Table Of ContentEconomica Laterza
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Giuseppe De Rita e Antonio Galdo
L’eclissi della borghesia
Editori Laterza
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© 2011, Gius. Laterza & Figli
www.laterza.it
Published by arrangement with
Marco Vigevani Agenzia Letteraria
Edizioni precedenti:
«i Robinson / Letture» 2011
Nella «Economica Laterza»
Prima edizione novembre 2012
Proprietà letteraria riservata
Edizione
Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari
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Anno Questo libro è stampato
2012 2013 2014 2015 2016 2017 su carta amica delle foreste
Stampato da
SEDIT - Bari (Italy)
per conto della
Gius. Laterza & Figli Spa
ISBN 978-88-420-9960-4
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Indice
Premessa vii
Che cosa succede in un paese senza borghesia 3
La politica schiacciata sul presente 21
L’economia delle relazioni e delle corporazioni 41
Un popolo di separati in casa 57
Un ciclo è finito. E dopo? 71
Annotazioni bibliografiche 91
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Premessa
Quindici anni fa, nel libro Intervista sulla borghesia in Ita-
lia, denunciammo un’anomalia italiana che aveva preso
forma sull’onda lunga del miracolo economico: l’esplosio
ne del ceto medio e il vuoto borghese. Da allora, il secondo
aspetto del fenomeno, la scomparsa della borghesia, si è
accentuato fino a diventare il nervo scoperto di un paese
in affanno, sostanzialmente fermo, barricato a difesa del
proprio alto livello di benessere e incapace di proiettarsi
verso il futuro.
L’eclissi della borghesia è il comune denominatore di
una crisi che ha investito, con eguale intensità, la politica,
l’economia e la società. Un virus che ha contagiato tutto e
tutti, non risparmiando nessuno dei punti nevralgici del
sistema, con effetti che oggi possiamo misurare attraverso
un’unica diagnosi.
A una politica schiacciata sul presente, povera di auto
revolezza e di passioni, corrispondono una società appiat
tita e impaurita, priva di slanci, e un’economia che non
cresce e non innova, incapace di accendere il motore di un
nuovo ciclo di sviluppo.
Se la crisi della politica si traduce in uno svuotamento
delle istituzioni e nella sostituzione dei partiti in quanto
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strumenti di organizzazione e di partecipazione, con tri
bù di varia taglia, così il nostro capitalismo, ai piani alti,
assume sempre più le sembianze di un circuito di relazio
ni opache e alla ricerca di reciproche protezioni anziché
di una sana e vitale concorrenza. E il vuoto borghese ha
lentamente trascinato la società italiana verso una deriva
antropologica, caratterizzata da pulsioni individuali, anche
le più sfrenate, interessi personali o di singola categoria
sempre più frammentati. Ovunque, insomma, si è spento
il senso del collettivo, e la condivisione di obiettivi generali
sui quali incontrarsi e ritrovarsi.
La borghesia moderna, non più classificabile attraverso
categorie economiche, è una classe sociale con una funzio
ne politica: mettere ordine e creare riferimenti in un siste
ma altrimenti condannato al caos o all’anarchia. Parliamo
di una minoranza, l’ossatura di una classe dirigente, fornita
di una bussola con la quale è in grado di guidare e orientare
un popolo, attraverso regole condivise e un’idea di futuro.
La borghesia moderna è un’avanguardia che produce mo
vimento, mobilità sociale, sviluppo. La sua scomparsa, al
contrario, comporta il restare prigionieri nella palude di
una gestione più o meno burocratica dell’esistente. Il caso
italiano, a guardarlo attraverso la filigrana dell’abdicazione
delle sue élites, è racchiuso nelle ombre di questa eclissi.
Scriveva Edgar Quinet, storico francese dell’Ottocento:
«La borghesia senza il popolo, è la testa senza il braccio. Il
popolo senza la borghesia è la forza senza la luce».
Il prezzo che l’Italia paga per l’eclissi della borghesia è
altissimo. Significa la scomparsa di un sistema aperto sul
quale poggia una società aperta che garantisce opportunità
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per tutti e non protegge soltanto i privilegi di pochi. Nel
corso della storia altre classi sociali hanno visto dissolversi
il proprio ruolo di guida – è il caso della nobiltà antica – ma
si trattava di sistemi chiusi, impermeabili a ingressi esterni,
e costruiti sul censo e sui diritti di nascita. La borghesia,
invece, ha un suo insostituibile primato proprio nella fun
zione di indirizzare il sistema, e quanto più una società è
complessa tanto più diventa necessaria una leadership.
Negli ultimi anni un profondo mutamento ha investi
to tutte le classi dirigenti del mondo occidentale, nuove
oligarchie, specie di natura finanziaria, hanno preso il so
pravvento, e si è fatta strada perfino l’idea che la funzio
ne politica della borghesia possa essere sostituita da un
rapporto diretto, senza mediazioni, tra il popolo e chi lo
rappresenta. Ma solo in Italia – ecco la nostra anomalia –
questo cambiamento si è tradotto in un’abdicazione così
marcata. Solo in Italia si è creato un vuoto dal quale faccia
mo fatica a uscire.
Siamo dunque condannati a restare orfani della nostra
borghesia? Dobbiamo rassegnarci all’assenza di una classe
che abbia la funzione di guidare la complessità del sistema?
Assolutamente no. In questo libro, che descrive i diversi
effetti dell’eclissi della borghesia e li annoda come i fili di
uno stesso telaio, abbiamo provato a immaginare le leve di
una possibile trasformazione. La nostra sensazione è che
l’Italia si trovi a un giro di boa nella società, nella politica e
nell’economia, in tutti gli snodi, cioè, nei quali l’assenza di
una borghesia moderna ha prodotto i suoi danni. I segnali
di un’inversione di tendenza non mancano, alcuni forti e
altri più deboli, ma resta decisiva la declinazione di nuovi
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