. NARDI, Antonio Fogazzaro, vol. XII, 1938; Lettere Scelte, vol. XIII, a cura di T. 
GALLARATI SCOTTI, 1940; Discorsi, vol. XIV, 1942; Scene e prose varie, vol. XV, 1945.
5
Il protagonista si era già congedato dal mondo ‘moderno’ nel romanzo precedente, 
quando  l’autore gli aveva  affidato  la missione del rinnovamento  morale della società 
contemporanea  e della  condotta  di  vita  individuale2,  previa  una  ristrutturazione 
dell’istituto  religioso  ispirata ai  dettami  di  quell’orientamento  modernista  della  fede 
cattolica al quale Fogazzaro stesso s’era avvicinato, com’è noto, già a partire dagli anni 
Novanta del secolo diciannovesimo.
Rilevante però che a questo disegno di riforma dello spirito e alla scelta radicale della 
santità  si  sommino, tanto  nell’iter narrativo  de Il  Santo quanto  nella  sua  strategica 
conclusione, le pulsioni intime del cuore, secondo un biunivoco percorso di formazione 
personale riassunto  simbolicamente nella  duplice  identità  del  protagonista  Piero-
Benedetto: spiccata  ne risulta  la  capacità  dello  scrittore vicentino  di  intercettare, 
soprattutto attraverso lo strumento della prosa romanzesca a declinazione sentimentale, i 
gusti,  le aspirazioni,  le inquietudini  inespresse del  pubblico  borghese dell’epoca. 
Benedetto, simbolo di una battaglia ideale in nome del carattere militante della sua fede, 
si guadagna  allora  i  favori  del  lettore e della  lettrice per  la costante ed ossimorica 
ambivalenza  tra  missione religiosa  ed angosce personali;  nella  scena  sopra  citata, il 
presente storico  e il  gioco  delle ripetizioni  dinamizzano la  scena, mentre la  sintassi 
paratattica mima la drammatica concitazione dell’istante decisivo di due anime e di due 
amanti, in un’aura di luce salvifica. La scettica Jeanne, che non ha fiducia e fede nella 
trascendenza religiosa, suggella l’estremo ricongiungimento con Benedetto attraverso un 
«bacio appassionato» al simbolo cardine della cristianità; ed anche il protagonista, da par 
suo, saluta il mondo in un ultimo assillo di desiderio e di amore religioso. Il compimento 
del suo ideale di una vita all’insegna di una nuova morale evangelica va di pari passo con 
l’oscura e tormentante passione che lo lega alla donna che ha di fronte per l’ultima volta. 
Questa  unione  inscindibile  tra  fede  e sentimenti  rimane  così  una  delle  più 
rappresentative - se non proprio delle più meglio compiute - della narrativa fogazzariana; 
del  resto, la stessa  pubblicazione in quel mese di  novembre del  penultimo  romanzo 
fogazzariano  può  essere considerata  come il  momento  culminante dell’intesa  tra  il 
narratore vicentino e il suo pubblico di riferimento. È appunto in alcuni fatti antecedenti 
all’uscita de Il Santo che si può rinvenire una strategia comunicativa assai accorta, che 
coordina  un fitto  dialogo  con lettore medio,  tra  questioni  di  fede e problema  delle 
passioni. Va innanzitutto riconosciuto che, al passaggio di secolo, Antonio Fogazzaro è 
narratore ormai  ben inserito  nei meccanismi  della  modernità letteraria, e che, senza 
contare l’esordio con Malombra nel 1881, egli ha al suo  attivo altri romanzi di  grande 
2 Non a caso, le ultime righe di Piccolo mondo moderno sfumavano il destino di Piero Maironi in una incerta 
prospettiva futura, di cui solo l’occhio divino può avere qualche prescienza: «Nessuno lo aveva incontrato, 
nessuno lo aveva veduto, nessuno ne aveva udito i passi. Se mai sia per venire il giorno in cui la occulta via 
dell’uomo scomparso si riveli, in cui si apprenda il perché di tanto mistero, sol Chi lo ha chiamato alle 
proprie battaglie lo sa» (Piccolo mondo moderno, pp. 426-427).
