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Ceramiche quali indicatori di traffici commerciali fra Abruzzo, Molise
e regioni limitrofe tra XV e XVII secolo
Diego Troiano – Van Verrocchio
Abstract: The subject of the article is pottery as evidence of trade relations between the Abruzzi and Molise regions in central Italy
and the other regions from the 15th to the beginning of the 17th century. The authors present an interim report on some of the
types of pottery found during archaeological excavations conducted in the Convent of Santa Maria delle Monache in Isernia and
from Termoli Castle in Molise; in particular, they note the discovery in Isernia of many fragments of “compendiario” style
maiolica from Castelli (second half of the 16th-beginning of the 17th century) and monochrome and painted slipware (imitating
maiolica) from Anversa degli Abruzzi (L’Aquila), dating from the end of the 15th century to the beginning of the 17th century, and
a few rare fragments of slip ware typologies from Anversa and the deep blue “turchina” maiolica from Castelli. In Isernia there
also appears to have existed a local production of incised slipware and Renaissance maiolica with a heraldic eagle (a reference to
Joan of Aragon) that can be dated 1476-1496. In some sites in Abruzzo a local production of incised slipware has been recorded
and two main groups have been identified, dating from the second half of the 15th to the 16th century. The authors propose a
preliminary distribution map for the incised slipware of Group II, dated to the 16th century, which includes the regions of Abruzzo,
Molise, and Campania. The authors also discuss further evidence for pottery produced in Abruzzo (Castelli and Anversa) but
found outside the area, in other Italian regions, and in Croatia (Zara and Split).
Key Words: Abruzzo, Molise, ceramica postmedievale, traffici ceramici.
Abruzzo, Molise, post-medieval ceramics, pottery trade.
1. Premessa di traffici commerciali fra l‘Abruzzo e le regio-
ni limitrofe tra XV e XVII secolo.
Gli studi in corso oramai da alcuni anni sulla L’interesse del contesto iserniese è parso, sin
ceramica postmedievale in Abruzzo (TROIANO- dall’inizio, duplice: da un lato per la presenza
VERROCCHIO c.s.), e nello specifico su alcuni di un abbondante quantità di ceramica abruz-
nuclei di materiali rinvenuti in seguito ad in- zese, databile fra XVI e inizi XVII secolo; dal-
terventi di archeologia urbana in Sulmona l’altro per la possibilità di individuare alcune
(AQ)1, unitamente alla possibilità avuta recen- produzioni locali di ceramica graffita che, come
temente di individuare notevoli contesti di vedremo, risultano circolanti anche in territo-
materiali provenienti dagli scavi nel convento rio abruzzese, nonché di maiolica rinascimen-
di S. Maria delle Monache di Isernia 2, e dal tale con un insospettata produzione di matto-
castello Svevo di Termoli 3, portano a presenta- nelle pavimentali. Si intende quindi rendere
re in questa sede alcune note preliminari riguar- nota, in attesa di più approfonditi studi sull’ar-
danti alcune classi ceramiche quali indicatori gomento, una prima panoramica relativa alle
evidenze al momento emergenti, in particolar
modo privilegiando l’area molisana per lo sta-
to esiguo degli studi sulla ceramica postmedie-
1 Studio in corso da parte di chi scrive in collabora-
zione con la Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo. vale, al fine di fornire elementi utili alla rico-
Ringraziamo in proposito la dott. Rosanna Tuteri che ha struzione di un primo quadro inerente i traffi-
diretto tutti gli interventi di scavo in area urbana (SS.
ci ceramici fra Abruzzo e Molise nell’arco cro-
Annunziata 1991-93; S. Gaetano 1994; vico delle mace-
rie 1996 ed altri contesti) e che ci ha gentilmente auto- nologico sopra indicato.
rizzati allo studio di tali materiali. I materiali da Isernia provengono da scavi con-
2 Si desidera in proposito ringraziare la Soprinten-
dotti dalla Soprintendenza Archeologica del
denza Archeologica e per i BAAAS del Molise ed in par-
ticolare la Soprintendente Arch. M. Dander e la dott. C. Molise in occasione del restauro del convento
Terzani che ci hanno gentilmente autorizzati alla visione di S. Maria delle Monache nel centro storico.
