Table Of ContentBeppe Severgnini
ALTRI INTERISMI
Un nuovo viaggio nel favoloso labirinto neroazzurro
Rizzoli Proprietà letteraria riservata ® 2003 RCS Libri S.p.A,
Milano ISBN 88-17-10736-0
prima edizione: agosto 2003
L'autore
Beppe Severgnini scrive per il "Corriere della Sera", dove tiene la rubrica "Italians",
ed è stato corrispondente in Italia per "The Economist" dal 1996 al 2003.
I suoi libri, pubblicati da Rizzoli, sono best seller: Inglesi (1990), L'inglese. Lezioni
semiserie (1992), Italiani con valigia (1993), Un italiano in America (1995), Italiani
si diventa (1998), Manuale dell'imperfetto viaggiatore (2000), Manuale dell'uomo
domestico (2002). Sempre nel 2002, ha scritto la prima dichiarazione d'amore alla
squadra del cuore: Interismi.
Il piacere di essere neroazzurri (arrivata alla sedicesima edizione).
Le traduzioni di Inglesi e Un italiano in America sono entrate nella classifica dei libri
più venduti in Gran Breta-gna (Hodder&Stoughton 1991) e negli Stati Uniti
(Broadway Books/Doubleday 2002, col titolo Ciao, America)
www. corriere.it/severgnini
www.beppesevergnini.com
Ancora per Antonio, che non ha intenzione di mollare
-Non te la prendere: la fortuna è dietro l'angolo.
- Sì, ma ci sta da parecchio. Vorrei sapere quale angolo, e quando lo volterà.
(WILLIAM POWELL e PAT FLAHERTY, L'impareggiabile Godfrey)
Caro Massimo Moratti, l'anno scorso, dopo aver regalato lo scudetto alla Juventus,
ogni interista di buon senso - può sembrare incredibile, ma ce ne sono - ha pensato:
cosa può esserci di più doloroso? Ora lo sappiamo: consegnare un altro scudetto alla
Juve e la Champions League al Milan, dopo essere usciti in semifinale senza perdere.
Solo un regista sadico poteva inventare qualcosa del genere. Eppure, ci è toccato.
Cosa dice, Presidente: dobbiamo abbatterci? Io dico di no.
Ora comincia un'altra stagione: e non può sempre grandinare. Di una cosa, oltretutto,
possiamo star sicuri.
Non sarà una stagione noiosa, come non lo è stata quella appena conclusa. Questo,
infatti, dobbiamo ammetterlo.
L'Inter sa essere crudele, ma non fa mai mancare le emozioni (Vieri ce l'abbiamo solo
noi; per prevedere Recoba occorre un cartomante; e Cuper, prima d'essere un
allenatore, è un enigma avvolto in un mistero).
Non si preoccupi, caro Moratti: ormai l'abbiamo capito.
Scegliere l'Inter è come entrare in un labirinto. Un favoloso dedalo neroazzurro,
pieno di sorprese a ogni svolta. Al centro c'è l'obiettivo, il premio, la gioia che
attendiamo. Il problema è: come arrivarci?
Non m'illudo, con Altri interismi, di suggerire la risposta. Il tifoso con le soluzioni in
tasca è una delle figure più patetiche del calcio (non l'unica, per la verità). Anzi, le
confesso: non pensavo nemmeno di pubblicarlo, questo libro. Pensavo di aprire e
chiudere con Interismi, pubblicato nell'estate 2002 per consolarmi e provare a
consolare (sedici edizioni, che avrei scambiato volentieri col quattordicesimo
scudetto). Quelle cento pagine erano un modo per dimostrare che noi interisti siamo
speciali; e riusciamo a sorridere quando altri saprebbero solo deprimersi.
Sa perché ho deciso di proseguire nel racconto? Perché credo che la stagione appena
conclusa vada ricordata: se non altro, per non ripeterne gli errori. E penso che alcune
cose vadano dette, in vista della stagione che comincia. Anzi: alcune le voglio dire
subito, senza pretesa di diventare il portavoce dei tifosi - che hanno la loro voce, più
forte della mia.
