Table Of ContentPIER CARLO MASINI
Questa storia comincia albin domani dell'Unità
1 . - italiana e si conclude trentanni più tardi, poco
'
dopo il Congresso di Genova che sancì, a un
tempo, la definitiva nascita del partito socialista
e la non meno definitiva separazione tra anar
chici c socialisti. Airinizio, incontriamo il russo
Michele Bakunin che, al rumore della spedizio
ne dei Mille, progetta e realizza la sua fuga
dalla Siberia per correre incontro a Garibaldi
con un avventuroso viaggio intorno al globo;
alla fine, morto da quindici anni il Bakunin,
assistiamo alla lenta ma sicura ascesa, come teo
rico e come pratico della rivoluzione libertaria,
di uno dei suoi discepoli, il napoletano Errico Ma
latesta.
I/emersione deiranarchismo dal confuso im
pasto di democrazia c socialismo risorgimentali
e postrisorgimentali può considerarsi compiuta.
da Bakunin a Malatesta A favorirla hanno contribuito le estreme ten
sioni sociali nel paese, le persecuzioni dei gover
ni della Destra e della Sinistra, Fabbandono
della tattica rivoluzionaria da parte dei repub
blicani prima e dei socialisti dopo.
È una storia complessa, cui manca una conti
nuità organizzativa, a causa delle frequenti re
pressioni poliziesche e giudiziarie che frantu
mano dall5esterno il movimento anarchico, co
stringendolo alla clandestinità o agli esili; cui
manca anche una continuità ideologica, a causa
delle rotture interne tra insurrezionalisti ed evo
luzionisti prima, fra individualisti e. associ azio
nisti più tardi; cui non manca però una conti-
* nuità umana, propria sia a determinate perso
nalità che pur nelle più avverse condizioni sono
pronte a ricominciare da cape], sìa a gruppi che
a f-iì? rf|-|C3l Hi IXi.T Mif»tf■ UWutl
ininterrottamente si rianimano e si riannodano.
Un ruolo importante in tal senso assumono i
giornali che spuntano qua e là per la Penìsola
come voce della protesta spontanea.
Alle molte storie generali deiranarchismo - da
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M
alfattori quelle fondamentali di Max Nettlau a quella
- <* ■- — " RIVISTA A N ARCHILA
Hi»' ffÌtÌVE?SÀìÌÉ:
STORIA
DEGLI ANARCHICI ITALIANI
DA BAKUNIN A MALATESTA
(1862-1892)
PIER CARLO MASINI
Storia
degli anarchici
italiani
DA BAKUNIN A MALATESTA
(1862-1892)
AVVERTENZA
Questa « Storia degli anarchici italiani da Bakunin a
Malatesta» è anche un contributo alla storia d’Italia nel
primo trentennio dopo l’Unità. Il libro si apre nel 1862,
all’indomani della spedizione dei Mille, con la fuga di
Bakunin dalla Siberia, e si chiude nel 1892, all’indomani
del congresso di Genova che segnò la definitiva rottura
fra anarchici e socialisti nel movimento operaio, con la
nascita del partito socialista: da quel momento i socia
listi si avviarono sulla strada legale delle riforme, del
l’organizzazione di partito, della conquista dei pubblici
poteri, mentre gli anarchici continuarono pregiudizial
mente e programmaticamente a mantenersi al di fuori
dello stato, della sua politica, delle sue istituzioni, affi
dando la protesta libertaria all’azione diretta delle mas
se e alla spontanea iniziativa individuale.
Di qui la ragione storica per fermarci al 1892, alla
quale si aggiunge una ragione tecnica: infatti per una
compiuta ricostruzione del convulso periodo successivo,
fra reazioni e attentati, manca ancora quel complesso di
studi preparatori, dì ricerche d’archivio, di monografìe
che invece abbiamo potuto vantaggiosamente tener pre
senti per questo lavoro. Per offrire tuttavia al lettore una
guida alla conoscenza della storia dell’anarchismo nei
decenni successivi, abbiamo inserito in appendice una
cronologia essenziale che segue le principali vicende de
gli anarchici italiani fino ai nostri giorni. Ci auguriamo,
non appena gli archivi italiani e stranieri, pubblici e pri
vati, saranno resi più largamente accessibili, e nello stes
so tempo le ricerche particolari avranno avuto un ulte-
7
riore approfondimento, di poter proseguire questa sin
tesi storica fino a tempi a noi più vicini.
