Table Of Content«Mi duole dovervi informare che non
credo nella Bibbia come rivelazione
divina, e pertanto nemmeno
in Gesù Cristo come figlio di Dio».
Darwin era credente? il padre della teoria dell’evoluzione
si riteneva ateo, agnostico o forse teista? E la diceria
secondo la quale si sarebbe convertito in punto di morte?
L’argomento - come sottolinea il curatore Telmo Pievani -
suscita da sempre grande attenzione, come se dalla risposta
a queste domande dipendesse la compatibilità tra la visione
evoluzionistica e le prospettive di fede.
Spaziando dalle conversazioni con gli amici Asa Gray
e Joseph Hooker a quelle con il vecchio parroco di Down,
le trentadue lettere qui raccolte, in larga misura inedite,
svelano le riflessioni piu intime del naturalista inglese,
che, con il piglio sincero e intimo di una confessione,
ci racconta quali furono i suoi tormentati pensieri
su teismo e agnosticismo.
Traduzione e note di Isabella C. Blum.
Di CHARLES DARWIN (1809 -1882) Einaudi ha pubblicato
Viario di uh naturalista intorno al mondo, Autobiografia, L'origine
delle specie. Abbozzo del 1841, La variazione decjli animali
e delle piante allo stato domestico.
In copertina: Stefano Faravelli, La rivincita di Zenone, tempera su carta, 2000.
Progetto grafico: 4óxy.
tzl Classici
ISBN 978-88-06-21423-4
€ 9,00 9 788806 214234
© 2013 Giulio Einaudi editore s.p.a.» Torino
www.einaudi.it
isbn 978-88-06-21423-4
Charles Darwin
Lettere sulla religione
A cura di Telmo Pievani
Traduzione e note di Isabella C. Blum
Einaudi
Introduzione
Charles Darwin, il campione della secolarizzazione
del mondo vivente, che ora riposa fra le mura dell’ab
bazia di Westminster, era credente o non credente? In
quale casella dobbiamo etichettare il padre della teoria
dell’evoluzione: era forse ateo, agnostico, teista? L’ar
gomento suscita da sempre attenzioni smodate e non
manca mai in coda a ogni dibattito pubblico sul natu
ralista inglese, come se dalla risposta a queste doman
de dipendessero le sorti dei tentativi di rendere com
patibili la visione evoluzionistica e le prospettive di
fede. Nel 1915 la fantasiosa «Lady Hope» - al secolo
l’evangelica Elizabeth Cotton - fece persino circolare
la diceria, del tutto infondata, di una sua conversione
in punto di morte. In realtà, nonostante l’uso frequen
te e disinvolto di citazioni per piegare il suo pensiero
in una direzione o nell’altra, le idee darwiniane si sot
traggono a facili catalogazioni.
Il grande naturalista inglese toccò pubblicamente
questi argomenti soltanto nell’Autobiografìa senile - in
prima versione emendata dalla moglie e poi diffusa dalla
nipote Nora Barlow nel 1958 in forma integrale1 - men
tre nelle sue lettere private è un tema che ricorre. Non
può essere altrimenti visto che tanti lo interrogavano,
a volte in modo quasi invadente, proprio sulla sua vita
spirituale. Almeno duecento dei suoi corrispondenti
1 Charles Darwin, Autobiografia, 1809-1882, trad. it. di L. Fratini, intr.
di G. Giorello, Einaudi, Torino 2006.
VI TELMO PIEVANI
erano ecclesiastici. Alcuni scambi epistolari assai noti con
amici e colleghi - come Asa Gray e Joseph Hooker -
sono frequentemente citati nella vasta letteratura sul
darwinismo. Molti ricordano la metafora del «cappel
lano del diavolo», l’esempio di sadica a-moralità degli
icneumonidi, le riflessioni sull’assenza di finalità nella
storia naturale, il dolore e lo scetticismo religioso do
po la morte della figlia Annie. Ma le lettere raccontano
anche di un uomo sinceramente preoccupato del benes
sere sociale del suo villaggio di Down, nel Kent, pronto
a farsi carico di numerose incombenze nella parrocchia
anglicana locale.