di tali materiali conservati presso i magazzini del Museo
Si tratta di due distinti contesti: il primo situa-
Archeologico nel Convento di S. Maria delle Monache
ad Isernia. Per alcune fonti sul convento vedi PIETRANTONIO to all’esterno del convento, fra lo stesso e la
1988, pp. 418-420; VITI 1980. cerchia muraria urbana; il secondo nel chio-
3 Materiali conservati nel deposito della Soprinten- stro interno. Il nucleo più consistente di mate-
denza Archeologica del Molise presso l’anfiteatro di
riali proviene dai diversi quadrati di scavo al-
Larino. Si ringrazia vivamente la dott. Di Niro per aver
permesso la visione di tali materiali. l’esterno, mentre più ridotto è quello prove-
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Archeologia Postmedievale
5, 2001, pp. 225-245
DIEGO TROIANO – VAN VERROCCHIO
niente dai saggi effettuati all’interno del chio- integro (dim. cm 9,5×19,5×2,3 circa) appare
stro. Data la natura dello scavo 4 ed il carattere leggermente deformato nella seconda cottura,
preliminare di questo contributo possiamo al con evidenti difetti sulla superficie decorata,
momento segnalare che trattasi nel primo caso quali grumi di argilla rossastra, dovuti al con-
di materiali provenienti da livelli di discarica, tatto con altro materiale avvenuto in fornace
esterni al convento, che obliterarono le preesi- durante la cottura e variazioni nello smalto che
stenze medievali. La ceramica documentata in si presenta opaco e leggermente ruvido. La de-
tali livelli proviene quindi, quali scarti d’uso, corazione è costituita da un’aquila araldica, di-
dell’adiacente convento, nonché, data la pre- sposta frontalmente ad ali spiegate coronata e
senza di molti scarti di produzione ceramica volta a destra e inserita in un paesaggio in cui
(ingobbiata e graffita, mattonelle da pavimen- si intravedono elementi vegetali nei colori gial-
tazione maiolicate, ceramica invetriata) dai butti lo, blu e verde. Lo specifico riferimento araldi-
relativi ad una fornace per ceramica la cui ubi- co potrebbe a nostro avviso essere messo in re-
cazione doveva collocarsi probabilmente nelle lazione al dominio feudale di Giovanna d’Ara-
immediate vicinanze dell’area indagata. L’area gona di Sicilia, regina e moglie di Ferrante I
fu comunque definitivamente sistemata vero- d’Aragona, esercitato sulla città di Isernia nel
similmente entro i primi decenni del XVII se- ventennio 1476-1496 5. Difatti gli Aragonesi,
colo e rimase così come appariva anteriormen- e nello specifico il ramo d’Aragona-Sicilia
te allo scavo in quanto la presenza di materiali usavano quale emblema la sola aquila esatta-
successivi a questa data, nei livelli più superfi- mente come appare nell’iconografia della
ciali, è rarissima e pertanto da considerarsi di mattonella in esame e come testimoniato da
natura casuale. I materiali da Termoli proven- altre note ceramiche riferibili a fabbriche na-
gono da diversi saggi stratigrafici effettuati fra poletane della seconda metà del ’400 (DONA-
il 1993 e il 1994 dalla stessa Soprintendenza TONE 1994, tav. 160). La datazione della mat-
molisana all’interno del castello Svevo che han- tonella dovrebbe pertanto essere ben inqua-
no restituito principalmente fasi medievali e drabile al ventennio sopra indicato. L’impor-
rinascimentali, cui si aggiungono alcuni depo- tanza del rinvenimento per i suoi specifici le-
siti ottocenteschi. gami alla casa d’Aragona conduce in maniera
D.T., V.V. diretta alla capitale Napoli e lega in maniera
specifica gli artefici di Isernia al clima cultu-
rale innovativo della produzione in maiolica
2. I materiali
rinascimentale napoletana. L’individuazione
di questa produzione molisana costituisce in-
Produzioni molisane e loro diffusione extra-
dubbiamente solo un primo contributo che
regionale
necessiterà di ulteriori approfondimenti, che
apre insospettati campi di ricerca sia nell’am-
2.1 Maiolica rinascimentale
bito delle produzioni regionali sia in rapporto
Fra gli scarti di produzione rinvenuti presso S. ai legami culturali con Napoli, non potendo in
Maria delle Monache, di notevole interesse quest’ultimo caso escludersi la presenza ad
appaiono tre mattonelle esagonali da pavimen- Isernia di maestranze provenienti dalla capita-
tazione. Si tratta di due frammenti con decora- le.
zione non individuabile ed un esemplare quasi D.T., V.V.
