Table Of ContentDal catalogo 
\I __ 
Graham Farmelo 
ruomo più strano del mondo 
Vita segreta di Paul Dirac, 
il genio dei quanti 
Étienne Klein 
Sette volte la rivoluzione 
I grandi della fisica contemporanea 
Amir D. Aczel 
Entanglement 
Il più grande mistero della fisica 
Robert Gilmore 
Alice nel paese dei quanti 
Le avventure della fisica 
Peter Goodchild 
Il vero dottor Stranamore 
Edward Teller e la guerra nucleare
Paul A.M. Dirac 
La bellezza come metodo 
Saggi e riflessioni su fisica e matematica 
A cura di Vincenzo Barone 
~ 
Raffaello Cortina Editore
www. raffaellocortina.it 
Traduzione 
Francesco Graziosi 
ISBN 978-88-3285-065-9 
© 2019 Raffaello Cortina Editore 
Milano, via Rossini 4 
Prima edizione: 2019 
Stampato da 
Consorzio Artigiano LVG, Azzate (Varese) 
per conto di Raffaello Cortina Editore 
Ristampe 
o  2  3  4  5 
2019  2020  2021  2022  2023
INDICE 
L'anima pura della :fisica 
(Vincenzo Barone)  9 
Cronologia di Paul A.M. Dirac  39 
Nota editoriale  43 
La mia vita da :fisico  45 
La relazione tra la matematica e la :fisica  61 
L'evoluzione dell'immagine :fisica della Natura  73 
Speranze e paure  91 
Lo sviluppo della concezione della Natura del :fisico  97 
L'influenza di Einstein nella :fisica  115 
La veri:fìca del tempo  121 
Indice dei nomi  127 
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L'ANIMA PURA DELLA FISICA 
LA FILOSOFIA NATURALE DI PAUL A.M. DIRAC 
Vincenzo Barone 
Perché un elettrone dovrebbe preferire un'equazione 
bella a una brutta? Perché l'universo dovrebbe danzare 
sulla musica di Dirac? Con il suo stile di scoperta, Dirac 
ha formtÙato queste domande in maniera più nitida di 
chiunque altro. Ancor più di Newton e Einstein, egli usò 
il criterio di bellezza come un modo per trovare la verità. 
FREEMAN DYSON 
Paure e coraggio 
È difficile immaginare una concentrazione di intelletti parago 
nabile a quella che caratterizzò l'ambiente accademico di Cam 
bridge nei primi due decenni del secolo scorso. Alle Tavole 
Alte dei Collegi sedevano - per fare solo qualche nome - per 
sonaggi del calibro di Bertrand Russell, Ludwig Wittgenstein, 
G.E. Mòore, J.J. Thomson, Ernest Rutherford, G.H. Hardy, 
John Maynard Keynes, protagonisti della cultura filosofica e 
scientifica, ma anche della vita sociale della cittadina inglese. 
Improvvisamente, nel 1925, una nuova stella apparve in questo 
firmamento già straordinariamente ricco: una stella solitaria e 
diversa da tutte le altre, destinata a raggiungere in brevissimo 
tempo fama mondiale e a lasciare una traccia indelebile nella 
storia della scienza. 
Quando l'articolo intitolato "The fundamental equations 
of quantum mechanics"' giunse a Gottingen, una delle capi-
1. P.A.M. Dirac, "Tue fundamental equations of quantum mechanics", 
in Proceedings oft he Royal Society ofL ondon, A, i09, 1925, pp. 642-653. 
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LA BELLEZZA COME METODO 
tali della fisica teorica dell'epoca, Max Born si chiese chi fosse 
quel P.A.M. Dirac, "Senior Research Student, St John's Col 
lege", che aveva formulato con ammirevole lucidità e in modo 
autonomo la teoria su cui egli stesso stava lavorando da mesi 
assieme a due giovani assistenti, W erner Heisenberg e Pascual 
Jordan. Tutto era cominciato alla fine delluglio del 1925, quan 
do Heisenberg aveva inviato alla rivista Zeitschrzft /ur Physik 
un lavoro fondamentale, ma incompleto e a tratti oscuro, dal 
titolo "Uber quantentheoretische Umdeutung kinematischer 
und mechanischer Beziehungen" (Reinterpretazione quanto 
teorica di relazioni cinematiche e meccaniche), in cui venivano 
poste le basi della meccanica quantistica. A settembre Dirac eb 
be modo di leggere le bozze dell'articolo, che il suo tut or Ralph 
Fowler aveva ricevuto da Heisenberg. In un primo momento, 
non ne rimase particolarmente impressionato. Poi, però, fu at 
tratto da un breve capoverso in cui Heisenberg segnalava una 
"difficoltà significativa" della nuova teoria: il prodotto di due 
grandezze quantistiche non godeva della proprietà commuta 
tiva della moltiplicazione, cioè dipendeva dall'ordine dei fat 
tori. Dirac intuì che la differenza tra i prodotti diversamente 
ordinati di due grandezze - che chiamò "commutatore" - po 
teva essere messa in relazione con una quantità della meccani 
ca analitica nota come parentesi di Poisson. Ciò permetteva di 
trasferire nel contesto quantistico l'intero formalismo canoni 
co classico e di scrivere le equazioni del moto quantistiche in 
perfetta analogia con quelle classiche (le equazioni di Hamil 
ton). La teoria che ne risultava era identica a quella formulata 
da Born, Heisenberg e J ordan, ma il punto di vista di Dirac era 
molto diverso: laddove i primi vedevano - sul piano del con 
tenuto fisico - una drastica rottura con la vecchia meccanica, 
Dirac percepiva - sul piano formale - una confortante conti 
nuità, perché le variabili dinamiche delle due teorie obbediva 
no alle stesse leggi matematiche.2 
2. Cfr. M. De Maria, F. La Teana, "Il contributo 'non ortodosso' di Di 
rac alla meccanica quantistica ortodossa (1 925-1927) ", in Scientia, 118, 1983, 
pp. 613-626. L'opera scientifica di Dirac è analizzata in H.S. Kragh, Dirac. A 
Scientific Biography, Cambridge University Press, Cambridge 1990. 
