Table Of ContentUNIVERSITA’ DEGLI STUDI
DI SALERNO
DIPARTIMENTO DI LATINITA’ E MEDIOEVO
DOTTORATO DI RICERCA IN FILOSOFIA,
SCIENZE E CULTURA DELL’ETÀ TARDOANTICA,
MEDIEVALE E UMANISTICA
Coordinatore: Ch.mo Prof. Giulio d’Onofrio
IOLE TURCO
CRISTINA DI MARKYATE E LA MISTICA INGLESE DEL
SECOLO XII.
ASPETTI FONDATIVI, STORICI E SPECULATIVI
DELL’ESPERIENZA VISIONARIA
Tesi di dottorato realizzata in convenzione di co-tutela internazionale tra il Dottorato di
ricerca in Filosofia, scienze e cultura dell’età tardo-antica, medievale e umanistica
dell’Università degli Studi di Salerno e il Programa de Doctorat en Humanitats
dell’Universitat Pompeu Fabra di Barcellona.
Tutor:
Chiar.mo Prof. Armando Bisogno – Università degli Studi di Salerno
Chiar.mo Prof. Amador Vega Esquerra – Universitat Pompeu Fabra
Co-Tutor:
Chiar.mo Prof. Alessandro Musco – Università degli Studi di Palermo
ANNO ACCADEMICO 2008-2009
«Le immagini non esistono per essere rinnegate e
distrutte nel fondo di un abisso senza immagini di Dio».
HANS URS VON BALTHASAR
RINGRAZIAMENTI
Vorrei ringraziare il prof. Alessandro Musco che, da anni, mi sostiene con i suoi
consigli e con indefettibile tenacia.
Ringrazio il prof. Armando Bisogno che ha seguito l’evoluzione del presente
lavoro con rigore e pazienza.
La mia gratitudine va al prof. Amador Vega che mi ha accolto, con generosità,
tra i suoi allievi e mi ha dato la possibilità di fruire del patrimonio della “Bibliotheca
mystica et philosophica Alois M. Haas”, imprescindibile per la realizzazione di questa
ricerca.
Ringrazio anche i professori Giulio d’Onofrio, Victoria Cirlot, Raquel Bouso,
Valerio Napoli e Armando Bisanti, e ancora, i membri dello staff dell’Officina di Studi
Medievali, Belén Naya, tutti i colleghi e, in particolare, Sergio Carletto, Germana
Fernicola, Cristina Motta, Fiorella Magnano, Angelo Maria Vitale e Leonardo Festa.
Un ringraziamento va anche alla mia famiglia, alle amiche e agli amici che
hanno custodito la mia presenza nella loro vita, nonostante la mia innegabile assenza.
Tra loro, in particolare, la mia gratitudine va ad Aldo Viola, Antonella Spoto, Giuseppe
Muscolino e Anna Arezzo, Ivana Panzeca e Giuliana Musotto.
Infine, dedico questo lavoro al prof. Francesco Paolo Ammirata. A lui devo la
forza e la costanza di ogni giorno, l’autenticità del dialogo, le intuizioni e il tenore di
ogni argomentazione.