Prima considerazione: l'Inter deve schierare giocatori forti che siano uomini
intelligenti. Non è più tempo di geni inaffidabili: anche perché Morfeo, con tutto il
rispetto, non è Maradona. L'impressione - non solo mia - è che occorrano ragazzi in
grado di tener su la squadra, in campo e fuori dal campo. Non sappiamo cosa farcene
di gente che si squaglia come un ghiacciolo alla prima difficoltà. Abbiamo visto
partite, quest'anno, in cui la squadra è sembrata franare psicologicamente (Juve-Inter,
Barcellona-Inter, Inter-Roma: ma ce ne sono altre). E` questo che ci spaventa.
Vincere si deve, dice lei. Perdere si può, diciamo noi. Ma c'è modo e modo.
Pensi ai giocatori più amati, Presidente, quelli cui nessuno vuole rinunciare. Il
capitano Zanetti, Toldo e Cordoba, Emre e Vieri, Cristiano Zanetti e Di Biagio, il cui
problema non è in testa ma nelle gambe (a fine stagione, rispetto a lui, Gattuso
sembrava Bambi; com'è possibile, Alfano?). Questi ce la mettono tutta, e si vede.
Quando sbagliano, li perdoniamo.
Ma poiché sanno che li perdoneremmo, sono tranquilli, e sbagliano poco.
Lo stesso vale per Hector Cuper. Alcune delle sue decisioni, francamente, non si
capiscono (nessuno mi leva dalla testa che, se contro il Milan avesse giocato Oba Oba
Martins invece di Ameba Ameba Recoba, saremmo andati a Manchester). Ma è un
bene che Fratello Ettore sia rimasto per il terzo anno. L'uomo ha carisma, carattere,
capelli interessanti e una dolente serietà. Diamogli gli esterni che chiede, e vediamo
cosa succede.
Aver creato questo gruppo è un successo, caro Moratti.
Non dia retta a quelli che la chiamano perdente (sono gli stessi che le
scodinzoleranno davanti, appena l'Inter rivince qualcosa). Ricordi invece che, ogni
anno, i perdenti sono dozzine: ma non tutti arrivano tra i primi quattro in Europa.
Ora vada avanti, senza sbandare. Perché se butta all'aria tutto, si ricomincia da capo.
L'Inter è una bambina fin troppo intelligente. Ha bisogno solo di regole e di serenità,
e le cose non sono incompatibili.
E` triste guardare giocatori che perdono il controllo e scalciano come puledri sull'orlo
di una crisi di nervi. E` intollerabile vedere campioni che, quando vengono sostituiti,
escono dal campo insultando l'allenatore. Crespo è un ragazzo simpatico e un ottimo
giocatore: se siamo andati avanti in Champions League è soprattutto merito suo. Ma
se Trezeguet avesse detto a Lippi quel che lui ha detto a Cuper di fronte a mezzo
mondo, si ritrovava in un autosalone a vendere le Stilo.
Io non so - come dicono molti - se lei debba essere più severo. Ci conosciamo poco, e
posso solo dire che, dietro quelle occhiaie da poeta simbolista, lei mi sembra una
persona perbene: che è più di quanto si possa dire di alcuni suoi colleghi. Per questo
noi interisti la stimiamo.
Abbiamo l'impressione che lei sia uno splendido papa, per l'Inter. Ma, come in molte
famiglie, una baby-sitter di polso forse le farebbe comodo.
Di tutto questo ragioneremo, nel libro. Per il resto, parleremo di calcio. Che era, e
resta, una cosa meravigliosa.
Questo è quanto, caro Moratti. Buona lettura. E comunque vada, grazie.
Beppe Severgnini
P. S. Mio figlio ha guardato insieme a me la finale di Champions League in TV, ma
non intende cambiare la maglia di Emre con quella di Pirlo. Vede, Presidente? I
bambini non mollano mai. Perché dovremmo farlo noi?
1
INTERregno
Un'estate neroazzurra
"II cuore è davvero un muscoletto molto elastico."
