Table Of ContentALDO MASULLO
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l ~ O -
GUIDA EDITORI NAPOLI
•
a Carlo, Lormz.o I Paolo Augusto
- io eh, « amo soltanto il pam dei miti figli,
quello ancor da scoprire»
INTRODUZIONE
La ragione infelice
Di, Vmmnft
muss aus dem Gliicke
heraustreten
HEGEL
1
L'osservazione del Croce, secondo cui « le idee o valori as
sunti a modello o misura della storia non sono idee o valori uni
versali, ma fatti particolari e storici essi stessi, malamente in
nalzati a universali », viene ricordata da chi, come il Garin, auto
revolmente teorizza la riconduzione della filosofia nell'ambito
pluralistico della storia, contro la vecchia pretesa di ridurre la
storia sotto l'unità della filosofia 1
•
:t:-Jggsi p11ò tuttavia ngn rilevl:lre che la pluralità della storia è
_pluralità appunte> di ~< ici_ee o yalori »,ossia di fatti, .~Pa.:~tkolari
_e ~t26_c:i».1.1!1::t_ _ non fatti_g_11aJ~i,::isi,bensì fatti che son dei vissuti,
~ar~tt~i~,.:~tL_d~qll_e,_ .c!i!:11.3: dill1ensione « i11-tc::nztqnale », aper~
ture all'universalità, t.l!.9-19.,fQ.c:! _§e, .ne, pµQ fare la __ storia, coglierne,
le relazioni. s~çggcig11x1i1,_ J?rQg),'a1I1_11,1atica oggettivit,q, _g de,terminar
la cui po~_!:3.:ta concorrono non ~<?!!.::lP:!c:>_i soggettivi interessi e
metodLci~!l'inyestigazione storiografica,_ ma pure, e a non 111in9r
titol~le res gestae _in vesti_gate, come p;-o_gettazioni_ sogg§ttivamen_te
~gnificative, __ rispett<?. .. 3: <:::µi j .. doçumenti _Jl.QQ SQ!l,Q fQilezi_9ni ~,gj
§egni ma incarnazio_gi_ __ cii sinib<:>E, ciascuno. doè _lln_ comple~s<J_
_« yoJer __ dire» da_interpretarn,
Il « sapere storico » è dialogo, problematicità inesauribile,
lavoro ermeneutico. « Il passato è, certo, un fatto e un oggetto,
ma come ogni altro da noi, come l'altro io che ci parla, il libro
che l'altro sèrive e che entra nel nostro dialogo come un io, come
opera d'un uomo, con la sua personalità staccata e pur legata
alla nostra, distante e prossima » 2
•
Il ~< sapere storico » comporta la pluralità: una pluralità di
1 GARIN, La filosofia come sapere storico, Bari 1959, p. 93.
2 Ib., p. 130.
10 ANTIMETAFISICA DEL FONDAMENTO
vive soggettività, di « possibilità », aprentisi in un comune oriz
zonte progettuale, una pluralità quindi di con-possibilità. « Il
·d-·i·r··e·· •·c-·h e. .i..l. ..f.a -tt.o.. ) ...i.l •d...o...c. u···m····e--·n···t··o···,·· ··l a. -!·l-i-e .-.-t -t--e-· ra-- -m-u. ta d, e..l. ~ lib-r~o,- -ri-v·i·v·o-n·o-
nello storico, ossia 11e.lJ'atto che i,:.~su.~~i!a_e.li ~-·parlare, non
significa se non che i segni, i suoun::~i ~ u-mani,le opere, parlano
rr1 -
~gli U()t11ini .. ne.Pa ,. misu!a · cui comun.e. .. i.itri:~_riità unisc~
l'umanità di ognJ te!1,lpo~ ossia nella_ misura)11_ cuil'uomo trova
nella ' t11_e_moria ' c:legJL uomini la traccia della lunga vicenda che
.l'ha fo.t!_c> __ qual è oggi » 3
•
Se il « sapere storico» è reso possibile dalla « comune uma
nità», ovvero dall'« umanità di sempre» 4, e questa certamente ·
non è una metafisica natura dell'uomo, ma « la lunga vicenda che
l'ha fatto qual è oggi», la storia daccapo non può essere un mero
succedersi di eventi, ma l'ordito di una «memoria», ciò senza
di cui una memoria non può esservi e che, a sua volta, non può
darsi senza una memoria, insomma un'organizzazione di significati,
un intreccio d'intenzionali aperture all'universale, una convivenza
di svariate ragioni.