integro dipinto. I due frammenti si presentano
come sicuri scarti in quanto appaiono con uno
strato di smalto non cotto e tracce di colore non
fissate con la seconda cottura, in parte consunti
5 Giovanna d’Aragona, figlia di Giovanni II d’Arago-
e ancora polverosi al tatto. L’esemplare quasi na fratello e successore di Alfonso I nel Regno d’Arago-
na e in quello di Sicilia, sposa nel 1476 il cugino re Fer-
rante I (figlio di Alfonso); in tale occasione Isernia fu
infeudata alla stessa Giovanna. Successivamente la città
passò nel 1496 alla figlia Giovanna II che la tenne fino al
4 Lo scavo è stato effettuato per tagli successivi all’in- 1518. Appare quindi evidente che lo specifico riferimen-
terno dei singoli quadrati e sarà necessario l’esame com- to allo stemma degli Aragonesi di Sicilia è ben riconduci-
pleto di tutto il materiale rinvenuto per l’individuazione bile alla sola Giovanna I e dunque circoscrivibile al ven-
di stratigrafie coerenti. tennio 1476-1496.
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Ceramiche quali indicatori di traffici commerciali fra Abruzzo, Molise e regioni limitrofe
2.2 Ingobbiata e graffita Il complesso dei repertori decorativi rimanda
in maniera significativa a tipologie già note in
Uno dei dati più significativi emergenti dall’ana- area campana a loro volta rientranti nel più
lisi preliminare dei materiali da S. Maria delle ampio contesto delle produzioni graffite diffu-
Monache consiste nella possibilità di individua- se in Italia meridionale nell’ambito del quale
re produzioni locali di ingobbiata e graffita te- svariati dovettero essere i centri di produzione
stimoniate da numerosi scarti di prima cottura fra XV e XVI secolo, anche se si nota una certa
rinvenuti in quasi tutti i settori di scavo. Il ma- omogeneità che forse riflette tendenze e gusti
teriale in questione si presenta abbondante e comuni dell’epoca 6. Per tali motivi, anche nel
vario nelle sue caratteristiche e sarà pertanto caso in cui i confronti decorativi sembrano
necessario attendere lo studio approfondito per molto calzanti, ma in assenza di dati analitici sulle
definirne le caratteristiche peculiari e fornire argille, una certa cautela si impone nell’attribu-
dati più precisi su tipologie, cronologie e rap- zione del centro di produzione. La possibilità di
porti quantitativi. In questa sede si ritiene utile ubicare con certezza uno di tali centri presso
fornire alcune note preliminari su almeno due Isernia, apre comunque ora nuovi spiragli sul-
gruppi che appaiono ben identificabili. la comprensione dei contatti culturali e com-
merciali fra il Molise e le regioni limitrofe.
2.2.1 PRODUZIONE DI ISERNIA (gruppo 1) A proposito dei contatti con l’Abruzzo, alla luce
Si caratterizza principalmente per la presenza dei dati di Isernia si possono ora attribuire alla
di repertori di natura geometrico-floreale graf- produzione molisana diversi frammenti rinve-
nuti nello scavo presso la SS. Annunziata a Sul-
fiti a punta fine distribuiti nelle forme aperte
mona (Fig. 1). Si tratta di scodelle emisferiche
su tese, cavetti e fondi mentre presenti, ma rari,
con il motivo della caratteristica foglia biparti-
risultano i motivi a figure umane, zoomorfi o
ta sulla tesa larga (nn. 1-3), sulla tesa legger-
d’ispirazione fantastica. Si segnala in partico-
lare la presenza del motivo vegetale con carat- mente ricurva con orlo rilevato (n. 5: cfr. DE
teristica foglia bipartita disposta ad esempio in CRESCENZO 1992, tav. 17, n. 222) o sul fondo
con piede ad anello disposte a quadrilatero (n.
