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Caroecdciit ore
edizione, settembre
1• 2011
© copyright by Carocci editore S.p.A., Roma
2011
Realizzazione editoriale: Omnibook, Bari
Finito di stampare nel settembre
2011
dalle Arti Grafiche Editoriali Sri, Urbino
ISBN 978-88-430-6092-4
Riproduzione vietata ai sensi di legge
(art. della legge aprile n.
171 22 1941, 633)
Senza regolare autorizzazione,
è vietato riprodurre questo volume
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o didattico.
Indice
La costruzione della razza
I. II
Tutti diversi
II
Il mito divide l'umanità
13
Il razzismo ipoteca la razza 17
La necessità di classificare
28
La razza senza razze 0
3
L'origine unica o multipla delle razze
34
Dal creazionismo all'evoluzionismo
9
3
2.
I tempi della vita
L'evoluzionismo si afferma
La genetica di popolazione
La popolazione biologica
Darwin e la razza
Darwin e la società
Razza e metodo scientifico
53
3.
L'errore d'inizio
53
L'approccio morfologico
55
L'umanità divisa 61
Irrompe la razza 64
La razza e Darwin 71
La razza o popolazione genetica
74
7
Critica scientifica del concetto di razza umana
.
4 77
I dubbi
77
Tra caduta e ripresa
83
86
La medicina forense
88
La razza e il genoma umano
La razza e la psicologia
90
La demolizione scientifica della razza
9
7
5.
L'avvento delle molecole
9
7
La fine del mito
99
Dalla razza alla variabilità individuale
102
Una nuova terminologia
104
Antologia del pensiero critico sul concetto di razza
umana
106
Gli umani alle nostre spalle
109
6
.
Il cespuglio evolutivo umano
109
I primi ominini
110
Gli australopiteci e il keniantropo
III
I parantropi
118
Il genere
Homo
120
L'origine della nostra specie
128
Il DNA antico
132
Il posto dei neandertaliani nella natura
133
Appendici documentarie
Il popolamento delle Americhe
143
Dichiarazione sulla razza e sul pregiudizio razziale
della Conferenza generale dell'UNESCO nella sua ven
tesima sessione
145
8
DocumednetAloml e'r iAcsasno cioafPt hiyosni cal
Anthrospuoglalosigp ybe itotlido eglrilacazi z a 153
Lat assonomia
157
Esemdpici l assirfaizczaizailoin i 159
Lac lassifdiiCc .La iznino(Seynsoteem a naturae,
1735-89) 159
J.
Lac lassifdiic Fa.Bz liuomneen (Dbea gecnehris
humani varietale nativa,
1795) 159
J.
Isli stneamtaud riaD leen i(Rkaecesr o/ Man, 1900) 160
Lac lassifdiiEc .Aa .Hz oioot(nUope n/r o m the Apes,
162
1931)
Lac lassifdiiEc .va ozEnii ocnkes(R tasseendkutnd e
und Rassengeschichte der Menschheit, 1937) 162
Lac lassifdiiRc .Ba izaiso(Luen treaztz ei e i popoli
della Terra, 1941) 164
Une rreopries temionaln otgriocpfooi lsloi'gceiasa:i -
stednezlarl aezu zmea ne 167
Glossario 189
Riferbiimbelnitoig rafici 193
9
I
Lac ostrduezlliraoa nzez a
Tutdtiiv ersi
,
Nel mondo occidentale, la consapevolezza documentata che ! umanità
fosse morfologicamente- e quindi biologicamente-variabile è tanto an
tica quanto lo sono le testimonianze scritte o, come nel caso della cultu
ra egiziana, figurate. <<E ancora, pur essendo composto il nostro volto di
dieci parti o poco più, non ci sono, fra tante migliaia di uomini, due fac
ce perfettamente uguali: un risultato che nessuna arte con le sue ricer
che riuscirebbe a raggiungere>>, osservava Plinio il Vecchio nella sua Sto
ria naturale
(7, 1). E la cognizione di tale diversità è stata percepita sia
per gli individui di una stessa popolazione, definita nella moderna bio
logia ''variabilità intrapopolazione'', sia tra i gruppi dispersi nelle diver
se aree geografiche, o ''variabilità interpopolazione'' Anche la succes
sione delle generazioni ha incontrato la medesima sorte. Vale a dire che
è sempre stato palese che la singolarità delle persone -ma il discorso va
le per qualunque essere vivente - si mantiene lungo il tempo, oltreché
nello spazio. Con l'unica eccezione dei gemelli monozigotici infatti non
ci sono stati, non ci sono e non ci saranno individui uguali, né morfolo
gicamente e neppure, come oggi sappiamo, geneticamente. A meno del
,
la clonazione, che tuttavia nell attualità è rigettata socialmente e che mol
to verosimilmente lo sarà anche in un futuro non solo prossimo. A que
sto riguardo comunque è bene osservare che un clone non avrebbe mai
,
la medesima personalità dell originale perché questa è condizionata ol
treché dalla genetica anche dall'ambiente biologico e socio-culturale,
che non può mai ripresentarsi immutato. Non abbiamo alcuna possibi
lità di ottenere un benefattore o un malfattore a partire dalle cellule di
individui appartenenti a quelle categorie.
