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Pianeta
difficile
Arnoldo Mondadori Editore
URANIA
a cura di Carlo Fruttero e Franco Lucentini
DIRETTORE RESPONSABILE: Alberto Tedeschi
REDAZIONE: Andreina Negretti
ARNOLDO MONDADORI EDITORE S.p.A.
PRESIDENTE: Giorgio Mondadori
VICE-PRESIDENTE: Mario Formanton
DIRETTORE GENERALE PERIODICI: Adolfo Senn
VICE DIRETTORI GENERALI PERIODICI: Gianfranco Cantini e Nando Sampietro
AMMINISTRATORE EDITORIALE DI «URANIA»: Erman Chonchol
URANIA
periodico quattordicinale – N. 598 – 6 agosto 1972 – 11179 URA
Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Milano
n. 3688 del 5 marzo 1955
Sped. abb. post. TR edit. Aut. 31770/2 – 8.4.58 – PT Verona
URANIA, August 6, 1972 Number 598
URANIA is published every other week by Arnoldo Mondadori Editore,
via Bianca di Savoia 20, Milan, Italy
Second-class postage paid at New York, N. Y.
Subscription $ 12,5 a year in USA and Canada.
Pianeta difficile
Titolo originale: Man of earth
Prima edizione giugno 1962
Copertina di Karel Thole
© 1972 Arnoldo Mondadori Editore
Printed in Italy - Officine Grafiche Mondadori, Verona
Varietà a pagina 97
PIANETA DIFFICILE
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Dicembre 2197, New York City. marciapiedi sopraelevati sul som-
Per la seconda volta Allen Sibley messo ronzio del traffico. Adesso
svoltò l’angolo del grande edificio incontrava facciate cadenti e mar-
grigio. Camminava a testa bassa, e ciapiedi sconnessi, sporchi e, a trat-
di tanto in tanto alzava gli occhi per ti, nemmeno asfaltati. Proseguì
scrutare i passanti e capire se qual- macchinalmente, una strada dopo
cuno l’aveva visto percorrere quella l’altra, sentendosi sempre più a
stessa strada dieci minuti prima. Ma disagio nel suo abito troppo elegan-
se per caso incontrava lo sguardo di te e vistoso per quel quartiere.
un passante, riabbassava subito la Di tanto in tanto sollevava una
testa. Il passante lo fissava allora mano a toccare l’orlo del biglietto
con curiosità, per un attimo, e pro- da visita infilato nel taschino del
seguiva poi tranquillamente per la soprabito; ma non giunse mai a
sua strada. toglierlo dalla tasca. Sapeva a me-
Erano circa le quattro del pome- moria l’indirizzo scritto sul carton-
riggio, e sopra i massicci edifici del cino. Lo toccava semplicemente per
centro il cielo aveva il colore del assicurarsi di averlo ancora e per
piombo. Sibley aveva camminato continuare il suo lungo esame di
per circa un’ora, allontanandosi coscienza.
sempre più dal suo ufficio, percor- Camminava e si osservava spie-
rendo strade sempre più strette, tatamente, con assoluta spregiudi-
lasciandosi alle spalle i viali della catezza: uno spettacolo pietoso. Un
città alta e le eleganti volute dei uomo di mezza età, ma sotto certi
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aspetti ancora infantile, debole e Toccò ancora una volta il carton-
irresoluto, che non era mai stato cino che aveva in tasca. Le dita gli
niente in tutta la vita. Sapeva di tremavano. Forzò le gambe a conti-
essere incerto, introverso, incapace nuare il cammino. Un braccio gli
di prendere una decisione. Un tipo dondolava rigido lungo il fianco, al
che faceva solo sorridere. Un tipo ritmo dei passi. Lasciò ricadere
da compiangere. Si conosceva mol- anche l’altro e continuò a cammina-
to bene. Sapeva che chiunque re.
avrebbe potuto giudicarlo alla pri- Quanti anni erano passati? Cin-
ma occhiata. Era un debole e un que? Sei?
incompetente, sempre pieno di ti-
mori, e assolutamente privo di quel- Sei, pensò. La sala del Fieldsto-
le doti che distinguono i veri uomi- ne Club era tranquilla e silenziosa.