sequenza sulla tesa di scodelle emisferiche. Sono
4) che trovano precisi riscontri con gli scarti di
anche presenti sequenze di elementi ad S, na-
stri spezzati, trecce, graticci spesso quali riem- Isernia e con i materiali salernitani (DE
CRESCENZO 1992, tav. 13, n. 3; tav. 17, nn. 21,
pitivi, tralci vegetali con fogliami stilizzati. Nel
225), oppure con campiture a forma di foglio-
repertorio morfologico sono presenti le scodelle
line quali elementi secondari: sulla tesa di una
e gli scodelloni troncoconici, per lo più a tesa
scodella, con graticcio (n. 6), o infine a delimi-
breve, ma una caratteristica peculiare è data
tare un elemento quadrilatero sul fondo di una
dalla presenza di forme chiuse con una decora-
scodella con sequenza di pesci stilizzati nel ca-
zione a fusi sulle pareti. La produzione è carat-
vetto (n. 7). Un altro frammento di scodellina
terizzata da argille di colore camoscio, ben de-
presenta decoro piuttosto corsivo ed informa-
purate, sulle quali è disteso l’ingobbio bianca-
le sulla tesa breve (n. 8). In un unico caso si
stro, in taluni casi grigio in quanto bruciato in
segnala l’anomala presenza della produzione
cottura. Numerosissimi gli scarti di prima cot-
monocroma, con vetrina trasparente e sempli-
tura provenienti da quasi tutti i quadrati di sca-
vo all’esterno del convento (q.aa1, a1, b1 etc.)
che, come detto, lasciano supporre l’esistenza
di una manifattura ubicata nei pressi del con- 6 Precisi riscontri si possono ad esempio citare in Cam-
vento. I prodotti finiti permettono di segnala- pania con i materiali da Napoli (D’ONOFRIO-D’AGOSTINO
1987, fig. 55, C328, 331-333), Cerreto Sannita (DI CO-
re l’uso dei colori per lo più in bicromia verde- SMO 1986, fig. 10), Torella dei Lombardi ed area irpina
giallo, o con un colore ocra tendente arancio (Rocca S. Felice, Montella: ROTILI 1997, figg. 50, 60, nn.
che caratterizza questa produzione. Le vetrine 15-20) e con alcune tipologie da Salerno (DE CRESCENZO
1992, p. 24; tav. 13, n. 3, tav. 17, nn. 21, 126, 222, 225;
sono trasparenti o di tonalità gialline che non tav. 18, n. 27) e da Capaccio (DE CRESCENZO 1992, p.
rivestono la superficie esterna delle forme aper- 21). In questi casi, forse ad eccezione di Salerno, appare
oggi molto probabile l’ipotesi di una produzione iserniese.
te. Si segnala anche l’esistenza di una parallela
Punti di contatto sono comunque individuabili anche nella
produzione monocroma, testimoniata in que- complessa realtà pugliese con tipologie con precedenti
sto caso solo da prodotti finiti, con vetrina tra- medievali, quali in cosiddetto “tipo Castrignano”
sparente e decorazioni geometriche. (PATITUCCI UGGERI 1986) ed altre più tarde produzioni
del Salento (MATTEO 1997, pp. 20-24; tavv. 6-7).
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DIEGO TROIANO – VAN VERROCCHIO
Fig. 1 – Sulmona, scavi 1991-93 della SS. Annunziata. Ceramica ingobbiata e graffita di produzione iserniese (gruppo
1) proveniente da contesti databili al XV secolo (dis. V. Verrocchio).
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Ceramiche quali indicatori di traffici commerciali fra Abruzzo, Molise e regioni limitrofe
ce decoro geometrico sulla tesa di una scodella XVI secolo. Appare quindi evidente come i rap-
emisferica (n. 9), tipologia del tutto estranea porti Isernia-Sulmona, testimoniati dalle cera-
alle produzioni regionali abruzzesi sinora note7. miche che le fonti archeologiche permettono
Per quanto riguarda la cronologia di tale pro- ora di individuare, non risultino affatto casua-
duzione i dati a disposizione suggeriscono un li, se visti alla luce del ruolo svolto dalla domi-
arco ben inquadrabile nella seconda metà del nazione di Giovanna d’Aragona che accomunò
XV secolo. In primo luogo nei contesti di le due città nell’ambito di una precisa politica
Isernia si può segnalare l’associazione con un di controllo del territorio e di sviluppo com-
frammento di maiolica a lustro spagnola ben merciale e produttivo (COLAPIETRA 1989, p. 15).
databile appunto in quest’arco cronologico 8.