6
successo e di larga presa sul lettore borghese: dal Daniele Cortis uscito nel 1885 fino a Il 
mistero del poeta di tre anni successivo, per giungere al quel Piccolo mondo antico gli ha 
garantito prima la fama delle storie letterarie e poi la nomina a senatore del Regno per 
meriti artistici. Ma a tutto ciò si aggiunge, nel caso particolare del Il Santo, una serie di 
scelte e di prese di posizione che meglio spiegano ed illustrano il ruolo di Fogazzaro quale 
«idolo della borghesia italiana nel periodo che corre all’incirca tra il 1880 e il 1910»3. 
Se i primi accenni di questo ‘caso’ editoriale compaiono sul «Fanfulla della Domenica»4, 
sono piuttosto le pagine della carta quotidiana a far nascere e crescere l’interesse attorno 
al nuovo libro, atteso con ansia per l’annunciato proposito riformista e in seguito alle 
discussioni  morali  e letterarie già  animate  da Piccolo mondo moderno. Se allora  su  «Il 
Momento» di Torino Fogazzaro accenna sinteticamente all’impianto tematico dell’opera 
futura5, per  il «Corriere della Sera», in un articolo  firmato dall’amico Renato Simoni, 
l’autore del Santo chiarisce, assieme ad alcuni  aspetti  dottrinari  della predicazione di 
Maironi, l’ispirazione originaria da cui è scaturita la figura di Benedetto, e la parabola 
narrativa da quest’ultimo seguita:
Mi occorreva  farne  un debole, qual è Piero Maironi  del Mondo  Moderno. 
Bisognava che egli sapesse le passioni della vita e le cadute; ho voluto che egli fosse 
simile a Sant’Agostino nel periodo della gioventù, quando l’amore d’una donna lo 
teneva incatenato alla terra, e tutta l’anima intanto gli tremava dal desiderio del volo 
verso il cielo e la lotta, che fu infine vittoriosa, tra la carne e lo spirito, era fatta di 
subite fughe e di novelle cattività6
3 È la celebre formula con cui si esprimeva Gaetano Trombatore in un articolo su «Risorgimento» (Il successo 
di Fogazzaro, «Risorgimento», agosto 1945, poi in «Belfagor», X, 1955). L’articolo, assieme a due precedenti 
interventi comparsi sulla fiorentina «Civiltà Moderna» (Fogazzaro, «Civiltà Moderna», novembre-dicembre 
1931 e gennaio-febbraio 1932), si può ora leggere in G. TROMBATORE, Fogazzaro, Palermo, Manfredi, 19702. 
Si cita d’ora in poi da questo volume; la definizione in questione si trova a p. 125.
4 Intorno al “Santo” di A. Fogazzaro, «Fanfulla della Domenica», 10 aprile 1904.
5 La battaglia di un idealista, «Il Momento», 28 maggio 1904: «Piero deve offrire il riflesso della condizione 
intellettuale e spirituale di quelle anime moderne, che, tenendo ben ferma la sostanza dei dogmi cattolici, 
vorrebbero  tener conto delle nuove orientazioni e dei progressi innegabili della scienza moderna».  La 
citazione di quest’articolo (così come del successivo) è riportata nel volume P. MARANGON, Il modernismo di 
Antonio Fogazzaro, Bologna, Il Mulino, 1998, p. 132n. Dello stesso autore, si vedano i contributi Genesi e 
sviluppo del riformismo religioso di Antonio Fogazzaro prima de#a crisi modernista, «Archivio Veneto», serie V, 
CXXXVIII (1992) e Aspetti de#a formazione religiosa di Antonio Fogazzaro, «Annali dell'Istituto italiano per gli 
studi storici», XII, (1991-1994) utili per definire meglio l’ideale religioso dello scrittore.