ni dagli esseri inferiori come lui. Un cameriere si muoveva senza
Sapeva di avere una sola qualità rumore sui tappeti Bokhara portan-
positiva: una mente che non cessa- do un vassoio. Di tanto in tanto
va mai di pensare. E che aveva con- entrava qualche socio del club, altri
tinuamente di questi pensieri. si alzavano per uscire. Alcuni si
Girò l’angolo della casa e si ri- avviavano verso la sala da pranzo
trovò di fronte all’ingresso dell’edi- non appena un cameriere li avverti-
ficio. Si fermò e sollevò una mano va che il pranzo era pronto. Altri
per toccare ancora una volta il car- ancora uscivano dalla sala da pran-
toncino. Poi, guardandosi attorno zo per tornare ai loro impegni. E
con circospezione, per osservare se tutti si muovevano in silenzio. Nel-
qualcuno avesse notato i suoi ten- la sala dal soffitto alto, illuminata
tennamenti, lasciò ricadere la mano dai raggi del sole che filtravano
e riprese a camminare fino all’an- attraverso le tende delle finestre,
golo, per cominciare un nuovo giro tutto quell’andirivieni aveva un suo
dell’isolato. ritmo complesso, che Sibley co-
Sapeva di dover entrare. Era glieva con la coda dell’occhio, da
venuto lì proprio per questo, ma dietro il giornale. Teneva il foglio
ogni volta che si era trovato di fron- rigido davanti alla faccia, poi, a
te all’ingresso, dove spiccavano le poco a poco si rilassò, cullato dai
targhe delle varie ditte, gli era sem- movimenti calmi della gente e dal
pre mancato il coraggio. E conti- sapore degli eccellenti cibi appena
nuava a girare attorno all’edificio, gustati. Non aveva voglia di parla-
senza decidersi né a entrare né ad re, e non aveva intenzione di sor-
andarsene né a tornare nel suo uffi- birsi le chiacchiere di nessuno. Nel-
cio per mettersi dietro la scrivania la mezz’ora che gli restava, voleva
ad aspettare che entrasse qualcuno. solo riposare, distendersi, scacciare
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la tensione accumulata in ufficio non riuscì a capirlo. Prese dal por-
durante il mattino, e prepararsi al tafoglio un biglietto da visita.
lavoro del pomeriggio. Ma mentre — Scusatemi se vi disturbo, si-
allentava la stretta sui fogli del gnor Sibley — disse, con una voce
giornale, mentre abbassava le brac- che parve svanire nell’aria non ap-
cia per tenerlo in maniera più natu- pena raggiunte le sue orecchie. —
rale, pensò con amarezza che nes- Rappresento la Doncaster Industrial
suno dei soci del circolo aveva mai Linens, e ci è stato fatto il vostro
cercato di penetrare la sua barriera. nome. — Porse il biglietto da visita,
Si chiese cosa pensassero di lui, e e Sibley lo prese quasi macchinal-
concluse che il loro giudizio dove- mente dato che quello era un gesto
va essere tale che bastava la fragile in perfetta armonia con il ritmo
barriera del giornale a spegnere della sala. Solo quando ebbe il car-
ogni toro desiderio di mostrarsi toncino fra le dita Sibley si rese
cortesi. conto di averlo preso. Lo guardò a
La sua bocca prese una piega disagio, senza sapere cosa dire.
amara. Ma subito la faccia di Sibley Avrebbe dovuto restituire il bi-
si ricompose nella studiata masche- glietto con fermezza, dicendo:
ra dell’uomo preoccupato. Voltò la “Mio caro signore, questo è un club
pagina cercando di farlo con len- privato. Non voglio discutere di
tezza, e continuò a scorrere le righe affari, qui. Inoltre non ho nessuna
senza badare alle parole del giorna- esperienza nel campo delle lavan-
le, dal momento che quella era la derie industriali. Buon giorno!” Ma
pagina finanziaria, e le notizie fi- non lo disse.
nanziarie lui le sapeva sempre con Mormorò invece: — Non capi-
due ore di anticipo. sco.