In secondo luogo elemento decisivo per la da- 2.2.2 PRODUZIONE “TIPO ISERNIA” (gruppo 2)
tazione appare l’associazione dallo scavo di que- Il secondo gruppo si caratterizza per repertori
sta graffita con le mattonelle da pavimentazio- molto differenti da quelli del primo. Per quan-
ne recanti lo stemma d’Aragona-Sicilia, ricon- to riguarda gli ornati si caratterizzano princi-
ducibile, come visto, alla feudalità di Giovan- palmente nell’esecuzione per l’uso di uno stru-
na d’Aragona su Isernia (1476-1496) e verosi- mento probabilmente simile ad una piccola for-
milmente prodotte dalla stessa bottega 9. Le stra- chetta a due, o raramente a tre denti, che inci-
tigrafie della SS. Annunziata di Sulmona con- de segni piuttosto larghi e fra loro paralleli. Con
fermano tale datazione, anche in questo caso tale strumento vengono realizzati cerchi con-
grazie all’associazione con la produzione a lu- centrici sulla tesa delle scodelle e nel fondo,
stro valenzana (vd. nota 7), mentre altri conte- che inquadrano la decorazione principale, per
sti sulmonesi sembrano indicare una totale as- lo più costituita da sequenze di trattini alterna-
senza di produzioni graffite – sia abruzzesi che ti in verticale ed orizzontale sulle tese, archet-
importate – nel secolo successivo, soppiantate ti, elementi triangolari o floreali a più petali.
dalle diffusissime produzioni ingobbiate anver- L’uso dei colori in questo caso rispetto alla pro-
sane che dominano incontrastate il mercato duzione precedente, è ampliato con l’introdu-
locale (vd. infra) 10. Questo dato confermereb- zione dell’azzurro, piuttosto diluito, usato in-
be indirettamente una datazione di questa pro- sieme al verde e al giallo, spesso in tricromia,
duzione iserniese che non oltrepassa i primi del distesi a larghe fasce concentriche nelle forme
aperte che risultano del tutto autonome rispet-
to al tratto graffito. Si segnala una certa omo-
7 Contesti di provenienza: nn. 1 (inv. 91240), 2, 4 e 5 geneità morfologica con la presenza di scodel-
(inv. 91234) dalla us 2=102 (residui); n. 3 dalla us 181 le e scodelloni emisferici a tesa breve, spesso
riferibile al periodo IV e databile alla seconda metà del
con angolo rilevato all’interno in corrisponden-
XV secolo, in associazione ad un frammento di maiolica
a lustro riferibile alla produzione valenzana matura con za dello stacco del cavetto e a volte con orlo
motivo decorativo cosiddetto a las notas musicales; nn. modulato ad imitazione di manufatti metallici.
6-7: dalla us 102, residui (n. 7, inv. 91233); n. 8: dalla us
Anche in questo caso sono documentate forme
149 riferibile al periodo IV e databile alla prima metà
del XV secolo (forse trattasi di un‘intrusione: inv. 91241); chiuse con decorazioni a fusi all’esterno che lega-
n. 9: dalla us 181 (inv. 91316). no questa tipologia al gruppo 1. Le argille sono
8 Si tratta di un frammento di scodella della nota ti- dure e compatte, ben depurate, di colore rosa
pologia con palmette stilizzate (palmas abiertas).
intenso o per lo più rossastro; le vetrine sono tra-
9 L’ipotesi più che verosimile di una provenienza da
sparenti, distese sulla superficie interna delle for-
una medesima manifattura si evince dall’associazione stra-
tigrafica di scarti di graffita e di mattonelle pavimentali, me aperte e all’esterno si spingono a volte sino
nonché di biscotti di ceramica comune da fuoco. Si trat- a comprendere tutta o parte della parete.
ta quindi di una manifattura caratterizzata evidentemen-
A differenza del gruppo 1 l’incertezza sulla ef-
te da produzione ceramica piuttosto diversificata.
fettiva presenza di scarti di produzione dai con-
10 Ad esempio nessun frammento di graffita è presen-
te fra i materiali dagli scavi 1996 in vico delle macerie testi di S. Maria delle Monache (un solo fram-
databili fra la seconda metà del XVI ed i primi del XVII mento, scarto di seconda cottura è stato sinora
secolo (us 205 e 207) né fra i meno numerosi materiali
individuato) non permette un’attribuzione ine-
da un contesto di pieno Seicento dalla circonvallazione
ovest. A proposito della produzione anversana i dati at- quivocabile della produzione ad Isernia. Tutta-
tualmente a disposizione non permettono di ipotizzare via proprio l’abbondanza delle attestazioni, la
una locale produzione di ceramica graffita che risulta
presenza della sicura produzione locale del
praticamente assente in tutti i contesti di scarichi d’uso
domestico e di fornaci sinora individuati. gruppo 1 negli anni immediatamente preceden-
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DIEGO TROIANO – VAN VERROCCHIO
ti, e non ultima la collocazione centrale di proveniente dagli scavi del Castello Svevo di
Isernia all’interno del quadro di distribuzione Termoli (Figg. 2-3). In quest’ultimo caso si trat-
che attualmente è proponibile per questa tipo- ta di frammenti riferibili per lo più a scodelle a
logia di manufatti (vedi infra; Fig. 7) rendono tesa breve con la tipica decorazione a sequenze
più che verosimile una produzione locale, in di trattini fra cerchi concentrici sulla tesa (Fig.
