Table Of ContentSE QUESTO È AMORE
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Capitolo 1 
 
Torino, 24 marzo 2006 
 
Quel pomeriggio Stella era di turno in reparto.  
Ci sarebbe rimasta fino a tarda sera, quando sarebbe stata l’unica 
del piano. Aveva cominciato a lavorare al mattino presto e sentiva 
un fastidioso cerchio alla testa. Non si era fermata nemmeno un 
attimo, non era riuscita a mangiare nulla e lo stomaco glielo stava 
facendo pesare, brontolando rumorosamente. Stava cercando di 
sistemare  gli  esami  dei  pazienti  nelle  cartelle  cliniche,  quando 
l’altoparlante  annunciò:  «La  dottoressa  Caminiti  è  desiderata  al 
telefono». 
Sbuffò tra sé e per l’ennesima volta in quella giornata percorse il 
lungo corridoio grigio in direzione dell’infermeria. Sollevò la cornetta 
senza  sapere  cosa  aspettarsi.  L’odore  acre  del  disinfettante 
intensificava il dolore che sentiva alla testa.  
«Pronto, chi parla?» 
«Buongiorno, dottoressa Caminiti.» 
«Oh… Sofia.»  
Sofia era la giovane brasiliana che da qualche anno a quella parte 
faceva da tata ai suoi figli. Quando suo marito se ne era andato di 
casa si era trasferita a vivere con loro, diventando una sorta di alter 
ego di Stella. 
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«La devo disturbare per una questione urgente…»  
La voce della ragazza tremava leggermente. Sembrava piuttosto 
agitata.  
La sua ansia si trasmise a Stella come una scossa elettrica. 
«Che succede? I bambini… è tutto a posto?» domandò.  
Il cuore aveva iniziato a battere all’impazzata. Il dolore alle tempie 
stava diventando intollerabile. 
«I bambini stanno bene, è che… sono arrivati degli uomini della 
guardia di finanza e vorrebbero parlarle.»  
Stella sbiancò. Cosa c’entrava la guardia di finanza con lei? Aveva 
sempre  pagato  regolarmente  tutti  i  contributi,  compresi  quelli  di 
Sofia.  
Che si trattasse di qualche guaio in cui l’aveva lasciata il suo ex 
marito? Sofia le passò uno degli agenti. 
«Buongiorno» disse, sforzandosi di  tenere a  bada l’ansia. «Che 
succede?» 
«Buongiorno,  dottoressa.  Sono  il  maresciallo  Rolle…  devo 
chiederle di tornare subito a casa»  
L’uomo  che  le  rispose  aveva  una  voce  roca.  Stranamente 
autoritaria. 
«Ma… non posso!» rispose. «Sono di guardia fino a stasera. Posso 
sapere che succede?»  
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Aveva iniziato a torcersi nervosamente una ciocca di capelli tra le 
dita. 
«Purtroppo per telefono non possiamo fornirle alcuna informazione. 
Dobbiamo  perquisire  la  sua  abitazione.  Se  non  può  venire  lei, 
deleghi  il  suo  legale…  Ma  faccia  in  fretta,  perché  dobbiamo 
procedere.  Le  possiamo  concedere  mezz’ora  di  tempo  per 
organizzarsi, poi cominceremo la perquisizione, con o senza di lei.»  
Il suo tono di voce non concedeva alcuna possibilità di replica. 
Stella si resse con fatica alla scrivania. Si sentiva mancare. 
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Capitolo 2 
 
Torino, 10 luglio 1989 
 
«Ciao Stella, sono Sara! Ci sei stasera a cena? Ho invitato anche 
Giovanni… mi sembra di aver notato una certa simpatia fra voi 
due.» 
Sara  era  l’insegnante  di  danza  di  Stella,  un’affascinante 
cinquantenne  che  dimostrava  assai  meno  della  sua  età  per  via 
della costante attività fisica. 
Aveva formato un gruppo di teatro e danza di cui Stella faceva 
parte insieme alla sorella minore, Cristina, e ad altre studentesse 
universitarie. Anche se studiava medicina, la danza restava la sua 
vera passione, molto più che una semplice attività fisica. 
«Ci sarò. Va bene per le venti? Porto il gelato!» 
 