Benché siano tutti spunti provenienti dall’epistolario,
nel quadro dell’offerta editoriale italiana sorprenden
temente non è mai esistita una raccolta tematica delle
lettere di Darwin riguardanti la religione, la teologia e
i rapporti tra scienza e fede. Nella selezione di trenta-
due lettere che segue - quasi tutte inedite in italiano e
riportate per intero come sono state ritrovate - provia
mo a colmare questo vuoto, consapevoli di quanto siano
preziosi gli scritti privati e apparentemente marginali
del naturalista inglese per comprendere la sua officina
di pensiero, la laboriosa e spesso tormentata costru
zione delle sue teorie2. Grazie allo straordinario lavo
ro di sistemazione e di edizione critica dell’imponente
corrispondenza - ovvero il «Darwin Correspondence
Project» ancora in corso presso la Cambridge Universi
ty Library - è oggi possibile proporre anche in edizione
italiana i testi privati di Darwin organizzati per speci
fici temi e tradotti da specialisti di grande esperienza
e rigore come Isabella Blum. Ed è proprio a partire dai
dettagli meticolosi della traduzione che si riesce ad ap
prezzare il continuo corpo a corpo di Darwin con un
linguaggio che egli spesso avverte come inadeguato ri
spetto alla novità delle sue concezioni. Da qui il ricorso
2 Si veda a tal proposito la raccolta di scritti privati che precedono la
pubblicazione del capolavoro del 1859: Charles Darwin, L'origine delle spe
cie. Abbozzo del 1842 - Lettere 1844-1858 - Comunicazione del 1858, a cura
di T. Pievani, trad. it. di I. C. Blum, Einaudi, Torino 2009.
INTRODUZIONE vn
alle metafore, a citazioni eterogenee e a quella peculia
re miscela di terminologia tecnica e di stile colloquiale
che troviamo anche nell’ Origine delle specie.
Negli scompartimenti più remoti dell’industria darwi
niana, molte saranno le sorprese riservate al lettore dalle
prese di posizione dell’autore, mai scontate, sempre riguar
dose e prudenti ma al contempo intellettualmente oneste,
un intreccio di storia familiare, di incidenti biografici, di
tormenti spirituali e di indipendenza di giudizio rispetto
a qualsiasi stretta «militanza». La sua lezione di fondo nel
distinguere il naturalismo metafisico del filosofo, amante
delle generalizzazioni ardite, dal naturalismo metodologi
co dello scienziato, che non ha più bisogno di ricorrere a
ipotesi extra-biologiche ma nemmeno può affermare con
sicurezza la non esistenza di entità sovrannaturali per via
sperimentale, è ancora oggi un punto di riferimento nel
dibattito. Negli scritti privati di questo vittoriano trovia
mo più dubbi che certezze, più domande che risposte,
ma sempre una fiera rivendicazione dell’autonomia della
ricerca scientifica.
TELMO PIEVANI
Gli originali delle lettere qui tradotte, laddove le fonti non siano
specificate in nota, sono tratti dal sito del Darwin Correspondence
Project (http://www.darwinproject. ac. uk/).
Delle lettere a Reginald Darwin dell’8 aprile 1879 (pp. 82-84)
e a Nicolaj Aleksandrovic Mengden del 5 giugno 1879 (p. 86), in
vece, sono state fornite le trascrizioni non pubblicate dal Darwin
Correspondence Project. Si ringraziano i direttori del progetto per
aver dato la possibilità di accedere a materiale inedito.
La traduttrice desidera inoltre ringraziare il professore Nigel
Ross per la preziosa consulenza linguistica su alcuni passi dei te
sti darwiniani.
