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IPARTIMENTO DI ILOSOFIA E ENI ULTURALI
CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN SCIENZE FILOSOFICHE
Tesi di Laurea
PENSARE OLTRE L'IDENTITÀ
ONTOLOGIA DEL DIFFERENTE TRA
THEODOR W. ADORNO E GILLES DELEUZE
Relatore
Prof. Lucio Cortella
Laureanda
Valentina Simeoni
Matricola 813280
Anno Accademico
2011 – 2012
3
INDICE
Introduzione 5
Metodologie 5
“Adorno e Deleuze” 11
I. Il pensiero e la sua immagine 19
1. Concetto e pensiero 19
2. Concetto e rappresentazione 25
3. Contro il pensiero identificante: “logica della disgregazione” e primato
dell'oggetto 34
4. Pensiero senza immagine e simulacri: l'istanza trascendentale in Deleuze 44
5. Pensare il non-identico, ovvero antiplatonismo? Sul “materialismo senza
immagini” di Adorno 50
II. Il soggetto e la sua identità 59
1. Adorno e la critica della totalità: soggetto e individuo 59
2. Deleuze: Uno e molteplice, Molteplicità e Singolarità 71
3. Dall'Uno all'Univoco: l'idealismo di Deleuze 80
4. Costellazione e rizoma 81
5. Contro il soggetto identico 88
III. Il pensiero e la sua origine 95
1. Premessa: nota sul concetto di origine 95
Excursus: “La metafisica deve saper desiderare” 106
2. Minima moralia e L'anti-Edipo: una teoria del desiderio 113
3. Fabbrica del desiderio e industria culturale. Desiderio e repressione 131
4
IV. Ontologia del differente e del possibile 139
1. Dialettica negativa e anti-dialettica. Contro l'idealismo del pensiero 139
2. Differenza e contraddizione 151
3. Oggetto ed evento, costellazione e Idea 157
4. Ripetizione e anamnesis 169
5. Mimesis e differenza 178
V. Prassi politica e critica della società 185
1. Una filosofia critica tra utopia e ripetizione 185
2. Etica dell'oggetto ed etica dell'evento 201
3. “Deriva” estetica? L'arte come conoscenza e come creazione 207
Bibliografia 217
5
Introduzione
Non sono le somiglianze, ma le differenze che si assomigliano.
C. Lévi-Strauss
Metodologie
Theodor W. Adorno e Gilles Deleuze sono due pensatori che per molti versi si
collocano reciprocamente agli antipodi della riflessione filosofica. L'imprescindibile
sfondo di riferimento di Adorno è infatti il pensiero moderno, con particolare attenzione
a Kant e a Hegel, e sebbene l'oscillazione incessante tra questi ultimi sia mossa da un
approccio profondamente critico nei confronti di entrambi, il suo intento resta comun-
que quello di inscriversi entro la cornice dei temi e delle problematiche da essi suscitati.
Deleuze invece, in perfetta linea di continuità con Nietzsche, procede a una radicale de-
costruzione delle dinamiche classiche secondo cui le questioni filosofiche sono state
storicamente strutturate e affrontate: non si tratta, nel suo caso, di criticare gli esiti kan-
tiani o hegeliani per sfruttarne comunque l'impianto filosofico di base, facendolo “fun-
zionare” diversamente grazie all'interazione con nuove istanze, bensì di disfarne i pre-
supposti fondamentali al fine di creare altre questioni, altri percorsi, altre soluzioni, an-
che se ciò naturalmente non significa che Deleuze prescinda dal confronto con la storia
della filosofia, che al contrario è fitto e diversificato, anche da un punto di vista polemi-
co. Se l'ascendenza nietzscheana è un tratto comune a entrambi ed emerge nell'approc-
cio potentemente critico nei confronti della società e del pensiero moderni, è altrettanto
certo che, a partire da questa generica origine comune, Adorno e Deleuze elaborino me-
todi ed esiti che non solo sottolineano aspetti diversi della stessa filosofia di Nietzsche,
ma che li mediano e li integrano con istanze tra le più diversificate. Se infatti Adorno è
certamente più propenso a recuperare lo “spirito” critico della filosofia nietzscheana,
ponendolo come base per l'elaborazione di una teoria critica della società di stampo dia-
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lettico, Deleuze ne privilegia invece lo scenario ontologico, riprendendo dunque gli ele-
menti del divenire, dell'eterno ritorno, della volontà di potenza, accostandoli ai temi e ai
concetti tipici dello strutturalismo francese.