— Signor Sibley? — Certo, signor Sibley — disse
Fu preso alla sprovvista, e si l’uomo — è naturale. Non capite
mosse a disagio sulla poltrona. Il perché mai la nostra Ditta abbia
soprabito gli impediva i movimenti voluto disturbare la vostra intimità.
sciolti. — Ecco — rispose Sibley —
— Sì? questo è un circolo privato. Gli altri
Gli sconosciuti che gli rivolge- soci potrebbero...
vano la parola all’improvviso lo — Capisco, signor Sibley. Vi
mettevano sempre a disagio. chiedo solo un minuto.
L’uomo che sedeva nella poltro- — No, no, non volevo... — Ma
na accanto alla sua aveva la faccia non finì la frase. Aveva notato
rotonda, i capelli lisci, e lineamenti un’espressione ironica negli occhi
comunissimi. Mormorò un nome dello sconosciuto. Guardò ancora il
anonimo come la faccia, e Sibley biglietto da visita, stupito di essersi
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lasciato intrappolare così in fretta. troppo. Avremo derubato il nostro
— Sarà meglio che vi spieghi il mondo, il solo in questo sistema
tipo di affari trattati dalla nostra solare su cui l’uomo possa vivere
Ditta — disse l’uomo, sempre con ogni comodità. E questo mondo
guardandolo fisso. si vendicherà, condannandoci alla
Sibley annuì. miseria e alla barbarie. Lo sappia-
— Viviamo in una società che si mo. Ma è così bello restare seduti
è rivoltata contro se stessa — ripre- in questa sala. Così comodo! L’uo-
se l’uomo. — Le conquiste tecno- mo ama le comodità, signor Sibley.
logiche del ventesimo e del ventu- Le comodità e il lusso. Una volta
nesimo secolo sono arrivate a un che le abbia raggiunte, non è facile
punto fermo dopo aver raggiunto il convincerlo a rinunciare. Anche se
loro culmine logico: lo stabilirsi sa perfettamente che un giorno do-
cioè della condizione in cui l’uomo vrà perdere tutto. Anche se sa che
produce più di quanto può consu- più lusso gode oggi, più presto ver-
mare. — Lo sconosciuto fece un rà il giorno della resa dei conti.
ampio gesto indicando l’arreda- “Così, signor Sibley, noi abbia-
mento della sala dove si trovavano. mo barricato le nostre paure dietro
— Nel nostro tempo — disse con un complesso codice sociale, e lot-
leggera enfasi — viviamo immersi tiamo continuamente per conserva-
nelle comodità, perché possediamo re quello che è nostro, e strappare
quello che si può definire una gran- agli altri ciò che appartiene a loro,
de riserva di tecnologia. Le tecni- per farne una nostra proprietà.
che dei due secoli precedenti sono Stiamo accumulando per prevenire
perfettamente adeguate a soddisfare la carestia di domani, e ciascuno
le necessità di questo nostro secolo. tenta disperatamente di diventare
Nessuno di noi, penso, si può la- colui che riuscirà a mantenere più a
mentare per i cibi, per i vestiti o per lungo tutte le sue comodità. Tutta-
la casa dove vive. Questo è il nostro via sappiamo che, maggiore è il
tesoro, e la nostra croce. nostro successo, più presto morire-
“Perché verrà il giorno, signor mo.”
Sibley, in cui questo comodo para- L’uomo alzò una mano.
diso finirà. Credo che tutti lo sap- — Un momento, signor Sibley.
piano, ma solo pochi di noi lo vo- Lo so. Passeranno ancora diverse
gliono ammettere. Siamo ricchi, ma generazioni prima che tutto questo
torneremo a essere poveri. Un gior- avvenga. In quel momento tutti noi
no, in un futuro non molto lontano, saremo polvere, comodamente
la nostra meravigliosa tecnologia ammucchiata nelle nostre bare. Ma
inaridirà completamente il nostro né voi né io possiamo dissociare il
pianeta. Perché avremo preso nostro destino da quello della razza
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umana. È questo istinto di razza che diventano quasi insostenibili. Esse-
ci ha portato in alto. Voi, io, tutti... re un uomo d’affari, oggi, è spesso
molto tempo fa abbiamo combattu- molto duro. Non vi pare, signor
to il freddo in gelide caverne di Sibley?”
ghiaccio. Fuggivamo di fronte al L’uomo fece un cenno afferma-
lupo e uccidevamo il bisonte, spac- tivo, e Sibley si trovò quasi costret-
cavamo le pietre focaie sui greti dei to a imitarlo.