INDICE
INTRODUZIONE ……………………………….…………………………….……….………….......... 4
ABBREVIAZIONI …………………………………………………………………………………....... 10
1. CRISTINA DI MARKYATE E LA STORIA DELLA MISTICA OCCIDENTALE
1.1. LE SORTI MODERNE DI UNA VISIONARIA INGLESE DEL XII SECOLO:
PROSPETTIVE STORIOGRAFICHE ………...…………………………………………………... 11
1.2. L’ANONIMO DI ST ALBANS E GLI ASPETTI CONTROVERSI DI UN’AGIOGRAFIA ATIPICA …........ 20
1.3. LO STATO DELLE FONTI: IL MATERIALE STORICO-DOCUMENTARIO ……........................…….. 30
1.4. L’ESILIO STORIOGRAFICO DI CRISTINA DI MARKYATE DI FRONTE
ALLA TRADIZIONE MISTICA …………………………….………....................................……... 36
1.5. UN POSSIBILE ESERCIZIO FENOMENOLOGICO SULL’ESPERIENZA MISTICA
DI CRISTINA DI MARKYATE …………......………………………………………...................... 52
2. CRISTINA DI MARKYATE E IL MODELLO BENEDETTINO DI ST ALBANS
2.1. ANACORETI E VISIONARI ……………………………………………………........................... 61
2.2. IL MONACHESIMO ALBANIENSE: TRADIZIONE E RIFORMA ……………………......................... 65
2.3. NORMANNITAS: LA TRANSIZIONE DEI VINCITORI DI HASTINGS A ST ALBANS …........................ 69
2.4. LA STAGIONE DI GOFFREDO DI GORHAM E CRISTINA DI MARKYATE:
SPIRITUALITÀ AL FEMMINILE E IDEALI DI SANTITÀ …………………...………...................... 79
2.5. LA SVOLTA CONTINENTALE DI ST ALBANS: INDIRIZZI DI FILOSOFIA NATURALE……….......... 96
2.6. LA CELLA E IL SALMO: I MAESTRI DI CRISTINA E IL DISCERE PER EXEMPLA …..….................... 100
2.7. CONCEPTIO MARIAE: INQUIETUDINI MARIANE NEL XII SECOLO INGLESE ……….................... 108
3. VISIONES: IL LUOGO INABITATO DELLA CONOSCENZA
3.1. NORMATIVITÀ E STATUTO EPISTEMOLOGICO DEL VIDERE ……………................................... 124
3.2. PERCHÉ UNA MISTICA VISIONARIA? PARADIGMA TRADIZIONALE E
ANACORETISMO INGLESE A CONFRONTO ………………………………............................... 142
3.3. IL FENOMENO MISTICO: PER UN’INTERPRETAZIONE DEI RELATI VISIONARI …......................... 150
3.4. ANALISI STRUTTURALE E FORMALE DELLE VISIONES DI CRISTINA DI MARKYATE ................... 161
3.5. DUE CASI DI AGIOGRAFIA VISIONARIA INGLESE NEL SECOLO DI
CRISTINA DI MARKYATE ............................................................................................................... 177
4. DALLE VISIONI MARIANE ALLA METAFORA CONCEZIONISTA
4.1. LA TRINITÀ DI CRISTINA DI MARKYATE ................................................................................. 183
4.2. LA VISIO MARIAE E L’ACCESSO AL DIVINO ............................................................................... 205
4.3. IL GREMBO E LO SGUARDO SOTTRATTO: ESEGESI DI UNA VISIONE .......................................... 213
4.4. UNO INTUITU VIDIT IMMENSUM MUNDUM ................................................................................. 227
4.5. LA CAMERA GRATIFICA ……………………………………………….................................... 243
CONCLUSIONI ……………………………………………………………................................…….. 249
BIBLIOGRAFIA ……………………………………………………………....................................….. 259
APPENDICE …………………………………………………………........................................…….. 286
INTRODUZIONE
La pubblicazione, sul finire degli anni Ottanta, di un articolo in cui Peter
Dinzelbacher individuava in un gruppo di anacoreti inglesi, vissuti nel secolo XII,
un primo possibile nucleo di spiritualità mistica nell’Inghilterra benedettina,
costituisce l’antefatto storiografico dal quale prende avvio la presente ricerca.
L’analisi critica condotta sul testo della Vita di Cristina di Markyate – che dalla
prima edizione di Talbot nel 1959 sino alla recente edizione francese curata da
L’Hermite Leclerq è stata oggetto di un crescente interesse negli ultimi decenni –
e delle Vitae di Goderico di Finchale e di Bartolemeo di Farne, l’una opera
dell’agiografo Reginaldo di Durham, l’altra attribuita al monaco dunelmense
Goffredo, ha schiuso progressivamente un orizzonte d’indagine il cui oggetto
privilegiato è l’esperienza visionaria del divino come via mistica di conoscenza.