Adorno è quindi un filosofo che si colloca in perfetta linea di continuità con il
pensiero moderno, innanzitutto se si considera quella che è la direttrice privilegiata se-
condo cui è articolato il suo pensiero, ossia la questione del rapporto tra soggetto e og-
getto e della mediazione tra particolare e universale: egli è pertanto un filosofo fonda-
mentalmente classico. Deleuze, al contrario, cerca in ogni modo di scompaginare e di ri-
plasmare contesti e metodi classici della filosofia, intrecciandone reciprocamente le tra-
dizioni più disparate e apparentemente incommensurabili: la sua «filosofia dell'evento»
è questo tentativo di tessere assieme voci differenti per dar corpo a una filosofia del di-
venire e delle molteplicità, che si propone esplicitamente di prescindere dal riferimento
alle figure del soggetto e dell'oggetto. Anzi, Adorno è forse fin troppo classico per il
procedimento critico che intende attuare, poiché il suo ancoraggio a queste figure con-
cettuali, che di certo risultano radicalmente trasformate a livello qualitativo ma che, non
di meno, erano prima sovraccariche di presupposti acritici e di significati ipostatizzati,
rende difficoltosa la tematizzazione di un pensiero che si vuole critico tout court, tanto
nei confronti della prassi quanto nei confronti di se stesso. Deleuze presenta invece il
problema opposto, ossia quello derivante dalla radicale messa in discussione di tutti i
canoni filosofici, teso tuttavia non a sancire una fine della filosofia, ma, viceversa, a
creare per essa nuovi «spazi-tempo», nuove possibilità ancora impensate, nuovi incontri
a venire: qui pensare significa appunto «produrre una nuova e diversa distribuzione de-
gli esseri e dei concetti»1, non condurre una critica degli esseri e dei concetti già esi-
stenti.
Dunque l'intento del presente lavoro non è quello di proporre la tesi secondo cui
esisterebbe, come già consolidata, l'elaborazione di una filosofia che accomuni Adorno
e Deleuze. Al contrario, l'esigenza primaria è paradossalmente quella di insistere sul
profondo e insopprimibile scarto che divide i due filosofi affermando la radicale diver-
genza delle loro prospettive, delle loro provenienze filosofiche e delle tradizioni entro
cui ciascuno si inscrive. Non esiste alcun esplicito progetto comune che possa consenti-
re di trattare un'ipotetica quanto improbabile filosofia di “Adorno e Deleuze”. Di più,
1 P. Gambazzi, 2011, p. 8.
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non solo essi “fanno filosofia” diversamente, sfruttando strutture ontologiche e gnoseo-
logiche non sovrapponibili e, anzi, spesso del tutto autonome e reciprocamente alternati-
ve, parlando linguaggi polivoci, che reinterpretano e qualificano ogni volta a modo pro-
prio; in realtà non esiste nemmeno un metalivello sul quale si svolga un confronto diret-
to tra Adorno e Deleuze, metalivello dove sarebbe possibile intersecare, prendendo le
mosse da una loro esplicita intenzione, le differenti prospettive che incarnano. Non c'è
mai stato, infatti, un dialogo tra il filosofo della Teoria Critica francofortese e quello che
resta uno dei più fecondi esponenti dello Strutturalismo francese. Entrambi mantennero,
ciascuno da propria parte, fitti contatti con l'ambiente filosofico e intellettuale loro con-
temporaneo, sia da un punto di vista improntato all'attiva collaborazione – paradigmati-
co è il rapporto che Adorno instaurò con il pensiero di Walter Benjamin o quello che
legò Deleuze alla psicoanalisi strutturalista, ad esempio alla figura di Jacques Lacan –
sia, viceversa, secondo un approccio in cui l'interesse verso un altro pensiero o un altro
autore prese invece una piega di tipo polemico-critico – basti qui pensare al continuo ri-
tornare di Adorno su di un'approfondita analisi dell'ontologia heideggeriana, con tutte le
sue figure e implicazioni, anche di carattere storico2.
Adorno e Deleuze sfuggono tuttavia a questa possibilità, dal momento che tra di
essi non ha avuto luogo alcun tipo di incontro, neanche delimitato a una possibile vici-
nanza di aspetti estremamente specifici del pensiero dell'uno o dell'altro, né declinato
nella forma di un contrasto concretizzato in eventuali disamine critiche dell'opera altrui.
Ciò significa che non è nemmeno consentito interpretare la loro reciproca differenza nel
senso di un'opposizione in cui si avversino direttamente, giungendo da punti di vista
dissonanti a un comune luogo di scontro. In tal modo sarebbe infatti presupposta una
convergenza preliminare circa le esigenze che essi ascrivono al pensiero filosofico, circa
i percorsi attraverso cui quest'ultimo si sviluppa e le sollecitazioni che ne definiscono le
tematiche caratterizzanti: convergenza che semplicemente non c'è. E' per questo che an-
che dal confronto di nodi tematici apparentemente costituiti secondo contrapposizioni
insanabili non emerge, in realtà, quella che potrebbe essere considerata come un'opposi-
zione diretta e puntuale tra Adorno e Deleuze, poiché i temi dell'accostamento non sono
i medesimi. Anche le differenze fondamentali, e di fatto incomponibili, che dividono i
2 Per un'introduzione alla complessa questione del rapporto Adorno-Heidegger si veda ad esempio L.
Cortella, A. Bellan, Adorno e Heidegger. Un'introduzione, saggio di apertura a L. Cortella, M. Rugge-
nini, A. Bellan, (cura), 2005, pp. IX-XVIII.