Abbiamo poi raccolto una serie di documenti ine
diti o rari o ignorati, scelti non tanto secondo un criterio
di appoggio al testo quanto per mettere il lettore a di
retto contatto con il linguaggio, i problemi e il costume
dell’anarchismo italiano. La raccolta inoltre arricchisce
e prolunga nel tempo il nostro documentario iniziato
con la pubblicazione degli atti della Federazione Ita
liana dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori
(1871-1880), delle carte della commissione di corrispon
denza di quella organizzazione (1872-1874), delle carte
dei fratelli Ceretti, delle lettere dirette da vari corrispon
denti a Anna Kulisciov e a Andrea Costa, ecc.
Questo libro oltre ad essere una obbiettiva esposi
zione di fatti e di idee, al di là di ogni intento celebrativo
o polemico, intende anche mostrare un reperto politico-
sociale di straordinario interesse scientifico e umano. Il
nostro discorso non si pone perciò su un puramen
te rievocativo, ma vuol offrire, almeno nelle intenzioni,
una chiave per intendere certi fenomeni
Il movimento degli anarchici italiani, raccoltisi un
secolo fa attorno alla bandiera della «liquidazione so
ciale » cioè di una rivoluzione radicale che riputava la
conquista del potere e la sua gestione, invano combat
tuti e perseguitati, dispersi ed esiliati dai poteri costituiti,
sottoposti a pressioni esterne e interne, a dissidi e a pole
miche nella ricerca di una «purezza» rivoluzionaria, è
pervenuto fino a noi in una continuità di pensiero e di
lotta che ne vede riaffiorare in forma confusa i moventi
e i metodi. Dì qui i ricorrenti ritorni di fiamma libertaria
all’interno del movimento socialista, il persistente riemer
gere di tendenze anarco-sindacaliste nelle organizzazioni
operaie, la rivendicazione antiautoritaria dei giovani nel
la famiglia, nella scuola e nelle strutture della società.
p. c. M.
Bergamo, 1° gennaio 1969
I
UN RUSSO DA IRKUTSK A ISCHIA
(1861-1867)
Mi trovavo nella capitale della Siberia Orientale, a Xr-
kutsk, al tempo della memorabile campagna di Garibaldi in
Sicilia e a Napoli, Ebbene posso affermare che tutta la gente di
Irkutsk, quasi senza eccezione, mercanti, artigiani, operai, per
fino i funzionari, prendevano appassionatamente le parti del li
beratore contro il re delle due Sicilie, fedele alleato dello zar!
La posta arrivava allora a Irkutsk due volte alla settimana, il
telegrafo ancora non esisteva; e bisognava vedere con quale ac
canimento si arraffavano i giornali e con quale entusiasmo si
festeggiava ogni nuova impresa del generale liberatore! Negli
anni 1860-63, quando il mondo rurale russo era in profonda
agitazione, i contadini della Grande e della Piccola Russia at
tendevano rarrivo di. Garibaldov, e se si domandava loro chi
egli fosse, rispondevano : È un grande capo, l'amico della po
vera gente, e verrà a liberarci »}
Irkutsk, uno dei luoghi più freddi del mondo, lontano
seimila verste, circa seimilaquattrocento chilometri, da
Pietroburgo, era allora una città di venticinquemila
abitanti, importante presidio militare, nodo dei commer
ci carovanieri fra la Siberia e la Cina, domicilio coatto
per i più pericolosi oppositori del regime zarista. Fra
questi era colui che ci ha recato la fresca testimonianza,
poco sopra riportata, sulFeco che in quella terra lontana
e in queireterogeneo ambiente di pionieri e di sradicati
1 II brano è tratto da un manoscritto dì Michail Bakunìn, datato Lo
camo, 7 gennaio 1872 e pubblicato in Michel Bakouniti* et VItalie. 1871-
1872. Textes étahlis et annotés par Arthur Lehning. Deuxième parile. La
Première Internationale en Italie et le conflit auec Marx. Ecrìts et ma-
teriaux, Leiden, E. J. Brlll, 1963 (p. 190).