Della pluralità di « idee o valori » può farsi allora storia non
tanto perché le idee o i valori siano « carne umana», come al
Garin piace dire, ma perché questa «carne» si è fatta «umana»
proprio aprendosi nella forma dell'universalità, cioè del comune
e del comunicativo, in forma appunto di « idee o valori », si è
fatta in breve «ragione», dialogo e problematicità (anche se
ragione ogni volta da capo tradita, allorché i simboli si sclero
tizzano, e le idee e i valori si riducono a protervi vessilli di
cieche particolarità, e la parola si fa serva della violenza).
Il nodo che stringe alla gola ogni idealistico storicismo è
invero già nelle pagine dello Spaventa, dove è tematizzato il
nesso tra l'idea dell'assoluta oggettività, in cui sempre culmina
lo sforzo filosofico, e la pluralità della storia, nel cui corso pur
quell'idea si costituisce. ~e.condo lo Spaventa,. il.Jallimento di
Kant nel tentativo di pervenire non al mero « conce.tto dell'In-
5ondizionale » .. ma allo. stesso «. oggeuo· "(oggettività) . come l'Ìn~-
-~_ondizionale » _e quindi all'« umanità_4~Jl'AssC>Ìuto » dipende dal:
1
l'aver preteso di saltare dal « sempliceJntellettoJteoretkoJ.~lJ.JL
3 Ib., p. 129.
4 In., L'età nuova, Napoli 1969, p. 32.
Introdutione - LA RAGIONE INFELICE 11
rngig_ne », e dal non avere sco12erto che .. .i,Lyero _oggetto della
coscienza è la.· c-0sc:ienzastessa...., e che dungue ~autocoscienza
rr·concei:to·~ m1s-
si dà deJ!~~1~~ziona1e»_ _ -ne1 m0;1Hsnto
•. cl~f~Q...
gi .. ~LJa cosdenz~,. SE2E~<':1:!9.?~I.S'?.tne _at1-t9çoscienza, si
'e 'quindi
·conosce C(?f!!~. <~_cos"i:'itutiice >>, come··::tp§tìértà ». Ora
·sua~·veriia~·-non
· l'unìversa1itacte1I'aut0cosèTenzà;··1a ·si scopre se
non nel suo rapporto con l'altra autocoscienza, dove appunto
l'autocoscienza, riconoscendo sé nell'altra, toglie la « differenza »
tra sé e l'altra, io l'una e io l'altra, togliendo appunto la « ma
teria » differenziatrice, e lasciando in evidenza la « forma », l'io,
senza con ciò togliere la « distinzione » e quindi la pluralità
degl'io effettuali, ciascuno nella propria storica individualità:
« la distinzione non è mai annullata, perché cosi sarebbe annul
lato il sapere, anzi si fa sempre piu viva. Si fa piu viva nel
senso che l'Io, come libero Io, è sempre piu energica e ro
busta individualità». La « distinzione che è identità» è dunque
quella soggettività, che oggi diciamo intersoggettività: « quella
celebre identità - indifferenza - che è la mente (la ragione:
non la ragione logica; ma la coscienza, il sapere, come ragione) ».
C'è allora da chiedersi: donde la « distinzione » degl'io se
non dalla « materia »? a cos'altro si riconduce allora la « distin
zione » se non da caE0 alla « differenza »?
1 1
Lo stesso Spaventa ammonisce: « Non si creda che il nudo
Io e il nudo altro Io si guardino e si comunichino senza il
corpo» 5
•
Oltre questo punto però il pensiero dello Spaventa, come
ogni idealismo cosdenzialistico, non può spingersi. Al di là
dell'ammissione che la « materia » « distingue », senza essere
tuttavia né reale « differenza >> da superare né condizione effet
tuale di tale superamento, quel pensiero non può andare perché
per esso la forma dell'io, nella sua universalità, è assolutamente
a priori: quindi non si pone neppure il problema dell'aprirsi
delle molteplici individualità corporee all'universalità della « ra
gione », ma solo quello della « distinzione » dell'unica forma
dell'io nella pluralità dei soggetti storici. Il coscienzialismo non
può che risolvere l'apriorità dell'universale nel formalismo tra
s~_<:!?~~-t~listic:o,. re_st!~_<:__~1_1somma indietro ~ 1-:!_~g~L_anzi -a Schiller,
