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TORQUATO TASSO — RISPOSTA DI ROMA A PLUTARCO 6
G I O V A N B A T T I S T A M A R I N O (?) — I N N I P R O F A N I 7 1-8
G I O V A N B A T T I S T A M A R I N O (?) — I N N I P R O F A N I 7 TG IO O VR A NQ BU A TA T IT S TO A MT A AR I NS OS (?)O 3-6
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ISBN 978-88-85323-61-8 Euro 20 G Edizioni R E S
Edizioni R E S
ISBN 978-88-85323-61-8 Euro 20
ISBN 978-88-85323-53-7 Euro 16
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Collezione dei traduttori
7
E C H O G I O V A N B A T T I S T A M A R I N O (?)
Collezione dei traduttori
7
G I O V A N B A T T I S T A M A R I N O (?)
A cura di Domenico Chiodo
I N N I P R O F A N I
A cura di Domenico Chiodo
I N N I P R O F A N I
© Edizioni Res – Torino
Prima edizione Novembre 2014
ISBN 978-88-85323-61-8
Edizioni R E S
Volume pubblicato con un contributo del Dipartimento di Studi Uma-
nistici – Università degli Studi di Torino
© Edizioni Res – Torino
Prima edizione Novembre 2014
ISBN 978-88-85323-61-8
Edizioni R E S
Volume pubblicato con un contributo del Dipartimento di Studi Uma-
nistici – Università degli Studi di Torino
G I O V A N B A T T I S T A M A R I N O (?)
G I O V A N B A T T I S T A M A R I N O (?)
G I O V A N B A T T I S T A M A R I N O (?)
A cura di Domenico Chiodo
I N N I P R O F A N I
A cura di Domenico Chiodo
I N N I P R O F A N I
A cura di Domenico Chiodo
I N N I P R O F A N I
© Edizioni Res – Torino
Prima edizione Novembre 2014
© Edizioni Res – Torino
ISBN 978-88-85323-61-8
Prima edizione Novembre 2014
Edizioni R E S
ISBN 978-88-85323-61-8
Volume pubblicato con un contributo del Dipartimento di Studi Uma-
Edizioni R E S
nistici – Università degli Studi di Torino
© Edizioni Res – Torino
Volume pubblicato con un contributo del Dipartimento di Studi Uma-
Prima edizione Novembre 2014
nistici – Università degli Studi di Torino
ISBN 978-88-85323-61-8
Edizioni R E S
Volume pubblicato con un contributo del Dipartimento di Studi Uma-
nistici – Università degli Studi di Torino
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INNI PROFANI
Scritti nella sua prima prigionia nella Vicaria
Del Signor Cavalier MARINO
Con aggiunta de’ Profumi del Sonno
8 GIOVAN BATTISTA MARINO (?)
Muovon l’avversa e nociva Fortuna;
I E tutti quelli Dei che son nell’acque
E quei che son ne l’etere sottile
[…]*
E quei ancor che son celesti Dei
Priegone ’l tempo, e ’l gran corso de gl’anni
E quei terrestri ch’abitan di sopra 30
E qual Dea ch’in noi muove allegrezza
Ne l’ambia* nostra bella amena terra
E quella che ci sveglia la beltade
E quei che abitan sotto l’ampie cavi
E la bella crinita Dea Latona
E Semele la figliuola di Cadmo.
E la Dea Irinne di Venere Madre, 5
INNI PROFANI Tutti li furiosi Dei del fuoco,
I Coribanti armati, e i sacerdoti
Chiamo il vigor ancor, e l’Alba Dea 35
E la Dea Vesta, e i monti de’ Cabiri,
E ’l gran Portunno piacevole e mite
I semidei potenti, e l’immortali
E Nemese potente gran Regina
Figli di Giove, e ’l Dio del monte Ideo
Da cui non può fuggir alcun mortale
E tutti quei ch’abitan in Cielo 10
E ’l reale Esculapio buono amico.
Scritti nella sua prima prigionia nella Vicaria E Mercurio che pe ’l suo sapere
Ne fu da Giove con onor distinto. E Pallade fanciulla incitatrice 40
Del Signor Cavalier MARINO
Invoco ’l fuoco de la sacra legge, Al bellicoso Marte con furore
Con aggiunta de’ Profumi del Sonno La antica notte, e ’l gran lume del giorno, Ed i folgori, e le quatrate parte**
La Fede, la Giustizia, ed il sincero 15 Che rendon il Mondo una valle tutto.
