Table Of ContentS. TOMMASO D'AQUINO
LA SOMMA
TEOLOGICA
TRADUZIONE E COMMENTO
A CURA DEI DOMENICANI ITALIANI
TESTO LATINO DELL'EDIZIONE LEONINA
V
L' OPERA DEI SEI GIORNI
L'UOMO: a) NATURA
E POTENZE DELL' ANIMA
li. qq. 65-83)
Edizioni Studio Domenicano
della Provincia Domenicana Utriusque Lombardiae
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L' OPERA DEI SEI GIORNI
(I, qq. 65-74)
L' OPERA DEI SEI GIORNI
(!, qq. 65-74)
TRADUZIONE, INTRODUZIONE E NOTE
del P. Angelo Puccetti O. P.
INTRODUZIONE
I
Uno sguardo al trattato.
1 - Nel quadro delle opere di Dio S. Tommaso passa a stu
diare il problema particolare dell'origine del mondo, dopo le
grandi tesi di carattere teologico e metafisico sulla creazione
in generale e dopo il trattato sugli angeli, ma prima di af
frontare in pieno lo studio sull'uomo, come creatura com
posta di materia e di spirito. Nel presente trattato non co
struisce una cosmologia nel senso moderno della parola, per
chè la suppone nota in sede filosofica, da cui fa frequent.i
prelevamenti, sempre sulle direttive dell'aristotelismo. Ma
nella vasta sistemazione di tutto il pensiero teologico, egli
non poteva evitare gli interrogativi, che si affacciano alla
mente del pensatore cattolico, davanti al racconto circostan
ziato della creazione, quale si presenta alle prime pagine del
Libro sacro. Quella parola di Dio n:on può fallire; ma è densa
di affermazioni, che valicano i confini della religione e susci
tano problemi di ordine scientifico e storico, che hanno sem
pre assillato gli studiosi. In fondo le origini e il destino degli
esseri, tra cui l'uomo in prima line::i., chiudono tutto il ciclo
della speculazione e condizionano tutta la nostra attività pra
tica. Dal guazzabuglio delle teogonie e cosmogonie dei popoli
primitivi siamo giunti ai rigorosi accertamenti moderni nel
campo della critica storica, filosofica e scientifica. Purtroppo
l'interpretazione teologica del racconto mosaico non ha proce
duto parallela con l'indagine storica e col progresso delle
scienze sperimentali, fino agli ultimi del secolo passato, in cui
il papa Leone XIII segnò le direttive magistrali di una conci
liazione tra storia, scienza e fede; direttive che, sviluppate e
potenziate dai suoi successori, hanno potuto ristabilire i con
tatti con gli avversari della fede sul loro stesso campo.
Esiste ancora una critica razionalista, che spiega il racconto
mosaico con derivazioni o infiltrazioni di cosmogonie egiziane,
ussire e babilonesi ; ma gli esegeti cattoljci hanno messo bene
8 L'OPERA DEI SEI GIORNI
in evidenza le sostanziali differenze, che non hanno una spie
gazione umana. Vigoreggia ancora una scienza che, partendo
dalle grandi scoperte sulla evoluzione dei mondi, sulle epoche
geologiche, sugli innumerevoli ritrovati della paleontologia e
della biologia, si arrischia a formulare una concezione delle
origini, che è in antitesi col dato rivelato. Anche qui il teologo
cattolico deve richiamare gli scienziati teologizzanti o filoso
feggianti al senso del limite, con la determinazione netta di
ciò che è dato positivo e di ciò che è invece pura ipotesi.