La presente ricerca si è resa necessaria per almeno tre ordini di motivazioni:
in prima istanza, non esiste, ad oggi, una monografia che abbia enucleato gli
elementi comuni e distintivi di questi testi, e delle esperienze spirituali che ne
vengono raccolte, all’interno dello specifico contesto storico-culturale di
appartenenza. Lo svolgimento di una linea d’indagine sotto questa specifica
curvatura ha consentito, infatti, il rinvenimento e la definizione di una vera e
propria temperie mistica, di matrice visionaria, anteriore alla grande stagione della
mistica inglese del Trecento. Individuando e analizzando, dunque, i contenuti e le
posizioni dottrinali che emergono da una contestualizzazione storico-culturale
delle singole esperienze visionarie, uno studio comparativo del dibattito
speculativo consente di individuare specifici orientamenti di pensiero che gettano
nuova luce sulla configurazione culturale di un'epoca, per certi versi, ancora poco
conosciuta.
In secondo luogo, non esiste uno studio critico dettagliato sull’esperienza
visionaria veicolata da questi testi che ne abbia indagato a fondo morfologia,
lessicografia ed implicazioni teologico-filosofiche tali da consentire una concreta
valutazione del peso teorico che queste esperienze esercitano all'interno della
storia della mistica.
In terza battuta, la previa selezione delle fonti agiografiche di riferimento è
stata condotta in funzione dell'identificazione di un'inclinazione mistico-
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esperienziale dei testi prodotti in un periodo poco fecondo, soprattutto sul piano
della trattatistica, per l’Inghilterra benedettina. L’analisi comparativa delle tre
agiografie mi ha permesso di individuare tre elementi costitutivi e comuni che
ricorrono insistentemente in tutte le esperienze del divino raccolte dalle
narrazioni: la spiritualità anacoretica, il genere agiografico e il linguaggio
visionario. L’elemento distintivo che fa della Vita di Cristina di Markyate un
unicum rispetto alle restanti agiografie, è sicuramente l’orientamento mariologico-
concezionista accordato all’esperienza visionaria che lega, in modo indissolubile,
il testo prodotto nell’abbazia di St Albans alle istanze speculative più urgenti nel
dibattito benedettino di area inglese nella prima metà del secolo XII e che nessuna
specifica ricerca di settore ha mai compiutamente rilevato.
I risultati della ricerca sono stati organizzati intorno a quattro grandi sezioni:
un primo capitolo in cui, chiarito stato e identità delle fonti storico-documentarie
sulle quali è stata condotta l’analisi, la figura e il testo della Vita di Cristina sono
poste a confronto con le diverse prospettive storiografiche che la letteratura di
settore offre in relazione alla possibile individuazione di una specifica cornice
interpretativa che consenta una riconsiderazione, non marginalizzante, dello
strumento visionario nell’esperienza mistica. Su questa leva interpretativa, nel
confronto necessario e inderogabile con le categorie storiografiche contemporanee
più accreditate, il ricorso ai numerosi studi di fenomenologia condotti sui vissuti
mistici sembrano offrire strumenti interpretativi funzionali per intendere
pienamente il ruolo svolto dalla funzione mediatrice della visio nel rapporto con il
divino.
Nello specifico, ho ritenuto imprescindibile avanzare alcune considerazioni
che giustificassero l’esercizio ermeneutico proposto in questa ricerca e il percorso
di progressivo accostamento ai testi tramite comparazioni e contrapposizioni
comparative con altre opere dello stesso genere, come con la trattatistica teologica
e filosofica che l’universo culturale inglese produce nella prima metà del secolo
XII. Questa serie di riflessioni è stata svolta nella piena convinzione che la
letteratura agiografica può diventare un osservatorio particolarmente utile del
contesto storico-culturale cui un santo e il suo culto sono legati, tradendo, al
contempo, non solo una finalità originaria che farebbe di tali testi prove
storicamente attendibili per la presenza di un culto, ma espressioni ben più
complesse di contesti animati, più o meno intenzionalmente, da precisi progetti e
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strategie culturali.