Per tutto il pomeriggio Stella non aveva fatto altro che pensare alla 
serata.  
Si era  preparata con cura scegliendo un  abitino  da sera rosso, 
piuttosto scollato sul davanti, che metteva in risalto il suo bel seno. 
L’aveva usato la notte di Capodanno e aveva riscosso un grande 
successo. Si era truccata e pettinata con una cura quasi maniacale, 
restando  per  ore  chiusa  in  bagno,  cosa  che  aveva  mandato  in 
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bestia  sua  sorella,  che  attendeva  il  proprio  turno  bussando 
nervosamente alla porta.  
«Ne hai ancora per molto?»  
«Ho quasi finito!» rispondeva Stella, serafica.  
Probabilmente,  pensava,  mentre  si  preparava  al  ballo  con  il 
Principe, Cenerentola si era sentita proprio come lei, persa nei suoi 
sogni. 
 
Come sempre da Sara c’era un sacco di gente.  
C’era  Leone,  l’assessore,  accompagnato  dall’onnipresente 
segretario alla ricerca di qualche nuova fanciulla da accalappiare; 
c’era Marco, l’amico di Giovanni, indolente impiegato di banca e 
scrittore a tempo perso; c’erano poi tutte le ragazze del gruppo, 
compresa Lara, la compagna di Sara. L’ appartamento di Sara si 
trovava nel cuore della città. Piuttosto piccolo, possedeva però un 
salone  accogliente  al  cui  centro  era  stata  allestita  una  tavolata 
piena di ogni ben di Dio, da cui ci si serviva a buffet.  
La serata si preannunciava piacevole, proprio come Stella si era 
immaginata.  Era  una  graziosa  biondina  dagli  occhi  verdi  e  la 
corporatura esile, ma muscolosa. All’epoca aveva un fidanzato, o 
meglio, come lo definiva lei, un accompagnatore. Lorenzo. Eppure 
Giovanni  la  intrigava  come  mai  nessuno  prima.  Quella  sera  si 
accorse con un certo sgomento di pendere letteralmente dalle sue 
labbra.  
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«Faccio  il  giornalista  freelance.  Mi  occupo  prevalentemente  di 
politica  estera»  stava  raccontando  alle  ragazze  del  gruppo  di 
danza. 
«Per  quali  testate  giornalistiche?»  chiese  Stella,  superando  la 
timidezza.  
«Beh, diverse. Vendo i miei pezzi a chi li paga meglio.» 
«Sicuramente viaggerai moltissimo per lavoro» si inserì Mara, una 
graziosa brunetta. 
«Eh, sì! Sono stato in molti Paesi dell’Est europeo, in Polonia al 
tempo  di  Lech  Walesa,  poi  in  Unione  Sovietica,  in  Jugoslavia. 
Qualche  volta  ho  persino  rischiato  di  essere  arrestato…  Sono 
luoghi pericolosi per un giornalista che vuole raccontare la verità.» 
Intorno a Giovanni si era creato un cordone di persone interessate 
ai suoi racconti. Stella non aveva mai conosciuto un uomo così 
brillante. Lo ascoltava rapita, senza perdersi una sola parola. La 
sua  attenzione  cresceva  febbrilmente  mentre  Giovanni  elencava 
una serie di personaggi famosi che aveva conosciuto e intervistato. 
Non sognava nemmeno di poter catturare l’interesse di un uomo 
come lui. Del resto la sua vita era così scontata. Figlia primogenita, 
rimasta  orfana  di  padre  in  tenera  età,  aveva  trascorso 
l’adolescenza  in  un  paesino  di  provincia;  si  stava  laureando  in 
Medicina – con ottimi risultati, è vero, ma per il resto... Restò in 
silenzio per il resto della serata. 
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Sapeva di potersi reputare una ragazza carina, quello sì, ma anche 
ben  poco  interessante.  Giovanni  invece  aveva  il  fuoco  vivo 
addosso. Brioso, irriverente, spumeggiante: sembrava una bottiglia 
di champagne appena aperta. 
«A tempo perso scrivo romanzi Harmony sotto pseudonimo…» 
«Non  ci  posso  credere!»  esclamò  Cristina.  «Non  me  ne  perdo 
uno!»  
«Sì, è una ragazza molto romantica» ironizzò Stella, con palese 
disgusto. Secondo lei quel genere di romanzi era quanto di più 
adatto  ci  fosse  per  ragazzine  sdolcinate  e  senza  un  briciolo  di 
cervello, il cui unico scopo nella vita era accaparrarsi un marito. 
Subito dopo però si sarebbe morsa la lingua. Che cretina! Invece di 
lodarlo, tra le righe aveva fatto capire a Giovanni che disprezzava 
quel che faceva.  
Si sarebbe presa a schiaffi da sola. 
«Scrivere quel genere di libri rende molto bene» ribatté lui, senza 
scomporsi più di tanto. 
Non  solo  era  bello  come  un  Dio  Greco,  ma  probabilmente 
guadagnava anche bene. Non gli mancava assolutamente nulla per 
essere  considerato  il  classico  “buon  partito”,  il  sogno  di  ogni 
ragazza, rifletteva Stella, convincendosi sempre più che Giovanni 
non si sarebbe  mai interessato a  una come  lei.  Come avrebbe 
potuto catturare la sua attenzione? Non le veniva in mente niente. 
E  poi  lui  continuava  a  pavoneggiarsi  con  le  altre  ragazze  del 
gruppo, versando loro da bere e facendo vagamente il cascamorto, 
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senza mai degnarla di uno sguardo. Si sentiva parte del mobilio. 
Una  parte  del  tutto  trascurabile,  per  giunta.  Insolitamente  triste, 
decise di ritornarsene a casa anzitempo. Proprio al momento dei 
saluti,  però,  Giovanni  le  andò  incontro.  Stava  infilandosi  il 
soprabito, quando si voltò e all’improvviso se lo trovò davanti. 
«Posso accompagnarti io?» 
 