2 - Detto questo, bisogna riconosce1·e che il presente trattato
per lo più non ha che un valore retrospettivo. A parte i me
riti intrinseci di struttura e di metodo, ed una chiaroveggenza
innegabile nel vagliare le divergenti opinioni senza troppo
impegnarsi, S. Tommaso non può presentare che una costru
zione effimera, perchè basata sopra un'esegesi elementare, una
astronomia fantasiosa, una fisica ed una chimica di scarto,
senza l'appoggio prezioso di quel magistero della Chiesa, che
ora sorregge, illumina e corregge, sia le indagini degli esegeti,
che le affermazioni degli storici e degli scienziati, in questo
campo peculiare. E evidente il suo sforzo di conciliare le di
verse opinioni dei Padri con le esigenze della ragione e le
teorie allora correnti dei cosiddetti filosofi naturali. Non po
teva evidentemente riuscire nell'intento, non per colpa sua,
ma di una storia e di una scienza, che partivano da premesse
inadeguate o false. Il suo intento di conciliazione è ormai sor
passato da un progresso teologico e scientifico, che, in un pro
blema enormemente dilatato, permette ora un'impostazione
nuova, certe ipotesi allora inconcepibili ed una libertà di inter
pretazione, che il santo dottore non poteva immaginare, mentre
lo avrebbero aiutato a disegnare la soluzione giusta. Come
sempre, egli si ispira alla tradizione veneranda di quei Padri,
che avevano trattato il soggetto scabroso. Ha tra le mani il
commento di S. Basilio, di S. Agostino e del Crisostomo, che
cerca di conciliare con la fisica aristotelica e con l'astronomia
tolemaica. Cita Rabbi Mosè e anche Platone, attraverso S. Ago
stino. Niente può attingere da Aristotele sul problema co
smogonico, non essendo egli, come pure Platone, assurto al
concetto di creazione. Rare volte accampa l'imperativo della
ragione o della fede, intuendo la fragilità delle spiegazioni,
sebbene avallate da grandi nomi. La sua larghezza di vedute
e una tendenza istintiva a svincolarsi dagli impacci di con
clusioni, troppo categoriche o deboli, risaltano specialmente
nelle questioni 66, 68, 69, a. 1, 70, a. 3, 72 e 74.
3 - Resta tuttavia il fatto che le soluzioni accettate non sono
che le conclusioni, tirate a fil di logica da premesse, al
cune delle quali ipotetiche, per un senso letterale troppo ri
stretto, altre erronee, per colpa di una scienza basata sulle
INTRODUZIONE 9
apparenze, altre dubbie o discutibili, che egli lascia come
sono. Poco si salva al confronto della teologia attuale; e quel
poco si deve proprio alla chiaroveggenza della sua mente che
sembra avvertire linsufficienza degli elementi a sua dispo
sizione per la retta soluzione. D'altra parte egli è teologo; come
tale accetta in genere i postulati della scienza di allora e le
interpretazioni dei santi dottori sul senso della Scrittura, ri
fuggendo per conto suo dall'abbandonare il senso rigorosa
mente letterale del testo sacro, come usano fare molti teologi
moderni.
II
II Cosmo antico.
4 - S. Tommaso suppone che siano note dalla filosofia e dalla
fisica di allora le teorie correnti sulla struttura dell'universo.
Non sarebbe possibile comprendere la sua esposizione, senza
riferirci di continuo ad esse, nella progressiva spiegazione della
narrazione genesiaca. Ne diamo un breve riassunto, serven
doci particolarmente delle due opere aristoteliche De caelo et
de rnundo e Meteorologia, che il santo aveva tra le mani e cita
di sovente, poichè trattano di proposito tali questioni. Messa
al sicuro l'eternità del mondo e dei movimenti celesti, Aristo
tele porta il suo spirito indagatore sui fenomeni del cielo e
della terra, per scoprirne l'intima essenza. La sua concezione
sulla struttura dell'universo coincide sostanzialmente con
quella posteriore di Tolomeo e degli astronomi greci ed arabi,
salvo rare eccezioni. Essa ha tenuto il dominio incontrastato
fino agli albori del secolo XVII, che segnò un capovolgimento
radicale nelle scienze sperimentali. Da Copernico a Galileo,
da Keplero a Newton, si riuscì con metodi rigorosi, suffra
gati dall'analisi matematica e da metodiche osservazioni, a
demolire la vecchia costruzione geocentrica, basata sulle pure
apparenze del campo visivo, e si gettarono le prime linee di
un mondo astronomico, immensamente più vasto, armonico e
semplice, che è tanto più degno della sapienza del Creatore.