9
ebbe la spedizione dei Mille. Si chiamava Michail Ba-
kunin 2.
Dopo il fallimento delle rivoluzioni democratiche del
1848-49 l’Europa attraversò un periodo di conservazione
e di stasi che richiamava alla mente i tempi tristi della
Restaurazione. Le due guerre degli anni cinquanta -
quella anglo-franco-turco-piemontese contro la Russia e
quella franco-piemontese contro l’Austria - sebbene di
rette contro i due maggiori centri di autocrazia e di ti
rannide in Europa, si risolsero entrambe in un riconsoli
dato equilibrio diplomatico e dinastico. L’impresa di
Garibaldi fu invece il fatto grandioso, inaspettato, fanta
stico, che dette uno scossone all’opinione pubblica euro
pea, rilanciò l’iniziativa popolare, riavviò il moto di libe
razione nazionale e democratica. In quella Europa delle
Potenze, tutta coperta dalle sacre insegne della sovranità
statale, un migliaio di volontari, anzi di fuorilegge, con
2 Michail Alcksandroviò Bakunin era nato Y8 maggio 1814 a Prja-
muchino, un villaggio del distretto dì Torzhok, nel governatorato di Tver
(Fattuale Kalinin), a circa cinquanta chilometri a nord-ovest di Mosca, di
nobile famiglia (il padre era stato fino a 35 anni in diplomazia e — cir
costanza da segnalare — addetto alle legazioni russe di Firenze, Napoli
e Torino negli ultimi anni del Settecento). Seguita la scuola di artiglieria
a Pietroburgo, dopo una breve esperienza di ufficiale abbandonò la car
riera e si dedicò agli studi filosofici, frequentando i più vivaci circoli
letterari di Mosca e stringendo amicizia con Stankevich, Herzen e Ogarev.
Attratto dalla filosofìa tedesca, nel 1840 si reca a Berlino. Da questo
momento ha inizio la sua peregrinazione intellettuale attraverso gli am
bienti radicali di tutta Europa, da Berlino a Dresda (dove conosce Arnold
Ruge e Georg Herwegh), poi a Zurigo (ove entra in relazione col Weitfing
c col Bccher), a Bruxelles, a Parigi (incontri decìsivi con Marx e con
Proudhon). La rivoluzione del 1848 lo trova già impegnato politicamen
te, con una condanna in contumacia alla deportazione a vita* Si muo
ve continuamente da Francoforte a Colonia, da Praga, dove prende par
te al Congresso slavo (giugno 1848) stabilendo rapporti con rivoluziona
ri polacchi, tedeschi, cechi, a Dresda che lo vede protagonista (insieme
a Richard Wagner) della insurrezione del maggio 1849. Arrestato e con
dannato a morte, ha commutata la pena capitale nell'ergastolo. Ma, con
segnato alFAustria è nuovamente condannato a morte per la sua compli
cità nelle cospirazioni di Praga. Commutata nuovamente la pena in car
cere a vita, viene consegnato alle autorità russe che lo rinchiudono prima
nella fortezza dei SS. Pietro c Paolo, poi in quella di Schlusselburg. Vi
restò sei anni in completo isolamento finché, per le insistenze della fami
glia e per le sue reiterate istanze all3imperatore, venne deportato a vita
in Siberia, prima a Tomsk e poi a Irkutsk.
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un potere iniziale circoscritto ai due mercantili su cui
erano imbarcati, prese il mare, mosse con ardite opera
zioni militari alla conquista di un regno, passò di vittoria
in vittoria con una marcia di settecento chilometri : ecco
un evento rivoluzionario che sconvolgeva e soprattutto
sconsacrava il vecchio ordine europeo.