Il grado della differenziazione morfologica tra i gruppi ha indub
biamente colpito e colpisce gli osservatori per la sua rilevanza. In par-
II
L'ERRORE DELLA RAZZA
ticolare, il colore della pelle, il colore e la forma dei capelli e la forma e
le dimensioni della testa e del corpo variano in maniera assai cospicua
tra le diverse popolazioni e ciò ha fornito l'illusione che queste potes
sero essere distribuite in raggruppamenti tassonomici chiusi: le razze,
che nella classificazione biologica si collocano sul gradino sottostante
quello della specie. E una siffatta illusione si è protratta nonostante fos
se stato dimostrato inequivocabilmente da numerosi studi che la varia
zione tra le popolazioni non avesse andamento discontinuo tra un
gruppo e l'altro, quanto piuttosto un andamento a transizione gradua
le. E inoltre che la variazione fosse determinata dalle condizioni am
bientali: fosse cioè di natura ecologica. La modalità con cui questi trat
ti si presentano nelle popolazioni non indica altro infatti che la rispo
sta adattativa all'ambiente in cui esse vivono. Se due gruppi umani so
no tra loro morfologicamente molto simili non vuol dire che abbiano
anche uno stretto rapporto di parentela. Più semplicemente vuol dire
che la loro esistenza si svolge in habitat analoghi. Si deve anche rileva
re che se alcuni caratteri - come il colore della pelle - permettono di
ipotizzare la probabile origine etnica di un individuo, altri - come la
statura o la forma della testa -lo consentono molto meno o non lo con
sentono affatto (Biondi, Rickards, Bar
2001, 2002, 2005, 2007, 2009;
bujani,
2005, 2006).
La formazione delle differenze, cioè l'insorgere della variabilità bio
logica, è la base stessa della vita, in quanto permette il realizzarsi del pro
cesso evolutivo. La sua funzione però è stata pienamente compresa dai
naturalisti solo a metà Ottocento, quando l'evoluzionismo ha smentito il
creazionismo. Prima di allora, il pensiero occidentale era stato domina
to dalla credenza che l'origine delle forme viventi dovesse essere ricer
cata in cause soprannaturali o metafisiche, come si leggeva nella filoso
fia di Platone e Aristotele e nel precetto religioso ebraico-cristiano. L'a p
plicazione più completa di questo principio è stata realizzata nel Sette
cento da Carlo Linneo, a cui si deve il dogma secondo il quale sarebbe
ro esistite tante specie quante all'inizio ne sarebbero state create. Per la
dottrina fissista, o creazionista, la variabilità osservata negli organismi vi
venti era solo un accidente, un errore di copiatura, che si verificava ne
cessariamente durante la riproduzione di tante copie dello stesso mo
dello: l'idea o tipo di Platone. La realtà della vita sarebbe consistita quin
di nella immutabilità dei tipi e nella discontinuità tra essi. Si deve osser
vare tuttavia che a fianco di tale concezione predominante ne è convis
suta fin dalle origini della filosofia una minoritaria, trasformista e dina-
12