La seconda sezione è interamente dedicata alla ricostruzione dell’universo
storico-culturale nel quale ha avuto luogo l’esperienza visionaria e formativa di
Cristina e della comunità di St Albans. Questa operazione si è resa possibile
grazie alla chiarificazione dell’identità e della fattiva incidenza che il patrimonio
bibliografico, sul quale la comunità benedettina e il suo scriptorium potevano
contare, ha giocato nell’esperienza narrativa dell’anonimo redattore della Vita di
Cristina. Inoltre, il rinvenimento di testimonianze di carattere diplomatico,
epistolare e trattatistico che tradiscono gli orientamenti speculativi locali in
relazione al più esteso panorama inglese e continentale dell’epoca, mi ha
permesso di circoscrivere con maggiore acribia la specifica configurazione del
monachesimo albaniense e il rapporto d’interdipendenza con le frange
anacoretiche della sua spiritualità. Soprattutto la funzione del discere per exempla,
messa in atto dai maestri al di fuori delle scholae, ha restituito il senso e la portata
del fenomeno anacoretico benedettino, nel caso di specie, così come declinato
nell’esperienza visionaria di Cristina. Ciò che si evince chiaramente è la necessità
di legare – più di quanto non sia stato ancora fatto – le sezioni teoriche più
impegnative del testo della Vita, scritta a St Albans, a un contesto culturale
determinato con il quale entrare in rapporto di discussione al fine di rinvenire le
istanze che hanno motivato genesi, struttura e finalità dell’opera.
La terza sezione è volta a delineare nodi problematici e struttura germinale di
una fenomenologia della percezione visiva del divino che sottende i relati
visionari delle tre agiografie. A partire da una ricerca puntuale delle specificità
linguistico-concettuali che ordiscono le visiones di matrice cristologica,
mariologica e trinitaria raccolte all’interno delle narrazioni, si è resa utile
un’analisi esegetica dei relati visionari fondanti ed esemplificativi dell’esperienza
mistica tràdita dalle tre Vitae inglesi. Sotto questa particolare curvatura,
l’esperienza visionaria emerge come costitutiva di un modo determinato
dell’esperire mistico; in particolare, l’analisi linguistica e concettuale rivela una
ricorsività di elementi tale da suggerire un vero e proprio registro linguistico
comune. Dalla varietà dei sinonimi del sintagma verbale videre, in un progressivo
cammino di educazione visiva del visionario che muove dall’intendere
esemplificativo di una tensione del soggetto conoscente verso l’oggetto del
proprio desiderio nello spazio fenomenico dell’apparizione, sembra svilupparsi
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così una fenomenologia dello sguardo che dal “vedere senza riconoscere”
(prospicere: scorgere una figura in lontananza; conspicere: cogliere le figure;
inspicere: fissare lo sguardo su una figura; respicere: rivolgersi a una figura)
giunge per gradi fino ad “aver visto”, ovvero all’intellezione del dato rivelato
operata dall’intuitus.