fiumi che ci annegavano con le loro — È cosi — disse l’uomo giun-
piene e ci assetavano nei periodi di gendo i polpastrelli. — La mia so-
siccità. Noi sappiamo, signor Si- cietà si è specializzata nel risolvere
bley, voi, io, tutti sappiamo, che sta alcune difficoltà che possono sorge-
per arrivare l’inverno. re anche negli affari meglio condot-
Il tono dello sconosciuto cambiò ti. Per esempio, signor Sibley, re-
improvvisamente. Divenne vivace, centemente voi avete stipulato un
cortese, affaristico. accordo con il signor Hewes e
— Naturalmente lo sforzo che l’avete fatto partecipe dell’uno per
dobbiamo sopportare è molto gran- cento sugli affari della vostra ditta.
de. Nonostante il reattore MacDon- In cambio il signor Hewes offre alla
nel e le piccole colonie su Venere e vostra ditta tutti i vantaggi di cui
Plutone, dato che esse sono state un egli gode quale presidente della
completo fallimento, per causa loro Federal Security Exchange Com-
tutto il nostro futuro è confinato in mission.
un’area molto ristretta. La realtà è Sibley impallidì, e fissò l’uomo
che giriamo in tondo, a spirale, e se che gli stava parlando.
uno di noi si espande, ce n’è un — Non abbiate paura, signor
altro che si deve restringere. A volte Sibley — disse questi. — Siamo la
alcuni di noi finiscono per essere discrezione in persona. E dopo tutto
spinti ai margini, è inevitabile. Che ci troviamo dalla stessa parte della
succede allora? In questi casi, non barricata. Ma, caso mai qualcosa
si sa dove andare. dovesse andare storto nella vostra
“La mia società, signor Sibley, delicata combinazione d’affari, ci
ha compreso la situazione. Siamo auguriamo che ricorrerete a noi.
una vecchia ditta affermata. Ci sia- Sarete soddisfatto dalla nostra effi-
mo resi conto che la tensione della cienza. — Per la prima volta l’uo-
vita moderna è particolarmente mo sorrise: un rapido movimento
logorante per un certo tipo di per- delle labbra, nient’altro. — E con
sone. Questo problema è avvertito questo ho finito di disturbarvi. Spe-
ancora più acutamente nel mondo ro che un giorno, se mai se ne pre-
degli affari. In questo campo la sentasse l’occasione, non rimpian-
tensione e l’attrito della vita sociale gerete di avermi ascoltato. — Si
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alzò, in armonia col ritmo dei mo- naufraghi, mettersi a fare il salva-
vimenti nella sala. — Buongiorno, gente poteva rendere bene. Se que-
signor Sibley — disse, e si allonta- sta era veramente l’intenzione della
nò. Doncaster, allora gli interessi della
Macchinalmente Sibley mise il società erano più o meno identici di
biglietto da visita nel taschino della quelli dei suoi clienti potenziali.
giacca, Rimase seduto per un tempo Sibley si morse le labbra. Il ra-
che gli parve lunghissimo, sempre gionamento di quell’uomo gli parve
stringendo il giornale con una mano stiracchiato. Aveva fatto apparire
e tenendo l’altra abbandonata sulle gli affari come uno scontro spietato,
ginocchia. una lotta a coltello, come se tutta la
Ormai era troppo tardi, perché vita fosse un continuo eliminare
l’uomo se n’era andato, ma la sua gente per far posto ad altri. Era il
mente cominciò a formulare obie- punto di vista più estremista che
zioni e domande. Come aveva fatto Sibley avesse mai udito. E ad ogni
la Doncaster a scoprire tutto? Chi modo non coincideva col suo.
altri ne era a conoscenza? La Don- Bastava essere prudenti, ecco
caster aveva forse intenzione di tutto.
ricattarlo? Se era così, perché non Tuttavia la Doncaster aveva
avevano incaricato il loro rappre- buoni assi nella manica.
sentante di chiedere direttamente Si alzò lentamente e s’incammi-
una percentuale, anziché adottare nò pensoso verso l’uscita. Salutò
quella strana tattica? E cosa doveva con un cenno distratto il cameriere
pensare di Hewes? Sibley avrebbe che gli aprì la porta, e scese la scala
giurato che il loro accordo, e tutte di marmo per raggiungere la mac-
le operazioni inerenti, sarebbero china ferma accanto al marciapiede.