attesa di più approfonditi studi a partire dagli 2, nn. 1-4), o con elementi triangolari o sequen-
stessi contesti iserniesi. Si propone quindi di ze di trattini a delimitare archetti nei cavetti
individuare tale gruppo di manufatti con il ter- (nn. 6-7) ed aventi come motivi centrali ele-
mine di graffita “tipo Isernia” da inquadrarsi in menti floreali stilizzati, foglie accartocciate (Fig.
quel più ampio gruppo di graffite postmedievali 3, n. 1) e più comunemente fiori a più petali
diffuse in Italia centro-meridionale che gli studi (nn. 2-4) e motivi a girandola (Fig. 2, n. 5) 15.
vanno man mano evidenziando 11. I confronti Meno comuni altre tipologie decorative, fra le
puntualissimi fra i materiali molisani ed altri quali sono degne di nota lo stemma pseudo-
provenienti da Abruzzo e Campania, ci permet- araldico in azzurro al cui interno vi sono stelle
tono di tracciare un primo quadro distributivo stilizzate (Fig. 3, n. 5) e le forme chiuse, nelle
di tale produzione (Fig. 7). In Campania si pos- quali ricompaiono le tipiche fasce verticali al-
sono segnalare le attestazioni presso Napoli 12 e ternate in giallo-verde separate da linea graffi-
nell’area del Sannio Alifano 13. Altri rinvenimen- ta (n. 6) 16. L’uso dei colori è costantemente ri-
ti molisani forniscono delle prime indicazioni volto alla tricromia verde-giallo-azzurro, que-
sulle attestazioni regionali e sulle tipologie più st’ultimo a volte molto diluito con tipiche to-
diffuse. Si possono difatti segnalare alcuni fram- nalità grigiastre.
menti sporadici provenienti da Trivento (Fig. Recenti ricerche in Abruzzo permettono di in-
6, nn. 4-5) 14 e soprattutto un cospicuo nucleo dividuare, alla luce delle nuove acquisizioni, la
presenza di graffite “tipo Isernia” in diversi
centri regionali, con particolare attestazione
nella provincia di Chieti. Frammenti riferibili
11 Restano tutte da indagare le relazioni con altre pro-
duzioni graffite postmedievali dell’Italia meridionale che a tale produzione si possono difatti segnalare
sembrano trovare diversi punti di contatto, sia sul piano da Castel Frentano 17 (Fig. 4), Celenza sul
decorativo che su quello morfologico, con la tipologia
Trigno18 (Fig. 5), Ortona 19 (Fig. 6, n. 1), Schia-
qui presa in esame. Ad esempio si vedano le produzioni
dell’area salentina ed il cd. “tipo Manduria” per il quale vi d’Abruzzo 20 (Fig. 6, nn. 2-3) e Lanciano 21. In
viene confermata la cronologia postmedievale con attar-
damenti anche significativi. In questa produzione, carat-
terizzata da una maggiore esuberanza decorativa, si nota
la riproposizione di elementi decorativi già documentati 15 Puntuali confronti con i materiali da largo S. Aniello
nel nostro gruppo 1, quali ad esempio la caratteristica a Napoli: D’ONOFRIO, D’AGOSTINO 1987, fig. 55, C317.
foglia bipartita disposta in sequenza su tese e cavetti, ma
16 Confronti puntuali con i materiali napoletani:
anche altri elementi decorativi attestati nel gruppo 2, non
illustrati in questa sede (DELL’AQUILA A. e C. 1986, in D’ONOFRIO, D’AGOSTINO 1987, fig. 56, C337.