Un conflitto latente, benché risolto nella pratica, era
già inscritto nella storia delle sue due ascendenze fa
miliari intrecciate. Darwin proveniva infatti, per linea
paterna, da una famiglia di liberali non credenti come
suo padre medico Robert e soprattutto come suo non
no, l’illuminista, anticlericale e vulcanico Erasmus. Il
lato materno era invece legato alla stirpe dei pragmatici
Wedgwood, ricchi e operosi industriali della ceramica,
di religione unitariana, devoti a una divinità non in
terventista e assai tollerante nei confronti dei progres
si scientifici e tecnologici. Li univano la filantropia e
il mecenatismo, l’appoggio alle riforme sociali, l’odio
verso i privilegi di casta e l’abominio della schiavitù1,
le pari opportunità da riconoscere a uomini e donne
nello studio e nel lavoro. Ed è proprio una giovane
donna istruita ed emancipata, una Wedgwood cugina
di primo grado di Darwin, sinceramente religiosa ma
ben lontana dallo stereotipo della bigotta che talvolta
le hanno appiccicato addosso1 2, la protagonista delle
prime due lettere.
Nella prima, Emma Wedgwood non è ancora la mo
glie di Darwin. Nella seconda, si sono sposati da un
mese. Lui è un trentenne in rapida ascesa nella comu-
1 A. Desmond e J. Moore (2009), La sacra causa di Darwin, trad. it.
di I. C. Blum e G. Rigamonti, Raffaello Cortina Editore, Milano 2012.
2 Per un profilo aggiornato e documentato di Emma Wedgwood Darwin
si veda C. Ceci, Emma Wedgwood Darwin: ritratto di una vita, evoluzione di
un'epoca, Sironi Editore, Milano 2013.
4 CHARLES DARWIN
nità scientifica britannica, tornato a Londra nelsi83Ó dopo
cinque anni di viaggio a bordo del Beagle. E già stato
esposto alle idee di pensatori indipendenti e sostenitori
del trasformismo come Robert E. Grant a Edimburgo, nei
primi anni di studi di medicina, poi abbandonati. Durante
il viaggio si professa ancora un credente ortodosso, ma al
ritorno tutto cambia. Sa dell’antichità della Terra, e che
le specie non sono immutabili. I trattati di «teologia na
turale» di Cambridge vanno di gran moda, con quel loro
ricercare le vestigia della creazione divina nelle strutture
del vivente, ma lui pensa in cuor suo che la visione edifi
cante dell’ordine naturale e sociale del mondo propugna
ta da autori come William Paley sia sul punto di crollare.
Proprio in quelle settimane sta delineando segreta-
mente nei suoi «Taccuini’ della trasmutazione» i prin
cipi della discendenza comune e dell’evoluzione per
selezione naturale, che smentiscono qualsiasi ipotesi di
«creazioni speciali» e assegnano alle contingenze della
storia un ruolo centrale. Inizia anche le sue meditazioni
sulla natura umana, improntate a un coerente materia
lismo e a un forte scetticismo religioso. Tutti gli esseri
viventi, specie umana compresa, sono imparentati fra
loro e nessuno può pensare di essere il fine ultimo della
storia naturale, dato che non traspare traccia alcuna di
direzione o di provvidenza nelle trasformazioni delle
specie. Persino la mente umana, con il suo senso morale
e religioso, svela le umili origini animali.
Sono idee scomode, anche tra intelletti aperti. Idee
capaci finanche di indurre paure e «un vuoto doloroso» fra
due novelli sposi. Non sappiamo che cosa Darwin le avesse
scritto precedentemente, ma la rinuncia alla credenza nella
rivelazione potrebbe dividerli. Emma glielo confida, da par
suo, in queste due lettere. Ma non succederà: nella quiete
di Down House, l’unione dei Darwin e dei Wedgwood
funzionerà anche questa volta.
T. P.
3 Charles Darwin, Taccuini 1836-1844, a cura di T. Pievani, trad. it.
di I. C. Blum, Laterza, Roma-Bari 2008.