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due autori restano più simili a elementi eterogenei che si collocano su direttrici paralle-
le, piuttosto che rappresentare punti di confronto diretto su cui non si sia raggiunto nien-
te di più che una discordanza esplicita. Quei confronti, interpretati come contrapposizio-
ni, vedono in realtà disporsi, ad esempio, il pensiero dialettico-negativo adorniano non
contro, ma accanto rispetto alla scelta radicalmente antidialettica di Deleuze; l'attesta-
zione moderno-illuministica sull'individuo concreto – associata alla fede nella sua salva-
zione – accanto al dissolvimento strutturalista della soggettività – associata alla formu-
lazione di un concetto di singolarità impersonale e pre-individuale; la penetrazione gno-
seologica di una realtà consistente in sé, attuata attraverso tutto il dispiegamento della
«fatica del concetto», accanto al pieno potere costitutivo di un pensiero che è volontà di
potenza e di creazione.
E' del tutto evidente che tra Adorno e Deleuze non vi è accordo possibile su que-
ste strutture, e, tuttavia, la radicale differenza che passa tra il pensiero dalla forte pretesa
teorico-critica di Adorno e il pensiero “pratico” dalla valenza attiva e creatrice cui si ri-
ferisce Deleuze non è necessariamente esprimibile nei termini di una semplice e sterile
contrapposizione immediata. Quella differenza può naturalmente essere interpretata an-
che in quest'ultimo senso, dal momento che permane un'oggettiva e consistente diver-
genza tra i due percorsi, ma, come ha scritto Deleuze, è anche possibile che il differire
non sia forzatamente esaurito nelle opposizioni dialettiche3: che dunque esso non rap-
presenti una contraddizione, ma che sia in se stesso la funzione ontologica fondamentale
dell'«essere del divenire». Anche il riconoscimento della differenza che attraversa per
intero un qualsiasi accostamento tra il pensiero di Adorno e quello di Deleuze potrebbe
pertanto essere inteso, “al di qua” di un'acritica quanto ovvia incompatibilità stringente,
non come un ostacolo per la riuscita di quell'accostamento ma come la premessa per at-
tuarne il tentativo.
Il senso di questo lavoro è allora quello di tener ferme tutte le radicali differenze
che passano tra la filosofia adorniana e quella deleuziana, costruendo proprio su tale dif-
ferire incessante un'interazione costruttiva, e non ridotta a un confronto sterile; afferma-
tiva, e non esaurita nella constatazione della contrapposizione; e, in molti casi, anche
3 «La differenza non presuppone l'opposizione, è vero piuttosto che l'opposizione presuppone la diffe-
renza e, lungi dal risolverla, cioè dal condurla sino a un fondamento, tradisce e snatura la differenza.
Non soltanto si dice che la differenza in sé non è “già” contraddizione, ma che non si lascia ridurre e
portare alla contraddizione; perché questa è meno profonda, e non più profonda, della differenza» (G.
Deleuze, 1968, tr. it. p. 73).
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un'interazione che risulti ulteriore rispetto alle intenzioni di ciascuno, attraverso un uti-
lizzo trasversale dei concetti che contamini reciprocamente, in alcuni punti di interesse e
di oggettiva sincronia, due nuclei teoretici che, se isolati, restano in sé autonomi e diffe-
renti. Come già sottolineato, un paragone onnicomprensivo e puntuale resta infatti inat-
tuabile, ed è anzi proprio a seguito di una simile pretesa di somiglianza assoluta che di-
viene del tutto impossibile qualsiasi interazione tra pensieri così diversi. Sebbene anche
qui la forma degli accostamenti tematici resti spesso quella del confronto, il senso di un
lavoro su Adorno e Deleuze non può in alcun modo risolversi in una mera comparazione
fondata solo su assonanze esteriori, peraltro scarsissime, che non andrebbero infatti al di
là della constatazione di un'incompatibilità generale e insormontabile. A questo proposi-
to, un esempio su tutti è rappresentato dalla centralità che in entrambi assume la figura
del concetto, elemento da cui prende avvio questo lavoro e su cui si concentra gran parte
della riflessione teoretica tanto di Adorno quanto di Deleuze. Il concetto è però conside-
rato in sensi radicalmente opposti dai due autori, ossia come motore della reificazione
attuata dall'identifizierendes Denken – secondo Adorno – e come struttura di produzione
creativa della realtà – secondo Deleuze –, risultando così in prima battuta completamen-
te impossibile la costruzione di un nucleo tematico condiviso su questo punto. In realtà,
oltre l'incompatibilità immediata, Deleuze riscontra la presenza di una struttura del tutto
simile a quella del concetto: la rappresentazione è infatti a suo avviso uno strumento
teorico “reificante”, in quanto avverso alla molteplicità e alla differenza del reale, non-
ché fondato sul primato del principio di identità. Qui Adorno e Deleuze pensano la stes-
sa cosa, con la medesima struttura e la medesima funzionalità, semplicemente designan-
dola con nomi diversi.