part. figg. 3-4; DELL’AQUILA A. e C. 1989, pp. 211-212; 17 Dallo scavo 1994 in piazza Caporali (us 2) proven-
tav. XX, nn. 94-95; CAROFIGLIO, CIMINALE, DELL’AQUILA gono almeno tre frammenti di scodelle o scodelloni rife-
1994, p. 228, figg. 5-6). Per altri materiali salentini: ribili a tale tipologia: per il contesto in questione, data-
MATTEO 1997, pp. 20-24; tavv. 6, 7, 16, a-b-c. bile complessivamente fra la seconda metà del ’500 e tutto
12 ARBACE, in D’ONOFRIO, D’AGOSTINO 1987, pp. 110- il ’700, si rimanda a TROIANO-VERROCCHIO c.s.
11; p. 195; fig. 55, C317, 326, 327; tav. I, C319, 321, 18 Materiali provenienti dalle discariche d’uso dell’abi-
322. L. Arbace nell’indicare genericamente l’area meri- tato (TROIANO, VERROCCHIO c.s., Appendice 2, Celenza sul
dionale quale area di provenienza, e la datazione alla Trigno). È interessante sottolineare come, fra i 24 fram-
prima metà del XVI secolo, sottolineava la difficoltà di menti di ceramica graffita recuperati, ben 22 apparten-
attribuzione a manifatture napoletane delle graffite pro- gono a tale tipologia.
venienti da largo S. Aniello. Nel gruppo in esame veni- 19 Dagli scarichi d’uso dell’abitato sul versante Est
vano inseriti sia i frammenti sopra citati, attribuibili ora (TROIANO, VERROCCHIO c.s., Appendice 2, Ortona, 1).
al nostro “tipo Isernia” (gruppo 2), sia altri frammenti 20 Dalle discariche dell’abitato sul versante Sud-Est
che ora pare più appropriato riferire al nostro gruppo 1. (TROIANO, VERROCCHIO c.s., Appendice 2, Schiavi d’Abruz-
13 DI COSMO 1986, p. 13, fig. 12; DI COSMO 1992, in cui zo).
si ipotizzava una produzione campana senza tuttavia poter 21 Un frammento di scodella, molto probabilmente
individuare il centro o i diversi centri di produzione. residua, proviene dallo scavo presso piazza Plebiscito
14 Si tratta di due frammenti rinvenuti nelle discari- (STAFFA, PANNUZI 1999, fig. 23). Un altro frammento pro-
che dell’abitato: un frammento di fondo di piatto o sco- viene da un recupero presso il palazzo vescovile in un
della in verde e ferraccia (n. 4) con decorazione ad ar- contesto databile entro la prima metà del ’600, ma con
chetti, ed uno di forma chiusa (n. 5) con le tipiche fasce qualche residuo cinquecentesco (TROIANO, VERROCCHIO
verticali in verde e giallo separate da linea graffita. c.s., Appendice 2, Lanciano, palazzo vescovile).
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Ceramiche quali indicatori di traffici commerciali fra Abruzzo, Molise e regioni limitrofe
Fig. 2 – Termoli, scavi 1994 del Castello Svevo. Frammenti di scodelle in ceramica ingobbiata e graffita riferibili al
“Tipo Isernia” (gruppo 2).
Fig. 3 – Termoli, scavi 1994 del Castello Svevo. Frammenti di scodelle (nn. 1-5) e forma chiusa (n. 6) in ceramica
ingobbiata e graffita riferibili al “Tipo Isernia” (gruppo 2).
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DIEGO TROIANO – VAN VERROCCHIO
Fig. 4 – Castel Frentano, scavi 1994 in piazza Caporali. Frammenti di scodelloni in ceramica ingobbiata e graffita
“Tipo Isernia” (gruppo 2).
Fig. 5 – Celenza sul Trigno. Frammenti di ceramica ingobbiata e graffita “Tipo Isernia” (gruppo 2) dagli scarichi d‘uso
dell‘abitato.
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Ceramiche quali indicatori di traffici commerciali fra Abruzzo, Molise e regioni limitrofe
Fig. 6 – Ceramica ingobbiata e graffita “Tipo Isernia” (gruppo 2). Frammenti provenienti dagli scarichi d’uso degli
abitati di Ortona (n. 1), Schiavi d’Abruzzo (nn. 2-3) e Trivento (nn. 4-5).