 
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Capitolo 3 
 
Torino, gennaio 1990 
 
Per  circa  sei  mesi,  Giovanni  e  Stella  avevano  giocato  agli 
innamoratini di Peynet. Si sentivano telefonicamente più volte al 
giorno e il sabato di solito lui la invitava a cena in qualche locale 
romantico del centro storico cittadino.  
Ogni volta che si vedevano riusciva a catturare l’attenzione di Stella 
con le sue storie di viaggi, luoghi e personaggi conosciuti; il tempo 
con  lui  passava  veloce:  era  brillante  e  ferrato  su  qualsiasi 
argomento, mai banale, di una cultura fuori dal comune. Parlavano 
tanto, di ogni cosa, e il mondo intorno a loro cessava di esistere. 
Una sera Giovanni le fece una rivelazione che la lasciò sgomenta. 
«Sai, Stella, quando ero molto giovane sono stato sposato.  Ero 
molto  innamorato  di  mia  moglie.  Era  bella,  intelligente,  la  mia 
donna ideale… Le ho donato tutto me stesso, ma dopo due anni lei 
mi ha lasciato. È scappata all’estero senza darmi spiegazioni!» Gli 
si erano inumiditi gli occhi. «Da allora non l’ho più vista, né sentita. 
Ancora oggi non so perché l’abbia fatto. Per anni ho vissuto nella 
disperazione, ma ora ho incontrato te, un Angelo che è entrato a far 
parte  della  mia  vita…  E  non  lo  lascerò  scappare.  Sei  troppo 
importante!» 
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Description:Tentennò ancora un po', poi con un sospiro alzò la cornetta e compose il  per conferirle l'affido esclusivo dei figli, allontanando Giovanni dalle.