6 Aspettando il “Santo”. Una visita a Fogazzaro, «Corriere della Sera», 25 settembre 1905, in P. MARANGON, Il 
modernismo di Antonio Fogazzaro, cit., p. 149n. Sull’attendibilità delle due fonti e sulla strategia ad esse sottesa 
chiarisce Marangon stesso: «La confidenza che traspare tra il romanziere e Renato Simoni […], il confronto  
con  i servizi analoghi del “Momento”  e del “Fanfulla  della  Domenica”, l’insolita  lunghezza  delle 
dichiarazioni, la accurata precisione dei termini e dei riferimenti a Piccolo mondo moderno mi inducono a 
ritenere le risposte del Fogazzaro testi in  qualche modo concordati.  Quindi la loro attendibilità è da 
considerarsi elevata» (ivi, pp. 130-131n).
7
Sia sul  quotidiano di Torino  che sul  più  prestigioso «Corriere»  l’autore  del  Santo 
concede così  i  cenni sull’opera  a  venire, focalizzandone  la  componente di  riforma 
spirituale, oppure sottolineando la continuità del nuovo romanzo rispetto a Piccolo mondo 
moderno per quanto riguarda identità e caratterizzazione del protagonista principale. Si 
prefigura  in tal modo  per Il Santo  un pubblico pronto  a  recepirne tanto l’aspetto  di 
‘romanzo  a  tesi’  quanto  il carattere di opera romanzesca indipendente, centrata sulla 
tormentata debolezza sentimentale del ‘santo’: se per il primo punto, come avremo modo 
di vedere, un ruolo assai significativo avranno le conferenze che Fogazzaro tiene, con gran 
successo d’uditorio, a partire dalla prima metà degli anni Novanta7, per quanto concerne 
il secondo punto l’appello è diretto a quel lettore già da lungo tempo fedele alle sue trame 
romanzesche.
Le tracce di una precisa strategia  comunicativa ed editoriale s’infittiscono  però  in 
prossimità del 5 novembre: in una lettera all’amico Filippo Crispolti, circa un mese prima 
dell’uscita in libreria, lo scrittore puntualizza, oltre ai consueti aspetti di poetica e di 
morale, anche precise circostanze in merito alla pubblicazione dell’opera:
Caro amico,
È deciso, per  volontà degli  editori, che prima del 5 novembre non  possano 
pubblicarsi brani del romanzo che nella Rassegna Nazionale del 1° novembre, e nel 
Secolo XX id. È pure deciso che nello stesso giorno della pubblicazione parli il 
Corriere de#a Sera. E, dimenticavo, il Corriere del 30 ottobre pubblicherà pure un 
brano. nessuna recensione procederà né accompagnerà quella del Corriere. So che 
Scotti offrirà un articolo al Giornale d’Italia per il 6 novembre.8
Nei  giorni  successivi,  tanto  al  senatore Crispolti  quanto  all’amico  e  ‘discepolo’ 
Tommaso Gallarati Scotti, Fogazzaro, confermando le diverse trattative che intercorrono 
7 Ivi, p. 196: «Con la pubblicazione e il successo delle Ascensioni umane, alla fine del 1898, il Fogazzaro aveva 
potuto toccare con mano la ricettività di un ceto medio-alto disposto a seguirlo sul terreno impervio e 
alquanto inconsueto della saggistica pur di vedere che anche la tradizione cattolica, chiusa a riccio dopo la 
questione romana, poteva sintonizzarsi con il pensiero moderno e in particolare con la scienza».
8 Lettera di A. Fogazzaro a F. Crispolti, 1 ottobre 1905, in Lettere scelte, p. 562. L’articolo di Gallarati Scotti 
sarà poi pubblicato dal «Giornale d’Italia» un giorno prima del previsto, in puntuale concomitanza con 
l’uscita del romanzo. In una lettera del 20 settembre sempre a Gallarati Scotti lo scrittore prospettava una 
pubblicazione per il 6 ottobre (cfr. ivi, p. 560: «Ecco l’intelligenza che ho preso con Baldini e con Simoni. Tu 
puoi offrire al Giornale d’Italia di spedirgli un articolo il giorno stesso [il corsivo è nel testo] in cui il romanzo 
sarà pubblicato. Così l’articolo non potrà uscire che il giorno dopo, al più presto.  Ciò preme assai al 
Corriere») e in un secondo momento, il 15 ottobre, confermava la data del 6 ottobre, informandosi però 
sullo stato delle trattative con la rivista (cfr. ivi, pp. 564-565: «Dovendo scrivere al Giornale d’Italia che mi 
chiese una primizia [corsivo nel testo], gli dico che ho dato modo a te di mandargli un articolo per il 6 
novembre. […] Dimmi del Giornale d’Italia, se forse hai già un’intelligenza con esso o no»). 