Si comprende perché, fin nella remota Irkutsk, si sia
no avute commozione e speranza e perché» davanti alla
ripresa del moto democratico,¿tóÌichailcBakunxjJ, ^nostro
t^tìmone, abbia avvertito un ffffifiito, 'ima nuova irre
quietezza,"una gran voglia di fuggire. Evadere da Irkut-
sk, tornare in Europa, .rituffarsi nell’azione interrotta nel_
1849, malgrado dodici anni di più sulle spalle (dodici
"anuTcKe" contavano^per ltrenta), malgrado i segni che i
patimenti avevano scavato nel fisico gigantesco ma me
nomato, malgrado il legame coniugale da poco contratto
con la giovane figlia di un confinato polacco3: ecco
l’assillo di Bakunin.
Riuscì a farsi accogliere in una missione ufficiale che
scendendo lungo il fiume Amur si recava a Nìcolaevsk,
alla sua foce. Giunta l’imbarcazione sul mare di Okhot-
L 4%^
sk, chiesto e ottenuto un breve permesso, ne approfittò
per spostarsi più a sud, fin,, quando- rmscì a salire su un
battello in partenza per ih „Giappone, poco aperto al-
rOcciderfteTTTSrHakbHafeliYokohama, poi con una na-
ve americana fino a S. Francisco, di qui per mare fino a
Panama. Attraversato l’istmo con la diligenza, riprese di
nuovo il mare per New York e, imbarcatosi a Boston, ar
rivo il 27 dicembre 1861 a Londra^'via Liverpool. Era
partito da Irkutsk ai primi dTgiùgno.
La notìzia della fuga ebbe larga risonanza anche in
a Antonia, figlia del democratico polacco Saverio Kvlatowsky^ era nata
nel 1839 ed aveva al momento del matrimonio circa venti anni, venticinque
meno di Bakunin. Dal matrimonio nacquero tre figli : Carlo (Ginevra
1868 - ivi 1943), Sofia (Orseima, presso Locamo 1870 - Napoli 1956) e
Marussia (Krasnoiarski, in Siberia 1873 - Napoli 1960). Dopo la morte
di Bakunin, Antonia sposò Vinternazionalista napoletano Carlo Gambuzri,
uno dei più stretti collaboratori del marito. Morì a S. Giorgio a Cremano,
presso Portici, il 2 giugno 1887.
il
Italia, dove il nome di Bakunin non era del tutto
sconosciuto4. Nel gennaio 1849 il giornale della Repub
blica Romana II Contemporaneo, ispirato da Ciceruac-
chio, aveva pubblicato una traduzione dell’appello di
Bakunin agli slavi, lanciato nell’ottobre 1848 dal minu
scolo principato germanico di Anhalt-Coethcn, dove
l’autore, bandito dagli altri paesi d’Europa, aveva trova
to temporaneo rifugio5. Nel maggio 1851 era uscito
(stampato a Nizza, che allora faceva,parte^el Regno di
■ Sardegna) l’opuscolo di AleksandiTHerzenjDu dévelop-
pement des esrmeévólutionnaìres, che aveva avuto larga
"eco in Italia* e sulle cui pagine Bakunin veniva presen
tato come « un pensatore profondo, ardente propagandi
sta, uno dei più arditi socialisti», in procinto di essere
consegnato dalla polizia austrìaca a quella russa e quindi
già condannato alla deportazione in Siberia, ove andrà
« a stringere la mano a quei vecchi gloriosi » - i decabri
sti - colà esiliati dal 1826. Poco tempo dopo, da un gior
nale di Nizza venne addirittura dato Sfalso, annuncio
della morte di Bakunin nella fortezza di
ScKlussemburg7. Un anno dopo un giornale di Torino
pubblicava la fantastica notizia di una visita dello zar a
Bakunin in prigione8. Nel 1860 Gabriele Rósa nel suo
opuscolo La Russia e V Oriente ricordava che a Irkutsk
i Si ricorda che nel terzo volume delle Carte segrete e atti ufficiali
della polizia austriaca in Italia dal 4 giugno 1814 al 22 marzo 1848 (Ca
polago - Torino, Tipografia Elvetica - Libreria Patria, 1852, pag* 336)
si trova un accenno al discorso per la Polonia tenuto a Parigi da « certo
Bakounìne, rifugiato politico russo ».