rimasti segreti. Ma a quanto pareva Salì, e l’autista diresse verso l’uffi-
si era sbagliato. L’indiscrezione cio senza bisogno di fare domande.
doveva essere partita da Hewes. Solo quando si trovò di fronte
Come ci si poteva fidare di un uo- alla facciata di pietra dell’edificio
mo così facile a tradirsi? che ospitava la sua ditta e al suo
Poi i suoi timori si placarono un nome impresso a lettere dorate sulla
poco, e Sibley tornò a rendersi con- porta, il pensiero di quello che quei
to del luogo in cui si trovava. Sol- simboli rappresentavano spazzò via
levò il giornale, e al riparo del fo- gli ultimi dubbi.
glio cominciò a riesaminare obietti- Attraversò il marciapiede con
vamente i fatti. passo rigido, con la sensazione che
In fondo quella della Doncaster tutti lo guardassero. Ricordò il
non era un’idea del tutto sbagliata. modo in cui l’uomo lo aveva obbli-
In un mondo pieno di pirati e di gato ad ascoltare le sue chiacchiere,
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e il sangue salì a colorirgli le guan- to era deciso. Comperare questo,
ce. vendere quest’altro. Presto la So-
Si conosceva bene, e sapeva che cietà X non avrebbe avuto altra
si sarebbe messo a lavorare sui ri- scelta che lasciarsi assorbire dalla
cordi per rimestare più a fondo den- Società Y. Non aveva bisogno di
tro di sé, da autolesionista qual era, consultare le analisi di mercato
peggiorando la situazione. Sapeva fatte dagli specialisti della ditta.
di essere eternamente pieno di pau- Quelle erano cose che lui sentiva
re. Sapeva di essere privo d’orgo- quasi in maniera tangibile, come
glio. Ridicolo biasimare gli altri una brezza sulla faccia. Comperare.
quando la colpa era tutta della sua E quando le due Società sarebbero
debolezza. state unite, la concorrente Z avreb-
Mentre attraversava l’atrio pieno be avuto un duro colpo. Vendere.
di gente gli parve di essere il centro Il mondo in cui Sibley si muo-
del divertimento di tutti. Sollevò le veva, gli stava impresso in mente
braccia in un gesto di difesa. Ma si come la carta topografica di un
fermò in tempo. Davanti a lui non quartiere noto. Lo conosceva bene,
c’era niente da cui dovesse difen- il suo mondo. Ne era certo. In quel
dersi. Le dita allentarono la stretta campo, aveva una mente matemati-
sul giornale, che cadde, e lui fu ca, o meglio ancora, da stratega.
costretto a fermarsi in mezzo al- S’immerse più a fondo nel cu-
l’atrio affollato per raccoglierlo. mulo di carte. Il direttore dello
“Stock Exchange” doveva ricevere
Sedette dietro la sua scrivania. il suo compenso mensile, in caso
Tremante, e con i nervi a pezzi. contrario il suo rendimento sarebbe
C’erano dozzine di cose urgenti da diminuito. Firmò l’assegno. Anche
sbrigare, e Sibley si sforzò di non gli uomini che lui aveva infilato
pensare ad altro. A poco a poco la nelle società concorrenti dovevano
sua mente si immerse nelle pratiche ricevere i loro compensi. Fece altre
familiari che gli si accumulavano firme, su altri assegni. Un altro
nel cervello come schede in un ca- assegno era emesso a favore di un
sellario. Nella solitudine del suo nome fittizio per un ammontare
ufficio, assorbito dal lavoro, Sibley pari al 10% di tutte le commissioni
non aveva esitazioni, e riusciva del giorno precedente. Era il prezzo
persino a sentirsi soddisfatto. La dell’alleanza con Hewes. Poi c’era-
sera, poi, avrebbe rivisto infinite no altri pagamenti da fare, tutti a
volte tutte le decisioni prese, e persone indispensabili. Quando
avrebbe cominciato a chiedersi se ebbe finito rimase a guardare le
per caso non aveva commesso carte lette controllate e firmate.
qualche errore. Ma in quel momen- Sentiva la gola arida. Come ogni
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