8
con i principali quotidiani e riviste per la pubblicazione di stralci del nuovo romanzo9, 
chiede anche consiglio per la scelta dei brani da pubblicare, assicurandosi però che gli 
interlocutori mantengano uno scrupoloso riserbo sulla trama del romanzo: la consegna 
del silenzio è evidentemente giustificata dalla necessità di mantenere intatta la suspense 
narrativa, quale miglior  preparazione allo  scioglimento  finale della vicenda,  e ricorre 
spesso nelle parole e nelle lettere del periodo. Così, ad esempio, lo scrittore si rivolge allo 
stesso Filippo Crispolti: 
Caro amico,
La prego di farmi sapere appena possibile quali brani sceglierebbe per il Momento 
e per  l’Avvenire. E  anche la  prego fin d’ora di limitarsi, pubblicandoli, a un 
brevissimo cappello, senza dare assolutamente il sunto del romanzo. Così farò io 
pure col Corriere e col Giornale d’Italia. per questi due giornali io sceglierò quasi 
certo nel capitolo settimo [si tratta del capitolo intitolato Nel turbine del mondo].10
Il Santo è insomma al centro degli scrupoli fogazzariani, configurandosi tanto come un 
investimento economico ed editoriale quanto come impegno letterario e militante; già il 
6  luglio di quell’anno  1905,  scrivendo  a  Karl  Muth,  direttore della rivista  cattolica 
«Hochland» di Monaco di Baviera, per la traduzione in tedesco del romanzo, Fogazzaro si 
preoccupava di puntualizzare:
Il 4 corr. ho consegnato il manoscritto del Santo. Comincerò appena possibile a 
mandare le bozze. Le raccomando la massima segretezza; niente deve trapelare del 
romanzo prima della sua pubblicazione in Italia. […] Se qualche giornale italiano o 
straniero pubblicasse  qualche  cosa  circa la trama  del romanzo prima  della 
pubblicazione sarebbe un gran dispiacere per gli editori e per me.11
Attorno alla data fatidica si concentrano così una serie di attori ed azioni che mirano a 
presentare il  libro secondo  una  specifica  linea  di lettura: il  senatore clericale Filippo 
Crispolti, oltre a fornire pareri durante la fase di revisione delle bozze e a commentare 
9 Al sen. Crispolti Fogazzaro scrive il 5 ottobre: «Il Corriere de#a Sera tiene assolutamente a essere il primo e 
darà un brano il 30 ottobre per passare davanti al Secolo XX e alla Rassegna Nazionale che avranno brani il 1° 
novembre. Anzi la Rassegna avrà l’intero primo capitolo. Non potrebbero anche il Momento e l’Avvenire 
accettarli alla stregua di questi ultimi?» (Lettere scelte, p. 564). E aggiunge, in una lettera del giorno seguente: 
«Come le scrissi ieri il Corriere, al quale debbo particolari riguardi e non certo perché è liberale ma per 
prova avutane di molte benevolenze e per il recente articolo del Simoni, vuol prevenire tutti. Ciò mi fu 
detto a voce dal Simoni con molto calore di domanda» (ibidem).
10 Lettera di A. Fogazzaro a F. Crispolti, 16 ottobre 1905, ivi, p. 565.
11 Lettera di A. Fogazzaro a K. Muth, 6 luglio 1905, ivi, p. 554. Il corsivo è nel testo.
9
alcuni passi della riforma di Benedetto12, prepara un articolo per lo stesso «Avvenire» sulla 
figura di don Clemente, che ne Il Santo è il riferimento spirituale del protagonista. Il testo 
è domandato da Fogazzaro stesso, affinché «esca contemporaneamente al volume o quasi 
e metta soggezione ad altri giudici»13. L’attenzione per la diffusione del libro e lo scrupolo 
con cui si circonda di mistero la trama del destino di Benedetto sono allora testimonianze 
della consapevolezza dello scrittore dei potenti meccanismi della moderna mediazione 
editoriale e della  sua volontà di  mobilitare il senso  d’attesa  del pubblico  più  ampio 
possibile, attraverso  una vicenda attentamente studiata  per mantenere alto  l’interesse 
attorno all’uscita del romanzo14; tuttavia, emerge da questi e altri  indizi  un ulteriore 
aspetto del ‘caso’ letterario-editoriale che vide protagonista Il Santo.