Il fenomeno mistico della percezione visiva del divino, come l’articolazione
funzionale della metafora conoscitiva della visione, emerge in tutta la sua
complessità declinandosi in sogni, visioni ed estasi. La visione, il più significativo
dei tre fenomeni narrato dalla tre agiografie, si articola su una gradualità
manifestativa che dipenderebbe dal livello di conoscenza del fenomeno divino che
in essa si attualizzata: visione corporale o sensibile, visione spirituale o
immaginativa, visione intellettuale. Soprattutto nel caso della Vita di Cristina e
dell’analisi formale delle quattordici visiones mariologiche, cristologiche e
trinitarie, a fornire una cornice speculativa che rendesse intelligibile l’operazione
interpretativa portata avanti dall’anonimo redattore è stata, in prima istanza, la
tripartizione delle visioni operata da Agostino e trasmessa dalla tradizione. Tale
tripartizione utilizzata è tesa alla ricostruzione di un processo conoscitivo che,
dalla sfera sensoriale, procede alla visione trascendente dell’excedere sino alla
sfera del terzo cielo. È stato altresì funzionale ad una definizione più attenta delle
tripartizioni dell’ordo visionum la giustapposizione delle tassonomie macrobiane e
calcidiane la cui copiatura, nei monasteri inglesi dell’epoca, conosce un
sostanziale incremento.
La quarta ed ultima sezione della mia ricerca, infine, muove dal piano dei
contenuti teologico-speculativi presenti nei relati visionari. L’intenzione è stata
quella di concentrarsi, con attenzione, sul corpus delle visioni mariane che occupa
uno spazio rilevante nell’economia narrativa del testo della Vita di Cristina e che
svela l’incidenza del dibattito concezionista inglese del periodo sulle coordinate
spirituali dell’anacoretismo albaniense. La funzione mediatrice della visio rivela
tutta la sua forza nella prioritaria funzione introductiva ai contemplativa accordata
al ruolo della Vergine Maria nel percorso mistico di accostamento al divino.
Questa prospettiva teorica si interseca con l’indiscutibile presenza, nel testo
albaniense, di un vocabolario concezionista che rivela la chiara frequentazione di
questioni teologiche e filosofiche particolarmente accese nel sud dell’Inghilterra
del periodo. Se a questa indicazione si aggiunge che il monastero di St Albans,
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sotto la guida di Goffredo di Gorham, si distinse come una delle più importanti
roccaforti del Concezionismo proprio nel periodo in cui viveva Cristina,
interrogarsi su quali contenuti e quali scelte cultuali l’abbazia di St Albans avesse
a cuore nell’ambito della sua riforma monastica è la vera possibilità di avvio per
un’interpretazione che voglia confrontarsi con le anomalie presenti nel testo e, per
buona parte, ancora irrisolte.
Chiunque abbia atteso alla stesura del testo agiografico di Cristina condivide
apertamente cultura, valori, strategie religiose e cultuali del monastero di
appartenenza. L’anonimo redattore è consapevole delle posizioni teologiche
difese dalla comunità benedettina di St Albans e gode di una diretta conoscenza
sia dei testi che nel suo scriptorium venivano copiati, sia delle posizioni
concezioniste dello stesso Nicola di St Albans la cui opera infiammava gli
ambienti benedettini e cistercensi dell’epoca. Non si può, pertanto, trascurare
l’evidente coinvolgimento del mondo benedettino inglese nella promozione del
culto della Vergine Maria, insistendo sul valore della purezza della Conceptio e
spendendosi per la promozione della festa concezionista stessa nonostante
l’opposizione del clero normanno. Il dettato agiografico che raccoglie l’esperienza
spirituale di Cristina risente innegabilmente di queste tensioni e non può che
mostrarsi, in alcune sezioni legate alle visiones mariane, come un documento di
parte legato alla strategia di propaganda concezionista posta in essere dall’abbazia
di St Albans.