(WOODY ALLEN, Hannah e le sue sorelle)
Roba da matti. Devo augurarmi che Del Piero segni, che Buffon pari e Zambrotta
metta in mezzo cross decenti. Non ho scritto "posso", non ho scritto "voglio". Ho
scritto: devo. Questo interista convalescente, alla vigilia dei mondiali di Giappone e
Corea, deve dimenticare quel che è successo in campionato il 5 maggio 2002 [Lazio-
Inter, disputata il 5.5.2002. Risultato finale 4-2 (12' Vieri, 19 Poborsky, 24' Di
Biagio, 45' Poborsky, 55' Simeone, 73'S. Inzaghi).]. In sostanza: scordare il nero, e
concentrarsi sull'azzurro. E dura, per un neroazzurro.
Qualcuno dirà: ma è sempre stato così! I Mondiali sono il momento in cui le passioni
(e le antipatie) di club tacciono, e tutti sostengono la nazionale. Facile a dirsi:
quest'anno le passioni sono state roventi. Non siamo solo noi interisti, ad essere
rimasti ustionati. Penso ai laziali, i quali devono augurarsi che Montella e Totti
ripetano in Giappone quanto hanno combinato nel derby. Penso ai romanisti che
devono tifare Nesta. Penso ai milanisti che si preoccupano amorevolmente della
coscia di Bobo, e agli interisti che, per ricambiare, si interessano al ginocchio di
Pippo.
Vedete? Sono ritornato all'Inter. Perché siamo noi i più vulnerabili, in questo
momento. Dal fischio finale dell'Olimpico al fischio d'inizio a Sapporo saranno
passate 692 ore: poche, visto quel che è successo. Siamo in una fase post-traumatica
nella quale abbiamo bisogno soprattutto di buone parole. Riusciremo a tifare contro
Javi Zanetti?
Sapremo ignorare la ricomparsa di Trezeguet? Oppure il nostro masochismo
diventerà planetario, e ci augureremo che Del Piero si mangi due gol, come nella
finale con la Francia agli Europei del 2000?
Non accadrà. Almeno, non a me. So che riuscirò a passare dall'attuale fase catatonica
a un tiepido interesse, per arrivare al solito entusiasmo infantile. Ce l'ho fatta perfino
durante i mondiali d'Argentina (1978), dove l'Italia secondo me -ha giocato il suo
miglior calcio di sempre. Mi sono accorto con orrore di tifare per gli juventini.
Sbucavano dappertutto. La maglia azzurra era una copertura: sapevo che erano loro.
Non vedo perché non debba riuscirci questa volta, a tifare gli azzurri. Basteranno tre
amici su un divano, birra e patatine, bandiera a portata di mano, le solite domande
inopportune dall'altra stanza (quanto stanno? chi ha segnato? qual è l'Italia?).
Lentamente comincerò a pensare che quei ragazzi sognano e imprecano nella mia
lingua, che somigliano alla gente per strada, e le reputazioni delle nazioni si
costruiscono anche così, dando calci a un pallone su un prato dall'altra parte del
mondo.
Non ho dubbi, tiferò Italia. Ma la nazionale è un avventura. L'Inter, un matrimonio.
(Giugno 2002)
L'Inter è la mia squadra. Sì, sono uno di quelli: un malinconico, un testardo, un esteta,
un poeta, un pazzo scatenato che tiene a una squadra i cui attaccanti segnano
QUATTORDICI gol ai Mondiali (Ronaldo 8, Vieri 4, Recoba 1, Emre 1), ma riesce a
perdere lo scudetto contro una squadra i cui uomini segnano un gol (Del Piero), per di
più non strettamente necessario.
Non era facile, ammettetelo: però noi ci siamo riusciti.
Perché voglio parlarvi di Inter? Perché il 5 maggio siamo caduti rovinosamente (altro
che Napoleone: nessuno esce di scena come noi), eppure abbiamo fatto notizia per
tutta l'estate. Dei Mondiali, s'è detto. Ma potremmo aggiungere che gli azzurri, matti
masochisti e danneggiati, avevano qualcosa di neroazzurro, in Giapporea. E il
calciomercato, cos'è stato? Nesta e Cannavaro! Vengono all'Inter o non ci vengono?