Legislatore, ed ancora Saturno; La Madre invoco, e l’immortale Padre
E Pallade che tien ceruleo manto E la cornuta Luna Dea celeste; 45
E ’l grande Oceàno, e la sua figliuola; Ancora l’immortale Dio Adone
Il mondo tutto, e l’eccellente forza, E ’l temuto*** Giove principio e fine,
Il tempo eterno, e le rilucenti acque 20
De la trista palude de l’Averno * Per i solecismi e i dialettismi fonetici si veda quanto è detto nella
E li placidi Dei. E la buona cura Nota al testo.
** Il passo è uno dei più intricati degli Inni : nel testo greco, oltre alla
Che tengon sopra noi tutti mortali
neoformazione ‘tetrakìon’, rende oscuro il significato l’abbinamento dei
E quei ancora Dei tristi e crudeli
tuoni (brontài ) a quattro parti del mondo specificate da un genitivo
Che verso i miser uomini mortali 25 aulôn per il quale si è ipotizzato un riferimento ai quattro venti cardinali
figurati spirare da quattro enormi colonne cave. Lo Scaligero rende il
* Del proemio indirizzato in persona di Orfeo a Museo, sorta di pre- passo così: “Fulminaque atque arguta quadri modulamina Mundi”, il
ghiera rituale ed elenco degli dei invocati, manca il corrispondente dei che consuona nel volgarizzamento col passaggio dai tuoni ai “folgori”.
primi diciassette versi; possiamo ipotizzare una lacuna di circa venti- ** Scritto in interlinea sopra “sacrosanto” cancellato con un tratto di
cinque versi nel volgarizzamento. penna, evidentemente per ragioni metriche.
8 GIOVAN BATTISTA MARINO (?)
Muovon l’avversa e nociva Fortuna;
I E tutti quelli Dei che son nell’acque
E quei che son ne l’etere sottile
[…]*
E quei ancor che son celesti Dei
Priegone ’l tempo, e ’l gran corso de gl’anni
E quei terrestri ch’abitan di sopra 30
E qual Dea ch’in noi muove allegrezza
Ne l’ambia* nostra bella amena terra
E quella che ci sveglia la beltade
E quei che abitan sotto l’ampie cavi
E la bella crinita Dea Latona
E Semele la figliuola di Cadmo.
E la Dea Irinne di Venere Madre, 5
INNI PROFANI Tutti li furiosi Dei del fuoco,
I Coribanti armati, e i sacerdoti
Chiamo il vigor ancor, e l’Alba Dea 35
E la Dea Vesta, e i monti de’ Cabiri,
E ’l gran Portunno piacevole e mite
I semidei potenti, e l’immortali
E Nemese potente gran Regina
Figli di Giove, e ’l Dio del monte Ideo
Da cui non può fuggir alcun mortale
E tutti quei ch’abitan in Cielo 10
E ’l reale Esculapio buono amico.
Scritti nella sua prima prigionia nella Vicaria E Mercurio che pe ’l suo sapere
Ne fu da Giove con onor distinto. E Pallade fanciulla incitatrice 40
Del Signor Cavalier MARINO
Invoco ’l fuoco de la sacra legge, Al bellicoso Marte con furore
Con aggiunta de’ Profumi del Sonno La antica notte, e ’l gran lume del giorno, Ed i folgori, e le quatrate parte**
La Fede, la Giustizia, ed il sincero 15 Che rendon il Mondo una valle tutto.
Legislatore, ed ancora Saturno; La Madre invoco, e l’immortale Padre
E Pallade che tien ceruleo manto E la cornuta Luna Dea celeste; 45
E ’l grande Oceàno, e la sua figliuola; Ancora l’immortale Dio Adone
Il mondo tutto, e l’eccellente forza, E ’l temuto*** Giove principio e fine,
Il tempo eterno, e le rilucenti acque 20
De la trista palude de l’Averno * Per i solecismi e i dialettismi fonetici si veda quanto è detto nella
E li placidi Dei. E la buona cura Nota al testo.