5 Si confronti avanti: Capitolo primo, nota 207.
12 ANTIMETAFISICA DEL FONDAMENTO
il quale in una sua nota già aveva osservato che « in una
filosofia trascendentale, dove tutto mira a liberare la forma cfal
contenu!2~-~~!!ct~~r.EA ri~_çe~~ii'i~'.ii:~r,o A_~.9'.~i ·c ontingente,
ci si abitua molto facilmente a considerare il materiale solo come
~~a~r;t--resentàre-la sensibfHi:à;···· appunto··perché è di
______ ::;;;;.._,_Y2,t> ··-·~·•· ..... .. ·• . .. . .. ' .. . .. .. . .. --'.... . .. .. ....... ,,.. ______
osta,çol() __ !_g_~,91:!,i::s_ta, .. fll!lz.ione, come ip. necessaria c:ontrad9!z.;ç>ge_
con la r~gLone », e che « tale rappresentazione, anche se non sta
affatto nello spirito del sistema kantiano, potrebbe benissimo
stare nella lettera di esso » 6
•
In verità, due nudi io senza corpo non solo non comuniche
rebbero, ma non esisterebbero, né esisterebbe l'universale « for
ma » dell'io, che non esiste se non individualizzata: essa non
solo non esisterebbe «realmente», ma neppure «idealmente»,
poiché non è l'universalità di un io ideale che si deve indivi
dualizzare, ma l'individualità dei co!tpi reali che si deve aprire
all'universalità del comunicare, nella « non-indifferenza » e in
sieme nella « distinzione ».
2
Il problema. cri!_~~ E!~:!~1??i1:1:~e _8-.~E~gCJ,r()sa determ.}11llZi<>ne
del concetto di « storia » è di chiarire non tanto comtrae~ cuenna:· ·
·deli'Io:· ..s ià
presuppo;ta-wtlù pure soltanto formale e «
'Cl~~Ia~·;;:-:-aarra s;iiicariù
dentalrn~te. ··struttura .. déIFespenéiiia, ..
nella phrr:a,li!_~_de_&,!!_.~ff~tivi individui, bensì come gl'individui
_corpi e i loro J?a,t,tkolari l:>!sogni e .sensazioni _iJ:S.:§}-gg/lno a plu.;
ralità di i~ « ~istinti »,, .E~E nell' « identità » della forma.
E il prÒblema d'illuminare il senso profondo dell'espressione
di Marx, secondo cui « mangiare, bere e procreare sono anche
funzioni schiettamente umane ».
Si tratta insomma di mettere a nudo le condizioni della
po;~ilii!!t~~ della storia CO~~ .r a,g!~~i.::~·:··quindi 4effa:i!es_~~--~~:
gione storica.
Se la storia non fosse originariamente ragione, non potrebbe
darsi storiografia, lavoro ermeneutico. Non ha senso dialogare
6 SCHILLER, Briefe uber asthetische Erziehung des Menschen, lett.
XIII, nota prima (tr. it. in SCHILLER, Saggi estetici, a cura di C. Baseggio,
Torino 1959, p. 250).
Introduzione - LA RAGIONE INFELICE 13
con il non-dialogico. Solo la metafisica si azzarda a proiettare sul
non-dialogico l'ombra della dialogicità: ma il suo resta inevita
bilmente un monologo.
Quando il Croce da una parte proclama che anche « i fatti
della natura sono fatti storici» e, se « storia non si dà se non
dello spirito », la « sola concezione coerente della realtà è lo
spiritualismo assoluto», e dall'altra parte ammette che la storia
conosciuta è sempre e soltanto quella degli uomini, poiché
« l'uomo non ha altra esperienza che di se stesso, della sua
spiritualità», la storiografia, · la quale è comunicazione, rap
porto dialogico, rimane trascesa dalla storia dilatata a compren
dere in sé anche l'incomunicabilità del non-dialogico, ancor
societas dunque, ma societas rerum 7 !
Ora, se vi sono zone del mondo degli esistenti che non co
municano dialogicamente con noi, dire che esse tuttavia sono
storia è possibile solo a patto che si tolga al termine « storia »
ogni significato di « memoria », d'intrecciate aperture intenzio
nali all'universalità, insomma di ragione dialogica.