Ai timori letterari  si  affiancano  sempre, risultando spesso  preponderanti, quelli  di 
carattere religioso  e  dottrinario.  Sempre all’interno  della  medesima  strategia 
promozionale, la cura dell’autore per quanto riguarda la ricezione dell’opera in campo 
cattolico ed ecclesiastico getta una luce tanto sull’intenzionalità che ha animato la stesura 
dell’opera quanto sugli sviluppi futuri della vicenda. Ne è limpido esempio, sempre nelle 
settimane che precedono l’edizione del romanzo, ciò che l’autore chiede a Gallarati Scotti 
per una recensione che quest’ultimo si appresta a stendere per il «Giornale d’Italia»:
Scrivi come vuoi. Solo t’indicherò questi miei due desideri: mettere in luce come 
Benedetto non si senta chiamato a propugnare riforme particolari determinate, ma 
invece una riforma in generale dello spirito dominante oggi nella chiesa; mettere in 
luce come le parole circa la futura unione dei suoi discepoli, sul letto di morte, sieno 
germi e non più. Germi di una organizzazione futura che i tempi e le circostanze 
potranno maturare…15
12 Al marchese Crispolti, inviando il primo capitolo del romanzo il 13 agosto, si confessa: «Vorrei tanto 
assistere, ma come un invisibile spirito, alla lettura ch’Ella farà, suppongo, alla Marchesa. fra parentesi, 
prego l’uno e l’altra, non solo di non raccontare, ma altresì di non esprimere giudizi» (ivi, p. 556).
13 Fogazzaro si esprime così in una  lettera  a Piero Giacosa del 5 settembre 1905,  alludendo appunto 
all’articolo di Crispolti (cfr. ivi, p. 559). Per la reazione all’articolo del senatore, cfr. la lettera a Crispolti del 5 
novembre: «Grazie di tutto ciò che ha fatto, che farà. Finissimo e in tutto degno di Lei il suo articolo su 
D.C. [don Clemente] e non ci ho da ridire» (ivi, p. 568).
14 Come efficacemente riassume Paolo Marangon, nel ricostruire le vicende letterario-editoriali de Il Santo: 
«Dai malintesi interpretativi sorti in occasione della pubblicazione a puntate di Piccolo mondo moderno sulla 
“Nuova Antologia”, avvenuta tra il 16 dicembre 1900 e il 16 marzo dell’anno successivo, il Fogazzaro aveva 
ricavato l’esigenza di un rapporto non solo diversificato, ma molto più accorto con la stampa, almeno nella 
fase di lancio del nuovo romanzo. Bisognava, in primo luogo, suscitare e alimentare un senso vivo di attesa, 
solleticando sapientemente la curiosità del pubblico e preparando - si direbbe - un terreno ben disposto alla 
nuova seminagione di idee. […] Il lancio del Santo fu quindi meticolosamente preparato e seguito come non 
era avvenuto per nessun altro precedente romanzo del Fogazzaro […] Lo strepitoso successo del nuovo 
romanzo, nonostante le sue ombre sul piano artistico, avrebbero inequivocabilmente confermato la validità 
della strategia» (P. MARANGON, Il modernismo di Antonio Fogazzaro, cit., pp. 197-199).
15 Lettera di A. Fogazzaro a T. Gallarati Scotti, 17 ottobre 1905, Lettere scelte, p. 565. 
10
Description:occultistica ovvero (per i ceti meno colti) la paraletteratura d'eguale segno in direzione dell'inconscio» (cfr. G. PETROCCHI, Antonio  compiere il dovere religioso dappertutto e sempre, a qualunque patto.431. In don Emanuele, la