** Il passo è uno dei più intricati degli Inni : nel testo greco, oltre alla
Che tengon sopra noi tutti mortali
neoformazione ‘tetrakìon’, rende oscuro il significato l’abbinamento dei
E quei ancora Dei tristi e crudeli
tuoni (brontài ) a quattro parti del mondo specificate da un genitivo
Che verso i miser uomini mortali 25 aulôn per il quale si è ipotizzato un riferimento ai quattro venti cardinali
figurati spirare da quattro enormi colonne cave. Lo Scaligero rende il
* Del proemio indirizzato in persona di Orfeo a Museo, sorta di pre- passo così: “Fulminaque atque arguta quadri modulamina Mundi”, il
ghiera rituale ed elenco degli dei invocati, manca il corrispondente dei che consuona nel volgarizzamento col passaggio dai tuoni ai “folgori”.
primi diciassette versi; possiamo ipotizzare una lacuna di circa venti- ** Scritto in interlinea sopra “sacrosanto” cancellato con un tratto di
cinque versi nel volgarizzamento. penna, evidentemente per ragioni metriche.
8 GIOVAN BATTISTA MARINO (?) INNI PROFANI 9 10 GIOVAN BATTISTA MARINO (?)
Muovon l’avversa e nociva Fortuna; Poich’esso è ’l massimo a tutte le cose, II*
I E tutti quelli Dei che son nell’acque Priego che verso me benevol venga
E quei che son ne l’etere sottile Ed a me assista con animo lieto. 50 Della Notte. Profumo di cose bruggiate **
[…]* E quei ancor che son celesti Dei Or che principio do a l’aspersione*
Priegone ’l tempo, e ’l gran corso de gl’anni Di questo sacrificio venerando O Notte, Dea che sei comun madre
E quei terrestri ch’abitan di sopra 30
E qual Dea ch’in noi muove allegrezza Chiamo Diana ch’abita in le vie, De gli uomini e de’ Dei, te solo canto,
Ne l’ambia* nostra bella amena terra
E quella che ci sveglia la beltade Celeste e terrestre, di croceo manto, Notte che sei di tutti genitrice
E quei che abitan sotto l’ampie cavi
E la bella crinita Dea Latona Ch’escita** la vita e gli defunti 55 Onde beltà dagli uomin sei chiamata,
E Semele la figliuola di Cadmo.
E la Dea Irinne di Venere Madre, 5 Fa respirare per vigor di Bacco, Odi beata e cerulea Dea, 5
Tutti li furiosi Dei del fuoco,
I Coribanti armati, e i sacerdoti Diana appresso lo potente Regno. Tutta crinita di fulgenti stelle:
Chiamo il vigor ancor, e l’Alba Dea 35
E la Dea Vesta, e i monti de’ Cabiri, A tutti sei gioconda e dilettosa,
E ’l gran Portunno piacevole e mite
I semidei potenti, e l’immortali Amica de la quieta e oscura notte,
E Nemese potente gran Regina
Figli di Giove, e ’l Dio del monte Ideo Perché sei madre del placido sonno
Da cui non può fuggir alcun mortale
E tutti quei ch’abitan in Cielo 10 E poni ’l banno alle gravose cure, 10
E ’l reale Esculapio buono amico.
E Mercurio che pe ’l suo sapere Onde tutti te voglion per amica.
Ne fu da Giove con onor distinto. E Pallade fanciulla incitatrice 40 Vieni ne lo splendor, quiete d’affanni,
Invoco ’l fuoco de la sacra legge, Al bellicoso Marte con furore Tu sola alli mortali apporti ’l sonno,
La antica notte, e ’l gran lume del giorno, Ed i folgori, e le quatrate parte** Guidi i cavalli, e lunga fa’ la notte.
La Fede, la Giustizia, ed il sincero 15 Che rendon il Mondo una valle tutto. Ed imperfetta*** Dea ancor tu sei, 15
Legislatore, ed ancora Saturno; La Madre invoco, e l’immortale Padre
E Pallade che tien ceruleo manto E la cornuta Luna Dea celeste; 45 * Nel volgarizzamento manca il primo inno della raccolta orfica (se-
E ’l grande Oceàno, e la sua figliuola; Ancora l’immortale Dio Adone condo nel caso si consideri inno l’invocazione a Ecate), a Prothyraia,
Artemide protettrice dei parti; se davvero l’autore ne fosse il Marino,
Il mondo tutto, e l’eccellente forza, E ’l temuto*** Giove principio e fine,
incarcerato in seguito alla morte causata da un procurato aborto di una
Il tempo eterno, e le rilucenti acque 20
giovane da lui ingravidata, l’assenza, altrimenti inspiegabile, potrebbe
De la trista palude de l’Averno * Per i solecismi e i dialettismi fonetici si veda quanto è detto nella
avere una motivazione psicologica e di opportunità piuttosto evidente.