A livello metodologico, il vero punto della questione è allora che una forzatura
sul piano degli accostamenti tematici svolta secondo la struttura del confronto può sem-
pre funzionare, a patto però che in nessun caso essa si risolva in una successione di vuo-
te relazioni immediate: in altri termini, anche il confronto più esteso e stringente è dav-
vero un'interazione riuscita solo se non si esaurisce nel riscontro di una totale uguaglian-
za, di per sé sterile e inconcludente quanto la constatazione di un'assoluta incompatibili-
tà derivante dall'improbabile accostamento dei temi o degli autori più lontani e disparati.
Si tratta, piuttosto, di far reagire un pensiero con l'altro in senso costruttivo e ulteriore
rispetto ai limiti originari che li caratterizzano: è partendo da questo sguardo attento alla
finitezza e alla specificità di ogni riflessione filosofica che diviene possibile un'interse-
10
zione di prospettive differenti, che, a sua volta, consenta di penetrare in quella finitezza
e in quella specificità muovendo da uno sguardo altro, non endogamico, non ipostatizza-
to, non assoluto. Il senso di ogni confronto dovrebbe essere quest'apertura all'alterità che
permetta di scorgere in modo più approfondito e perspicace le peculiarità, le intuizioni, i
limiti, le problematiche irrisolte di ogni pensiero.
Sperimentare raffronti inediti non implica tuttavia quello che potrebbe essere
considerato come una sorta di arretramento riguardo a quantità e qualità del confronto.
Nello specifico, anche se Adorno e Deleuze si presentano come due filosofi estrema-
mente eterogenei ciò non significa che al tentativo di costruire un loro incontro risponda
una “pretesa debole” del pensiero, che, data la difficoltà di collocarli in linea di conti-
nuità, si limiti a inscrivere entrambi entro una generica «filosofia della differenza» se-
condo la quale al fondo del reale vi sarebbero una non identità e una molteplicità ine-
sauribili. Ciò è da un lato indubbiamente vero per entrambi, poiché di certo rilevano l'o-
riginarietà del non identico e della differenza. Tuttavia, dall'altro lato, questa medesima
considerazione risulterebbe anche non vera: Adorno ad esempio non consentirebbe a
una riformulazione dell'ontologia a partire da un qualsiasi altro primato dopo la caduta
di quello dell'identità, nemmeno se questo fosse il primato del differente4; Deleuze, da
parte sua, scorge invece la presenza di una forte matrice ontologica che riporta il cuore
della riflessione non sul reale che differisce, ma sulla potenza di differenziazione, sulla
Differenza in sé. Entrambi evidentemente intrattengono un rapporto privilegiato con la
differenza e con la non identità, ma in modi completamente diversi. Capire come si arti-
coli la differenza che passa tra l'uno e l'altro, e in quale misura essa li tenga anche insie-
me, è il senso del presente lavoro. L'intento non sarà dunque quello di trovare una pro-
spettiva univoca ed esaustiva che accomuni i due filosofi, anche perché questa, per fun-
zionare, risulterebbe così generica da essere insignificante. Il proposito è piuttosto quel-
lo di costruire delle costellazioni entro le quali alcuni elementi del pensiero dell'uno e
dell'altro possano interagire: dal momento che il dialogo Adorno-Deleuze non è mai av-
venuto realmente, e quindi non si è potuto declinare in una forma precisa, diviene tanto
più interessante costruire delle prospettive in cui, mantenendo ciascuno la propria speci-
ficità e la propria irriducibilità, rivelino anche i motivi di forte assonanza che ricorrono
nel pensiero di entrambi, innanzitutto la delineazione di un pensiero ontologico avverso
4 Th.W. Adorno, 1966-67, tr. it. p. 124.
Description:re di trattare un'ipotetica quanto improbabile filosofia di “Adorno e Deleuze”. Di più, teorico-critica di Adorno e il pensiero “pratico” dalla valenza attiva e tari306. Se per Deleuze questa dialettica è aproblematica, nel senso che