* Michele Bakunin agli Slavi, in € II Contemporaneo » (Roma) del 9
e del 25 gennaio 1349. lì testo c ripreso da La Reforme» (Parigi), con
una breve nota di presentazione tratta dallo stesso giornale.
Gfr, sull’argomento F. Venturi, Esuli russi in Piemonte dopo il *48,
Torino, Einaudi, 1959, pp* 58-75. In un articolo apparso su « 11 Progres
so » di Torino del Io agosto 1851, come recensione dell’opuscolo dì Her
zen, si incontra un riferimento ^ al socialista Bakounine che ora sconta
in una fortezza austriaca la nobile audacia de1 suoi pensieri e la energia
del suo carattere ».
7 ^ L’Avenir de FTìce » del 31 ottobre 1851. Gfr* F* Venturi, Esuli
russi in Piemonte dopo il *48, cit», p, 75.
6 <L Journal de Turin » del 5 aprile 1852, Gfr. F. Venturi, Esuli nmt
in Piemonte dopo il *48, cit.5 p. 75,
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si trovava ancora in esilio « il rinomato repubblicano
Bakunin9 ».
Si spiega così come l’avventurosa fuga di Bakunin ab
bia suscitato in Italia un vivo entusiasmo, di cui si rende
interprete il giornale democratico milanese L’Unità Ita
liana, traducendo dal Kolokol [La Campana] di Lon
dra un saluto di Herzen al suo vecchio compagno :
Bakunin è a Londra. Bakunin, sepolto nelle casematte, perdu
to nelle solitudini della Siberia Orientale, riapparve vigoroso e
fresco in mezzo a noi, redìvivus et ultor, direbbe Emiliano Pu-
gacev, se risuscitasse. Ma né Bakunin né noi abbiamo sete di
vendetta. Bakunin ritorna fra noi con raddoppiato amore per
la nazione russa, coll’indomabile energia della speranza, e con
forze che la fresca, giovane e sana Siberia ha ritemprato I0.
Il giornale milanese riprendendo sempre dal Kolokol
conferma che fu l’interesse per le vicende italiane a far
decidere Bakunin alla fuga :
Un fremito di vita nuova percorse la Russia nel 1860. L’Au-
sriTa~sTnSrava sconfitta e lo stendardo itahmTTsventblava su
Milano. Bakunin ci descrive l’avidità con cui egli, in Irkutsk,
tendeva dietro a Garibaldi che, sulla penisola, combatteva le
battaglie della libertà! Rassegnarsi alla parte di spettatore,
martire in così lontano esilio, all’età di 47 anni e nella pienezza
del vigore, era troppo per lui...
Giuntela Londrà Bakunin prende subito contatto con gli
esuli italiani, soprattutto con Mazzini e Saffi, e si preoc
cupa'flUéfltfàrs ffi relazione con Garibaldi.' Per questo
incarica" suo~frateìlo Aleksandr di recarsi in Italia dal
9 La Russia e VOriente, Studtì storici politici di Gabriele Rosa> Milano
Tip. Vallardìj 1860, p. 65.
wBakunins in «: L'Unità Italiana» (Milano) del 24 gennaio 1862.
Lo scritto fu probabilmente tradotto in italiano da Maurizio Quadrio che
era un buon conoscitore della lìngua russa. L’originale, intitolato M, A.
Bakunin e firmato I-z (Iscander), pseudonimo di Herzen, apparve su « Ko
lokol» del 18 gennaio 1862.
Anche Mazzini nell*articolo La Russia, Alla redazione dell'Unità Ita
liana (cfr. & L'Unità Italiana » del 25 marzo 1862) accenna alla fuga dì
Bakunin dalla Siberia e riferisce delbarresto dei suoi fratelli Nicolai e
Aleksei, accusati di aver sottoscritto un appello allo zar.
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