E li placidi Dei. E la buona cura Nota al testo. ** Nel testo greco, ma anche nella sua versione latina, nei titoli si adotta
** Il passo è uno dei più intricati degli Inni : nel testo greco, oltre alla
Che tengon sopra noi tutti mortali una formula stereotipa, ‘profumo di …’ o più raramente ‘inno di …’,
neoformazione ‘tetrakìon’, rende oscuro il significato l’abbinamento dei
E quei ancora Dei tristi e crudeli tuoni (brontài ) a quattro parti del mondo specificate da un genitivo * È controversa tra gli esegeti degli Inni la collocazione dell’invocazione con l’indicazione dell’essenza da ardere; nel volgarizzamento parrebbe
che tale formula sia stata intesa solo a partire dal IV inno; in particolare
Che verso i miser uomini mortali 25 aulôn per il quale si è ipotizzato un riferimento ai quattro venti cardinali a Ecate, come conclusione del proemio o come inno a sé stante; nei
qui il titolo si allontana dall’originale che semplicemente recitava ‘Pro-
figurati spirare da quattro enormi colonne cave. Lo Scaligero rende il manoscritti che trasmettono il testo non è separata e anche lo Stephanus
fumo di Notte. Torce’, evidentemente riferendosi a un rito da svolgere
* Del proemio indirizzato in persona di Orfeo a Museo, sorta di pre- passo così: “Fulminaque atque arguta quadri modulamina Mundi”, il la edita come parte del proemio; egualmente nel nostro codice non nelle tenebre notturne.
ghiera rituale ed elenco degli dei invocati, manca il corrispondente dei che consuona nel volgarizzamento col passaggio dai tuoni ai “folgori”. c’è nessuna soluzione di continuità con i versi precedenti, ma l’invo- *** Come spiega il verso successivo, la Notte è “terrestre”, ctonia, quan-
primi diciassette versi; possiamo ipotizzare una lacuna di circa venti- ** Scritto in interlinea sopra “sacrosanto” cancellato con un tratto di cazione a Ecate è abbreviata di sette versi dell’originale. do in terra è giorno, “celeste” quando è lei a occupare il cielo: dunque
cinque versi nel volgarizzamento. penna, evidentemente per ragioni metriche. ** ‘Eccita’, ‘risveglia’. occupa solo metà del cosmo alla volta.
8 GIOVAN BATTISTA MARINO (?) INNI PROFANI 9 10 GIOVAN BATTISTA MARINO (?)
Muovon l’avversa e nociva Fortuna; Poich’esso è ’l massimo a tutte le cose, II*
I E tutti quelli Dei che son nell’acque Priego che verso me benevol venga
E quei che son ne l’etere sottile Ed a me assista con animo lieto. 50 Della Notte. Profumo di cose bruggiate **
[…]* E quei ancor che son celesti Dei Or che principio do a l’aspersione*
Priegone ’l tempo, e ’l gran corso de gl’anni Di questo sacrificio venerando O Notte, Dea che sei comun madre
E quei terrestri ch’abitan di sopra 30
E qual Dea ch’in noi muove allegrezza Chiamo Diana ch’abita in le vie, De gli uomini e de’ Dei, te solo canto,
Ne l’ambia* nostra bella amena terra
E quella che ci sveglia la beltade Celeste e terrestre, di croceo manto, Notte che sei di tutti genitrice
E quei che abitan sotto l’ampie cavi
E la bella crinita Dea Latona Ch’escita** la vita e gli defunti 55 Onde beltà dagli uomin sei chiamata,
E Semele la figliuola di Cadmo.
E la Dea Irinne di Venere Madre, 5 Fa respirare per vigor di Bacco, Odi beata e cerulea Dea, 5
Tutti li furiosi Dei del fuoco,
I Coribanti armati, e i sacerdoti Diana appresso lo potente Regno. Tutta crinita di fulgenti stelle:
Chiamo il vigor ancor, e l’Alba Dea 35
E la Dea Vesta, e i monti de’ Cabiri, A tutti sei gioconda e dilettosa,
E ’l gran Portunno piacevole e mite
I semidei potenti, e l’immortali Amica de la quieta e oscura notte,
E Nemese potente gran Regina
Figli di Giove, e ’l Dio del monte Ideo Perché sei madre del placido sonno
Da cui non può fuggir alcun mortale
E tutti quei ch’abitan in Cielo 10 E poni ’l banno alle gravose cure, 10
E ’l reale Esculapio buono amico.