Viene cosi violato proprio quel principio hegeliano - l'iden
tità del razionale e del reale -, del cui mancato rispetto il
Croce talvolta rimprovera lo stesso Hegel, ritenendosene invece
egli stesso appieno osservante sol perché per lui con la storia,
non semplice mondo degli uomini ma realtà totale, coincide la ra
gione, a sua volta non puramente umana e dialogica ma, in
ultima analisi, divina e monocratica.
Se la proclamata unità del reale, coincidendo con la ragione
metafisicamente universale, trascende la ragione dialogica, allora
la pluralità è soppressa, come al Croce esemplarmente contesta
Meinecke il quale, secondo gli efficaci rilievi del Tessitore, po
lemizzando « contro ogni forma, esplicita o latente, di monismo
filosofico », nega che « lo storicismo possa soddisfarsi nel rico
noscersi ' principio logico ' di tal sorta che ragione e realtà
individuale coincidano perfettamente » ( dove quella che si ri
fiuta è la ragione metafisicamente universale, e la coincidenza di
« ragione e realtà » contro cui si polemizza equivale alla nega
zione dell'identità della storia umana con la ragione dialogica),
e concorda con Troeltsch nel ritenere che al centro della « gnoseo-
7 Si confronti avanti: Càpitolo secondo, §§ 3 e 5.
14 ANTIMETAFISICA DEL FONDAMENTO
logia della storia » è « il problema di come sia possibile cono
scere una coscienza altra dalla nostra » 8
•
Rifiutato il monismo e ripristinata la pluralità, bisogna però ,)
evitare che questa sia subita come uno « scandalo», alla maniera
.J'.
del primo Sartre, o per lo meno, alla maniera del secondo Sartre,
come una « complicazione ».
Per l'unità unica, assoluta solitudine, il dialogo non ha senso.
'
Ma per una pluralità di irrelate unità, cioè di altrettante asso
lute solitudini, il dialogo sarebbe impossibile.
Come possono dunque le unità di una pluralità essere in
relazione tra loro senza dissolversi nell'unica unità di una re
lazione in sé reale?
La ragione, in quanto dialogica e storica, non può sottrarsi
all'impegno di affrontare questo problema, cioè di dare, dialo
gicamente e storicamente, ragione di se stessa.
r 1
Se il pluralismo della storia comprende in sé l'effettualità di
questa o quella filosofì.a, lo stesso filosofare invece -_la.ricer<::ci_
di quella _ragione _della storia che, _n el _suo essere la ragione di
tutte le ragioni, è fondamento -, esplicitando tematicamente la
-::,.) storicità cféifa ... vita e cosi favorendo la dissoluzione dei simboli
sclerotizzati, sempre da capo condiziona la vitalità della storia,
alla propria unità richiamandone la dialogica e non atomistica
pluralità. Jg.-_ ... '11:1":~t() .. s~Q.?.c:>. ... -s,i_fJ:L.19. . gJ1:t:_ _ che_ ... l.!1 ....s ,toric:it~.-g.~lla,
storia è nata dalfo-stodcamt::rite-nato @osof~re e che nella storia,
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~Ort1s~Oii~fiti.~,;~~~~;~~¼:!~~1f
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i~ ~r.1t~~~c,~fatBf
v1 e ogg_1 __ Q!11-.. ~!9f!Clt~ __ _ç __ ~_Jn a tre ~9.S .e,: 1p.somm,l}.1. ...! 1,,,.St()J:J~
pt_ciPriamente cteti:i~sCilii~~ljii:~=mçmsntQ:=ckU~ ;·storia », del
·uman~-if qu~i~---è' nato
diver11re·d~Tmj;rì.JO __P.tiìna-Cfelia storia,
come-rag1onediaI?if~~ansèfra~~<.:riJ_scost~-a semedésirna;"'<~ari:
còra del tutto n°;;ì o s~aerra·oscurTir·notturna·» -secoìì.doTa
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par~l.!1. di -Russer1;. ... ~e0·""-'-·•-g~.u,,,.,i-n,,,,.d, ,r<_-, -• 1"'•1•••5~•i'·i''·i"_" . ,,,-,a,• .i.• iè••>§ • ra v. e,,,r·a' ,m-, 'e' r'•i 1":,"e' ·,-__-., s,;,,o_,,r, 1•·"C••'l't,a~.,7<,
« preistoria », ctirel:i5e Hegel poiclié __ «)a nam:1zione _della_ storia
1
aP Tamree. c~o~n-tem- tà!leameritè" a1Ie" azìoiu è a.w·evéiiti storfci »9•
L ~fi~iion~'~6gtFa:cì~rm~iif'ad'ITii~~~~~:~~'I~i~;g:sto- J
- - .. -- ---- -- ---- ·-- - ... ,. ..... _,__________ ,.. - :R ..... - --- .- --
_riografico e tradire se ~tessa, accetta11~cJl~ pluralità dial?gi~_a_come,
8 TESSITORE, F. Meinecke storico _delle idee, Firenze 1969, pp. 301
e 305.