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L'ANIMA PURA DELLA FISICA 
Nel corso di un'intervista concessa allo storico e filosofo 
della scienza Thomas Kuhn nel 1963, Dirac rifletté sulla ge 
nesi del proprio approccio 'alla teoria quantistica e in partico 
lare sul fatto di avere assunto come punto di partenza fonda 
mentale quello che a Heisenberg era apparso, invece, come un 
elemento problematico della nuova meccanica, vale a dire la 
non-commutatività delle grandezze fisiche.3 L'atteggiamento 
di Heisenberg esemplificava, a parere di Dirac, l'ansia tipica di 
colui che concepisce un'idea radicalmente nuova e si chiede se 
essa sia giusta o sbagliata, temendo che possa emergere qual 
cosa - un effetto inatteso, un dato empirico - che la invalidi. 
Spetta a chi viene subito dopo l'innovatore - Dirac, nel caso 
in questione-, e non ha le sue stesse paure (dal momento che 
non sta mettendo in gioco una propria creazione), sviluppare 
compiutamente l'idea e trarne tutte le conseguenze. 
Dirac riprese queste considerazioni nel 1969, in un articolo 
su Eureka, la rivista degli studenti di matematica di Cambridge, 
dove illustrò con vari esempi quella che gli appariva come una 
costante nella storia della scienza: 
Le speranze sono seìnpre accompagnate da paure, e nella ricer 
ca scientifica le paure tendono a prendere il sopravvento. [. .. ] 
Per queste ragioni chi presenta una nuova idea non è sempre la 
persona più adatta a svilupparla. Qualcun altro, senza i timori 
dell'innovatore, potrà applicare metodi più audaci, e compie 
re progressi più rapidi.4 
Se nel 1925 Dirac si era trovato nella comoda posizione di 
chi viene immediatamente dopo l'iniziatore di una nuova idea, 
due anni più tardi fu lui a sperimentare le ansie della creazione, 
quando conseguì il suo più importante risultato, l'equazione 
quantistica e relativistica degli elettroni che porta il suo nome. 
A metà del 1927 Dirac aveva cominciato a dedicarsi al pro 
getto di combinare le due teorie della nuova fisica, la mecca-
3. "Intervista a Paul A.M. Dirac", in Archive /or the History o/ Quantum 
Physics, 7 maggio 1963. 
4. Cfr. p. 91. Se non diversamente specifìcato le citazioni di Dirac sono 
tratte dai testi raccolti nel presente volume. 
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LA BELLEZZA COME METODO 
nica quantistica e la relatività ristretta, per ottenere un'equa 
zione del moto per le particelle valida anche a velocità vicine a 
quella della luce. La prima equazione di questo tipo comparsa 
nella letteratura, dovuta a Oskar Klein e Walter Gordon, ave 
va il difetto di fornire delle probabilità negative e di essere in 
compatibile con la formulazione della meccanica quantistica 
che lo stesso Dirac aveva elaborato, la cosiddetta teoria delle 
trasformazioni.5 
Dirac si mise a cercare un'equazione che soddisfacesse due 
requisiti generali: 1) fosse coerente con la teoria delle trasforma 
zioni; 2) obbedisse al principio di simmetria relativistica, cioè 
fosse invariante rispetto a trasformazioni del sistema di riferi 
mento. L'obiettivo fu raggiunto dopo qualche mese di ricerche, 6 
condotte secondo il tipico stile di lavoro di Dirac: "giocare con 
le equazioni e vedere che cosa danno" .7 Scaturita da considera 
zioni puramente teoriche, l'equazione di Dirac spiegava perfet 
tamente il moto e le proprietà degli elettroni, compreso il loro 
momento rotatorio intrinseco, lo spin, la cui descrizione aveva 
richiesto fino ad allora ipotesi piuttosto artificiose. 
Dirac si limitò ad applicare la nuova equazione al primo 
grado di approssimazione, temendo che agli ordini successi 
vi potesse risultare in disaccordo con i dati: toccò così al suo 
collega Charles Galton Darwin (nipote del grande naturalista) 
dimostrare che l'equazione forniva predizioni esatte, valide a 
tutti gli ordini. Ma non fu la sua sola esitazione. Quella più cla 
morosa riguardò un'altra importante proprietà dell'equazione: 
l'esistenza di soluzioni corrispondenti a energie negative. In un 
primo momento Dirac pensò di poter semplicemente trascu 
rare queste soluzioni in quanto fisicamente prive di senso; ma 
capì presto che la teoria quantistica ammetteva la possibilità di 
transizioni discontinue dai livelli di energia positiva a quelli di 
5. Dal punto di vista matematico, il problema nasce dal fatto che l'equa 
zione di Klein-Gordon contiene la derivata seconda della funzione d'onda 
rispetto al tempo. 
6. P.A.M. Dirac, "The quantum theory of the electron", in Proceedings 
o/t he Royal Society o/L ondon, A, 117, 1928, pp. 610-624. 
7. "Intervista a Paul A.M. Dirac", cit. 
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