Le notizie sportive del mese di luglio?
Ronaldo, Recoba e Vieri che si autoriducono lo stipendio; e quest'ultimo che critica
Trapattoni. La pettinatura più pazzesca? Ronaldo. La fidanzata in carriera?
Quella di Vieri, che esordirà in TV a "Controcampo" (forza Elisabetta, non farti
intimidire: ricorda che sei sarda).
Potrei andare avanti, ma ci siamo capiti.
L'interismo è dilagante. "We are thè news!", come dicono in Bocconi e nelle radio
private. Non so se vinceremo questo benedetto scudetto, ma di sicuro potremmo
schierare tre attacchi, e sarebbero tra i più forti della serie A. Tutti i titolari dell'Inter
sono titolari nelle rispettive nazionali (con l'eccezione di Toldo, che dovrebbe
esserlo). Di sicuro abbiamo il presidente filosoficamente più interessante del
campionato e l'allenatore più misterioso dei Due Mondi (solo Zeman sapeva produrre
silenzi altrettanto loquaci). Vedrete se, lasciato il calcio, il grande Hector non
diventerà un monaco, un immobiliarista o un attore di film polizieschi.
Non so come andrà questo nostro campionato, ma mi sento di escludere che sarà un
campionato normale: non ne ho ancora visto uno, da quando seguo l'Inter
(1963/1964: Coppa dei Campioni, scudetto scippato dal Bologna [II campionato
1963/1964 si concluse con Inter e Bologna prime a pari punti (54), dopo feroci
polemiche legate ai controlli antidoping, che prima portarono alla penalizzazione del
Bologna, poi al ribaltamento del verdetto. Fu necessario giocare lo spareggio che si
disputò il 7.6.1964 all'Olimpico di Roma. Vinse il Bologna per 2 a 0 (Facchetti [aut.],
Nielsen).]). Sono sicuro che faremo una serie di cose stupende, alcune cose
abominevoli, altre incomprensibili e daremo ampio motivo di discussione a fidanzate
juventine, amici milanisti e taxisti romanisti.
E` un problema? Certo che no. Il calcio è bello perché è una versione teletrasmessa
della commedia umana, con i commenti sui giornali il giorno prima e il giorno dopo.
Nessuno si annoierà tifando per (o contro) l'Inter. Non saremo il sale della terra, ma
siamo il pepe del campionato.
Chi saranno i nostri rivali? Vedo bene il Milan, per cui non ho mai nascosto la mia
simpatia milanese: i rossoneri, con Pantera Seedorf, possono puntare a un dignitoso
quarto posto. Il Chievo? Ha già dato, e poi quest'anno non potrà più fare i dispetti al
Verona Hellas.
La Lazio, non saprei. E` la squadra più stramba in circolazione: potrebbe ammutinarsi
nello spogliatoio oppure trasformare Mancini in una divinità, portando incenso e
mirra alla panchina (oro, no. La società lo requisirebbe per il bilancio). La Roma?
Con Cafu e Capello farà altre buone cose; ma qualcuno trovi l'antidoto al narcotico
che i coreani hanno dato a Totti. Il Parma? Mi butto: un'altra Coppa Italia con venti
gol di Addano e quattro autogol di Gresko (grazie, fratelli di pianura, di esservelo
pigliato). Il Perugia? Interessante. Gaucci potrebbe decidere di scendere in campo
come ala destra. E, se il pubblico non lo applaude, venderà la squadra ai trafficanti di
schiavi.
Resta la Juventus, che non è la squadra ma l'Avversario, con la A maiuscola (come
Ambizione, Alea e Aiutini). L'ho già messo per iscritto dentro Interismi, e lo ripeto:
sono contento che la Juve esista. Il suo oscuro fascino istituzionale mi attira. Vorrei
batterla, ma so che potrebbe non accadere. La Juventus è l'orco della fiabe, guai se
non ci fosse. Auguro a Luciano Moggi di passare una buona estate. E alleni il ghigno
di sbieco: lo adoro.