·9 HEGEL, Lezioni sulla filosofia della storia, tr. it. di Calogero e Fatta,
Firenze 19675, voL I, p. 167.
Introduzione - LA RAGIONE INFELICE 15
un irriducibile dato, la ragionedialogka non può nonaffrontare
]onqqml:n{q)'. aerra-'iaglone tm;
Jt'i?roblegiadel ~ orfgfrì~rii·-di,'
pluralità dialogica e, alla fine, storica.
Certo, criticamente';-sCpuò « riconc:;scere solo una ragione
che non cerchi garanzie fuori di sé, che rifiuti l'equivoco cosi di
ogni misura data, come di ogni fondamento cercato ' al di là '
del libero uso della stessa ragione: ragione storica, insomma, o,
se si vuole, semplicemente ragione» 10
•
Il che però non significa. che .. una ___ ragione, la. quale. sia ve~
ramente tale, possaridursi al mero effettuale «uso» di sé ed
4iCE.orri ..
.~~!!I!~~t
s.E.E~..s.t~di<:;!i_taÌJÌi111:~jn''questione se stessa e
r~ll<=!«:!~si conto che la .~:i:1-~~!(!~sa « sto.Et<:it~ »)e impeclj~ce di sa~
.E.<:!~ __i f!1f!1<:.9!~!!1!1~!1t~--~·l:!~~!~1!1.a.~i~amente, .... la ... sua «.f!atllra .>>_,
il suo esser venuta nascendo con il mondo umano - con la
"in'òndaiìiiI""'cieTI\iomo e·· con'"l;iimMità-deC.mo~do-·- , ueCsuo
,,,,, .,,,_,,.,,,,,,, __ ,, ,,,,,.,,, '•"'" ,,,_,,.,,,.,.,,,,,,,.,., ,. .... ,. . ,,,,,. ,. .... ,...... q •·,'' '"
_essere alla_ r~dice deUa _storja, e,_di __ se ,, stessa __ come, ragione __ sto-
H
rica, onde_ soJ~. yuo viyere .s empre rinascendo rende a11,ç9ra
!:a_
.,possibile la storia. _ragione no_!l:.J?.1;19. non « gene_a}o.g_i;z;_zar~_.>>
inrofiio a se mectesima.
. Se "l'assoluto storle1smo rifiuta il problema del fondamento,
è perché quest'ultimo viene inteso come « necessità del positivo »
e perciò come un presupposto, un « cercato ' al di là ' », che
irrigidirebbe il dialogo « filosofico » in un monologo metafisico:
con l'unità data si renderebbe illusoria la pluralità, si dissol
verebbero i molteplici termini nell'unica, unidimensionale realtà
di una loro a-problematica relazione e cosi, non restando spazio
per il negativo, e ogni gesto giustificandosi nel riconoscimento
della sua necessità, si negherebbe il carattere problematico, cioè
dialogico, e in ultima analisi storico, della ragione. Il Croce
parla della storia agita secondo libertà e conosciuta secondo ne
cessità. Una cosa però è la necessità di fatto, la mera irriversibilità
del tempo vissuto, un'impossibilità empirica e non logica, e una
ben diversa cosa è la necessità di diritto. Il passato è « certo»,
non «necessario», secondo il chiarimento di Leibniz: « la cer
tezza oggettiva o la determinazione non fa punto la necessità
della verità determinàta » 11 Una « necessità », che fosse la
•
10 GARIN, La filosofia come sapere storico, cit., p. 32.
11 LEIBNIZ, Opera philosophica, ed. Erdrnann, rist. Vollbrecht, Aalen
1959, p. 515.