E Mercurio che pe ’l suo sapere Onde tutti te voglion per amica.
Ne fu da Giove con onor distinto. E Pallade fanciulla incitatrice 40 Vieni ne lo splendor, quiete d’affanni,
Invoco ’l fuoco de la sacra legge, Al bellicoso Marte con furore Tu sola alli mortali apporti ’l sonno,
La antica notte, e ’l gran lume del giorno, Ed i folgori, e le quatrate parte** Guidi i cavalli, e lunga fa’ la notte.
La Fede, la Giustizia, ed il sincero 15 Che rendon il Mondo una valle tutto. Ed imperfetta*** Dea ancor tu sei, 15
Legislatore, ed ancora Saturno; La Madre invoco, e l’immortale Padre
E Pallade che tien ceruleo manto E la cornuta Luna Dea celeste; 45 * Nel volgarizzamento manca il primo inno della raccolta orfica (se-
E ’l grande Oceàno, e la sua figliuola; Ancora l’immortale Dio Adone condo nel caso si consideri inno l’invocazione a Ecate), a Prothyraia,
Artemide protettrice dei parti; se davvero l’autore ne fosse il Marino,
Il mondo tutto, e l’eccellente forza, E ’l temuto*** Giove principio e fine,
incarcerato in seguito alla morte causata da un procurato aborto di una
Il tempo eterno, e le rilucenti acque 20
giovane da lui ingravidata, l’assenza, altrimenti inspiegabile, potrebbe
De la trista palude de l’Averno * Per i solecismi e i dialettismi fonetici si veda quanto è detto nella
avere una motivazione psicologica e di opportunità piuttosto evidente.
E li placidi Dei. E la buona cura Nota al testo. ** Nel testo greco, ma anche nella sua versione latina, nei titoli si adotta
** Il passo è uno dei più intricati degli Inni : nel testo greco, oltre alla
Che tengon sopra noi tutti mortali una formula stereotipa, ‘profumo di …’ o più raramente ‘inno di …’,
neoformazione ‘tetrakìon’, rende oscuro il significato l’abbinamento dei
E quei ancora Dei tristi e crudeli tuoni (brontài ) a quattro parti del mondo specificate da un genitivo * È controversa tra gli esegeti degli Inni la collocazione dell’invocazione con l’indicazione dell’essenza da ardere; nel volgarizzamento parrebbe
che tale formula sia stata intesa solo a partire dal IV inno; in particolare
Che verso i miser uomini mortali 25 aulôn per il quale si è ipotizzato un riferimento ai quattro venti cardinali a Ecate, come conclusione del proemio o come inno a sé stante; nei
qui il titolo si allontana dall’originale che semplicemente recitava ‘Pro-
figurati spirare da quattro enormi colonne cave. Lo Scaligero rende il manoscritti che trasmettono il testo non è separata e anche lo Stephanus
fumo di Notte. Torce’, evidentemente riferendosi a un rito da svolgere
* Del proemio indirizzato in persona di Orfeo a Museo, sorta di pre- passo così: “Fulminaque atque arguta quadri modulamina Mundi”, il la edita come parte del proemio; egualmente nel nostro codice non nelle tenebre notturne.
ghiera rituale ed elenco degli dei invocati, manca il corrispondente dei che consuona nel volgarizzamento col passaggio dai tuoni ai “folgori”. c’è nessuna soluzione di continuità con i versi precedenti, ma l’invo- *** Come spiega il verso successivo, la Notte è “terrestre”, ctonia, quan-
primi diciassette versi; possiamo ipotizzare una lacuna di circa venti- ** Scritto in interlinea sopra “sacrosanto” cancellato con un tratto di cazione a Ecate è abbreviata di sette versi dell’originale. do in terra è giorno, “celeste” quando è lei a occupare il cielo: dunque
cinque versi nel volgarizzamento. penna, evidentemente per ragioni metriche. ** ‘Eccita’, ‘risveglia’. occupa solo metà del cosmo alla volta.