(Agosto 2002)
INTEROSOFIA
Sa perché ho letto Interismi? Perché tra poco si ricomincia, e bisogna prepararsi.
Perché dopo quello che hanno fatto Bobo, il Chino e il Fenomeno ai Mondiali mi
sento ancora più neroazzurra. Perché vivo in una casa di juventini e mio fratello ha
acquistato il libro di Del Piero e volevo fargli vedere che un libro l'abbiamo anche
noi. Perché la stessa mattina che l'ho acquistato ho rinnovato l'abbonamento a San Si-
ro. Perché ero sicura che dopo averlo letto non mi sarei sentita più così perdente.
Perché ero curiosa di sapere cosa aveva provato lei quel 5 maggio. Perché quando
tornerò sulla mia poltroncina allo stadio, i miei vicini l'avranno letto sicuramente, e io
non posso essere da meno.
Perché è uno di quei libri che il tempo per leggerlo lo trovi. Perché ora che l'ho letto
affronterò meglio il campionato, sapendo che c'è gente che ama questa squadra come
me.
Silvia Saltarelli, Senigallia (Ancona)
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INTERruzioni
Ronaldeide
"Forse è sbagliato persino ricordarsi delle promesse."
(MARILYN MONROE, Gli spostati)
Quando abbiamo visto il perizoma di capelli in testa, abbiamo capito. O meglio:
abbiamo sospettato. Il tifoso interista, come certi animali della savana, sente i guai
venire da lontano. Perfino dal Giappone. Abbiamo antenne allenate, e siamo abituati
a tutto. Fenomeni che diventano brocchi (parecchi). Brocchi che diventano fenomeni
(qualcuno). Un Fenomeno Fedifrago ci mancava. Ora è arrivato.
Sia chiaro: siamo delusi. Ma non siamo stupiti.
Innanzitutto, noi amiamo l'Inter che, come ogni squadra di calcio, è un'idea platonica:
chi smette di indossare quei colori viene rimosso, presto o tardi. Con Ronaldo - se
davvero se ne va, se non dovremo tenercelo - accadrà presto. Ronie infatti è un
cartone animato, e dei cartoni animati ha il fascino e i limiti. E` veloce, brillante,
divertente e imprevedibile; ma è moralmente poco impegnativo.
Se uno scherzo del genere ce lo combinasse capitan Zanetti, invaderemmo
l'Argentina (che si farebbe invadere: in assenza di investitori, benvenuti gli interisti).
Con Ronaldo è diverso. L'uomo - scusate: il ragazzo - ha stile in campo; ma appena
esce sembra portato all'autogol.
Ignorare completamente l'Inter durante i mondiali in Giappone e Corea è stata una
scortesia (come se l'avessero curato le chiacchiere del mondo, e non i medici della
squadra). Annunciare l'addio scrivendo sul sito internet che lui ama Zidane (un ex
juventino!) è più di un errore: è un affronto, come pulirsi la bocca con la cravatta del
vicino. Farsi precedere a Milano dal provocatorio procuratore (Alexandre Martins) è
come mandare in avanscoperta una simpatica iena, per restare ai cartoni animati.
Simba, il re leone, non l'avrebbe fatto.
Eppure, ripeto: in qualche modo, ce l'aspettavamo. E, diciamolo, un po' ce la siamo
voluta. Il tifoso interista è uno scettico per vocazione. Un amante cauto, perché sa che
quando apre le porte del cuore qualcuno le richiude di colpo, e lui ci lascia dentro le
dita. Con Ronaldo ci eravamo fatti intenerire. Ci avevano commosso le cadute, ci
avevano ispirato le resurrezioni. Le lacrime dell'Olimpico sembravano le nostre
(Ronie aveva un vantaggio: poteva farsi vedere dal figlio).
Il capriccio tentavamo di non vederlo. Il commento acido fingevamo di non sentirlo.
"Ronie e Vieri insieme! Faremo tre gol a tutti, solo nel primo tempo." Eravamo
entusiasti e ottimisti. E l'ottimismo è il meno interista dei sentimenti.