In questa direzione, il contributo teorico e spirituale più significativo che la
testimonianza mistico-visionaria di Cristina propone nello svolgimento di questa
ricerca – un contributo tale da mettere quasi in ombra le restanti agiografie prive
di orientamenti e posizioni teoriche particolarmente suggestive – risiede proprio
nella tipicizzazione del suo cammino di graduale ascesi, accordando una
particolare centralità teorica alle visioni mariane. Nel ciclo delle visioni mariane
individuate nel corso della ricerca, l’anacoreta di Markyate ripercorre il luogo
dell’inizialità manifestativa di Maria per compiere il primo passaggio mistico in
vista della contemplazione della facies divina. Nel rapporto con il divino, Cristina
sembra aprirsi alle irradiazioni del mediatore attraverso la funzione dello
speculum, rendendosi così simile al canale di rifrazione, cioè al mediatore stesso,
per potere accedere alla visione, seppure imperfetta, di Dio. In questo senso, nelle
analisi interpretative dei relati visionari appartenenti al ciclo mariano, ho scelto
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consapevolmente di attardarmi nella lettura critica della visione del grembo e
dello sguardo sottratto (visio Mariae I), in quanto luogo privilegiato per le
successive manifestazioni fenomeniche legate alla funzione di Maria, un
cominciamento che reca iscritto, nel suo primo annunciarsi, la promessa di un
compimento.
Il percorso mistico intrapreso da Cristina è, infine, anche un percorso di auto-
educazione dell’io, un’educazione a vedere finalizzata alla ricerca di uno stato di
concentrazione raggiunto nell’estasi e reiteratamente espropriato nella discesa dal
divino a seguito di un atto di comunicazione libero e gratuito della stessa persona
divina. La meditazione sulle immagini del Salterio di St Albans realizzato su
commissione di Goffredo di Gorham per Cristina, capolavoro miniato di arte
romanica e fonte iconografica ancora oggi indispensabile per accedere a
un’interrogazione più profonda delle visiones della mistica, rappresenta l’altra
importante fonte superstite sulla quale poggia la formulazione di alcune ipotesi di
ricerca espresse in questo lavoro.
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ABBREVIAZIONI
AO
Sancti Anselmi Cantuariensis Archiepiscopi Opera Omnia, 6 voll., ed. F. S. SCHMITT,
Edimburgo 1946-1961, Stoccarda-Bad Cannstatt 19681, 19842 [t. I (voll. 1-2), t. II (voll.
3-6)].
CCCM
Corpus Christianorum. Continuatio Mediaevalis, 267 voll., Turnhout 1971-2010.
CCSL
Corpus Christianorum. Series Latina, 194 voll., Turnhout 1953-2010.
CSEL
Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum, Praga-Vienna-Lipsia, 1866-2006.
DS
Dictionnaire de spiritualité: ascetique et mystique, doctrine et histoire, 20 voll., Parigi
1932-1995.
DSBO
Doctoris Seraphici S. Bonaventurae Opera Omnia, 10 voll., Quaracchi, 1882-1902.
LexMA
Lexikon des Mittelalters, 9 voll., Zurigo-Monaco 1980-1998.
PG
Patrologiae cursus completus. Series Graeca, 161 voll., a cura di J.-P. MIGNE, Parigi
1857-1866.
PL
Patrologiae cursus completus. Series Latian, 221 voll., a cura di J.-P. MIGNE, Parigi
1844-1864.
RS
Rolls Series: Rerum Britannicarum Medii Aevi Scriptores, 255 voll., Londra 1857-1911.
SBO
Sancti Bernardi Opera, 9 voll., edd. J. LECLERCQ – C. H. TALBOT – H. M. ROCHAIS,
Roma 1957-1998.
SC
Sources Chrétiennes, 533 voll., Parigi 1942-2009.
SMO
SIMONE DI DURHAM, Opera Omnia, 1, Historia Ecclesiae Dunhelmensis, ed. T.
ARNOLD, Londra 1882, rist. anast. Wiesbaden 1965.
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Description:Tesi di dottorato realizzata in convenzione di co-tutela internazionale tra il Dottorato di ricerca in nella Bibbia ebraica e che lo ha condotto a riflettere sulla dimensione soggettiva ambulantes», al ritorno da Gerusalemme, stabilì il proprio eremitaggio alle dipendenze Cui genu flexo accept