particolare i frammenti da Celenza (Fig. 5) sono l’area emiliano-romagnola (graffita monocro-
riconducibili a scodelle a tesa breve o brevissi- ma, maculate, maiolica) 22. Anche la decorazio-
ma, con orlo modulato ad imitazione di manu- ne con stemma pseudo-araldico ben si colloca,
fatti metallici (nn. 1-2), con le caratteristiche analogamente ad altre realtà regionali, in que-
sequenze di trattini fra gruppi di cerchi con- sto ambito cronologico. Per quanto riguarda i
centrici sulla tesa o nel cavetto (nn. 3, 7-10), materiali abruzzesi, in un solo caso la datazio-
oppure con linee ondulate (nn. 1, 5) o ancora ne è quanto meno riferibile alla seconda metà
con soli cerchi concentrici (nn. 2, 4, 6). I cam- del XVI secolo (Castel Frentano), mentre gli
pi centrali dovevano anche in questo caso esse- altri casi, trattandosi per lo più di frammenti
re costituiti da fiori a più petali o stelle stilizza- da ricognizioni di superficie, o di residui, non
te (nn. 8-9, 12) con uso della bicromia verde- sono purtroppo utili ai fini di una più precisa
giallo ocra o con l’azzurro molto diluito con datazione della tipologia in esame.
tonalità grigiastre. Sono documentati anche due Alcune ultime considerazioni riguardano la dif-
frammenti di forme chiuse (nn. 13-14). fusione al momento rilevabile della graffita
A proposito della cronologia di questa produ- “tipo Isernia”. Dal primo quadro ricostruibile
zione il contesto napoletano di largo S. Aniello (Fig. 7) si evidenziano le possibili diverse vie di
fornisce un’indicazione relativa ai primi decenni commercializzazione seguite a partire dal pro-
del ’500 ma, in attesa di dati più precisi, sem- babile centro di produzione. Verso Nord, se-
bra verosimile poter estendere l’arco cronolo- guendo per un tratto la “via degli Abruzzi” e
gico a tutto il XVI secolo. Utili elementi ai fini poi lungo la direttrice della Val di Sangro, il
della precisazione cronologica provengono an-
zitutto dai contesti di Isernia, nei quali è deci-
22 In un contesto in apparenza piuttosto omogeneo
siva l’associazione con la maiolica in compen-
(saggio VIII, us 320) segnalo la presenza, quali elementi
diario castellano e con l’ingobbiata dipinta an- datanti, di frammenti di graffita a punta monocroma in
versana (seconda metà XVI-inizi XVII secolo) giallo ferraccia, di ingobbiata maculata in blu e maiolica
rinascimentale con il noto decoro “a geometrizzazioni”
(vd. infra) e dai contesti del Castello Svevo di
in tutti i casi riferibili a produzioni romagnole che si spin-
Termoli, in associazione con importazioni dal- gono nella seconda metà del XVI secolo.
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DIEGO TROIANO – VAN VERROCCHIO
Fig. 7 – Ceramica ingobbiata e graffita “Tipo Isernia”, gruppo 2 (XVI secolo). Primo quadro delle attestazioni fra
Abruzzo, Molise e Campania. 1) Ortona; 2) Lanciano; 3) Castel Frentano; 4) Celenza sul Trigno; 5) Schiavi d’Abruzzo;
6) Isernia; 7) Trivento; 8) Termoli; 9) S. Salvatore Telesino; 10) Pietraroja; 11) Cerreto Sannita; 12) S. Angelo d’Alife;
13) Napoli (dis.V. Verrocchio).
punto di riferimento obbligato va individuato re un altro importante sbocco sulla costa come
in Lanciano, la cui importanza, come sede di quello di Termoli, anche in questo caso con
fiere, è ancora rilevante nel XVI secolo 23, e che probabili funzioni di ridistribuzione, forse an-
dovette fungere probabilmente da centro di ri- che via mare. Verso Sud si individua un area
distribuzione nel territorio circostante. Le pre- piuttosto significativa nella fascia pedemonta-
senze sui versanti abruzzese e molisano della na del Matese, lungo la direttrice della Val Vol-
valle del Trigno lasciano chiaramente individua- turno e, mediante la “via degli Abruzzi” verso
il maggior polo di attrazione rappresentato dal
mercato napoletano. Le attestazioni vanno
quindi inquadrate nei diversi circuiti commer-
23 Sull’argomento oggetto di ampia bibliografia vedi
ad esempio BULGARELLI LUKACS 1995; ID. 1998. ciali che interessavano la ceramica, così come
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Description:tazione maiolicate, ceramica invetriata) dai butti relativi ad una fornace gravitanti su altre aree produttive quali Penne ed. Atri. Tramite il porto di