Queste pianificazioni bisogna lasciarle agli juventini. Loro sono i geometri del
proprio futuro, non sbagliano un calcolo. Noi siamo futuristi alle prese con la
geometria: produciamo sempre combinazioni interessanti, ma i capolavori sono
preterintenzionali.
L'Inter vincerà - perché vincerà - con un gol di un terzino a cinque minuti dalla fine
(magari Coco Bill), seguito da un autogol da infarto e da un capolavoro durante il
recupero da parte del giocatore più imprevedibile, il quale poi tenterà per anni di
rifare la stessa cosa, non ci riuscirà, ma noi gli vorremo bene comunque.
L'Inter non è una squadra. E` un happening. Da noi i tedeschi si librano leggeri come
brasiliani (Klinsmann, Valchiria Rummenigge). Era prevedibile che un brasiliano si
comportasse da tedesco, e cominciasse a fare i conticini. Vada pure al Real Madrid, il
Fenomeno. Altro che "ritrovare la felicità e le migliori condizioni per giocare a
calcio", caro Ronaldo. Altro che dire "O me o Cuper!". Tu - scusa la confidenza: ma
come si può del lei a Roger Rabbit? - ti sei semplicemente stancato di questo campo-
giochi, e vuoi fare mostrare i tuoi trucchi a nuovi compagni. Noi siamo i bambini che
restano indietro, e ti guardano andar via. Ci mancherai, ma non te lo diremo. In fondo
ne abbiamo passate tante, e abbiamo bellissimi colori sulle magliette.
Chissà che quelli non manchino un po' anche a te.
P. S. A proposito. Mio figlio vorrebbe restituire maglia n. 9, taglia small, firmata.
Prego il cartone animato di comunicare nuovo indirizzo. Seguirà spedizione (certo, a
nostre spese. Non si preoccupi, procuratore Martins).
(Agosto 2002)
Oggi, 1‘ settembre, è la festa della liberazione. Le telenovele sono anche divertenti:
ma sia benvenuta l'ultima puntata.
Ronaldo parte? Benissimo. Gli paghiamo noi il biglietto, purché vada. Voli in
Spagna, a dire ai madrilisti che li adora, che Madrid è la sua vera casa: fino alla
prossima buona offerta, naturalmente. Milano, in fondo, è una città di signori: una
cosa che lui, Roger-Ronie-Rabbit, forse non ha mai capito. E noi interisti siamo
inguaribili poeti, ma non siamo scemi. Se non ci ama, peggio per lui.
Bisogna riderci su, fratelli neroazzurri. Con le interviste e le dichiarazioni di Ronaldo
in questi anni, fossi Enrico Bertolino o Aldo Giovanni e Giacomo, metterei in piedi
uno spettacolo teatrale. Ho già un titolo: Le avventure del Coniglio Mannaro. Quanti
buoni sentimenti, quante mani sul cuore, quanti occhioni bovini - strano, per un
coniglietto - in quelle dichiarazioni. Il bello è che noi l'abbiamo bevuta.
Ben ci sta: così impariamo. Il calcio è la poesia di due colori e la fantasia di una città.
Il resto, non conta.
Non se la prenda, caro Moratti. Una cosa però vorremmo saperla, prima o poi: perché
Ronaldo si è comportato in quel modo? Lei, sicuramente, è più informato di noi. Le
possibilità non sono infinite. Vediamone alcune. a) IPOTESI DEL SUPERUOMO
Ronaldo ai Mondiali s'è montato la testa. Tornato in Brasile l'hanno convinto d'essere
un semidio, e un semidio brasiliano non può stare agli ordini di un argentino con la
faccia da sbirro a fine turno. Questa ipotesi sarebbe piaciuta, ovviamente, a Nietzsche
(no, Ronie: Nietzsche non è un ex-centrocampista del Borussia). b) IPOTESI DEL
BIMBO VIZIATO II piccolo da Lima, tondo e paffutello, s'è stufato del giocattolo
(Inter), del campetto-giochi (Milano) e del papa (Moratti). E` arrabbiato con la
maestra d'asilo (Cuper) e frigna perché vuole andar via.