Prima di questo rivolgimento, non i soli peripatetici, ma
tutti i dotti, concepivano l'universo come un insieme di sfere
concentriche, aderenti le une alle altre, che dalla più remota,
detta delle stelle fisse, si vanno rimpiccolendo sino al punto
centrale immobile, che è la terra. Geocentrismo astronomico
dunque, che sul piano spirituale sbocca nell'antropocentrismo,
essendo appunto la terra centro dell'universo e l'uomo l'essere
centrale del.la terra, poichè tutta la natura è a suo servizio. Con
un volo ardito poi, la teologia, come è giusto, risolverà il geo-
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centrismo e l'antropocentrismo nel teocentrismo, che dà ra
gione della posizione della terra nel cosmo e dell'uomo sulla
terra. Questa era effettivamente concepita a forma di globo,
con una circonferenza, che i matematici calcolavano a 400 mi
gliaia di stadi. Intorno a questa sfera solida sono disposti, a
guisa di strati concentrici, prima l'acqua, che galleggia sulla
terra, poi l'aria, e più in alto ancora la fascia orbitale del
fuoco, o materia calda. Questi quattro elementi primordiali,
terra, acqua, aria, fuoco, formano il mondo sublunare, sede
di quegli esseri, che sono soggetti a generazione e corruzione,
sotto l'influsso delle cause e~cienti, che provocano senza posa
tutte le mutazioni sostanziali e accidentali.
5 - Al di sopra di questo cangiabile mondo sublunare si al
larga il mondo celeste: un mondo sempre più vasto, in cui
banno sede i corpi celesti. Si riteneva che la sua massa fosse
formata di una sostanza incorruttibile, detta siderea, etere o
quinta essenza, che, sebbene distinta in molte sfere, pure com
pie il suo giro uniforme e sempiterno in 24 ore intorno alla
terra, senza presentare variazioni di sorta nella rotazione,
nella forma, nella sua sostanza ed in quella degli astri, che
vi sono contenuti. L'incorruttibilità degli enti celesti e la re
golarità dei loro movimenti dipendono dall'azione del Primo
Motore Immobile, attraverso gli spiriti, che vi sono preposti,
come esporremo a suo luogo. L'esperienza visiva non vi per
cepisce che il solo cambiamento di posizione (ubi), dato dal
moto di traslazione di tutto il cielo, in senso perfettamente
circolare, che non ammette contrarietà, secondo la fisica ari
stotelica, cioè deviazione o retrogradazione. La massa dell'etere
è trasparente (diaphana) e si divide in un certo numero di
strati sferici concentrici e contigui, nei quali gli astri sono lo
calizzati, come tanti brillanti. Dovendosi la loro rotazione com
piersi nell'identico spazio di 24 ore, sarà maggiore quanto più
sono lontani dalla terra. Tutti gli astri hanno una forma sfe
rica e sono fissati sulle loro orbite, secondo l'opinione di Ari
stotele, seguìto da S. Tommaso, contro il parere di Tolomeo
(I, q. 70, a. 2, ad 3). Oltre l'ultima sfera delle stelle fisse.
detto anche primo cielo, sta l'empireo, spazio misterioso, do
tato di peculiari proprietà natura.Ii (e soprannaturali per i cre
denti), sede degli angeli e dei beati. Tra il mondo sublunare
ed il cielo sidereo sono scalate, sempre sfericamente, le sette
orbite della Luna, di Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove,
Saturno, che venivano chiamate i sette cieli ; solo gli strumenti
posteriori hanno scoperto i tre nuovi pianeti: Urano, Nettuno
e Plutone. Il fatto che questi corpi celesti non sembrino fissi,
ma presentino movimenti particolari, portò gli astronomi an
tichi, ormai legati ad una meccanica celeste di pure appa
renze, ad ammettere molte altre sfere, per spiegare tali ano-