Table Of ContentCorso di Laurea Magistrale
in Scienze dell'Antichità: Letterature,
Storia e Archeologia
LM-15 ordinamento ex D.M. 270/2004
Tesi di Laurea
La morte di Achille
Quinto Smirneo,
Posthomerica 3.1-185
Introduzione e Commento
Relatore
Ch. Prof. Alberto Camerotto
Correlatori
Ch. Prof. Filippomaria Pontani
Ch. Prof.ssa Olga Tribulato
Laureanda
Katia Barbaresco
Matricola 841747
Anno Accademico
2016/2017
INDICE
PREMESSA................................................................................................... p. 3
INTRODUZIONE
I. La morte di Achille in Quinto Smirneo............................................... p. 5
II. L'attacco (o il mancato duello) di Apollo e Achille............................. p. 27
III. Ripresa con variazione della dizione epica........................................ p. 41
COMMENTO................................................................................................ p. 53
APPENDICI.................................................................................................. p. 321
TAVOLE........................................................................................................ p. 335
BIBLIOGRAFIA.......................................................................................... p. 337
ABBREVIAZIONI....................................................................................... p. 352
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PREMESSA
Questa tesi propone un'introduzione e un commento all'episodio della morte di
Achille, così come è narrato da Quinto Smirneo nei primi 185 versi del terzo
logos dei Posthomerica. Seppur sarebbe stato più opportuno per ragioni tematiche
un commento all'intero terzo logos, per limiti di tempo ho dovuto circoscrivere il
commento ai primi 185 versi, i quali descrivono come Achille, subito dopo i
funerali di Antiloco, si avventi sui Troiani per vendicare la morte del suo
compagno, nonostante avesse già ucciso Memnone. Quando Apollo interviene per
fermarlo, Achille prosegue imperterrito la sua strage, fino a quando il dio non lo
colpisce con una freccia alla caviglia. Dopo essersi reso conto dell'identità
dell'arciere, il Pelide estrae la freccia, che viene riportata dai Venti ad Apollo, il
quale torna sull'Olimpo, dove gli dei sono in subbuglio a causa dell'intervento del
dio sul campo di battaglia. Dopo l'aspro rimprovero di Era, Quinto narra come
Achille compia la sua ultima androktasia e poi, stremato dalla ferita inferta da
Apollo, rovini a terra e scagli sui Troiani un'ultima minaccia di morte, prima della
fine. Con il v. 185 si conclude dunque il primo episodio narrato nel terzo logos,
cioè l'effettiva morte di Achille. Nei restanti versi del logos Quinto descrive il
discorso di vanto di Paride e i tentativi dei Troiani di trascinare il corpo di Achille
all'interno delle mura di Troia. I Troiani vengono fermati da Aiace Telamonio, che
riesce, con l'aiuto di Odisseo, a colpire Paride e, provocando la fuga dei Troiani, a
recuperare il corpo di Achille. A ciò segue il lamento funebre sul corpo di Achille,
il rogo alla presenza di Teti e delle Muse, e infine la promessa di Poseidone a Teti
di garantire onori divini ad Achille.
L'introduzione è divisa in tre capitoli: nel primo, tramite l'analisi di varie fonti
letterarie e iconografiche, vengono esaminate le varianti mitologiche della morte
di Achille, i miti circa la sua immortalità o invulnerabilità, e l'importanza
dell'arma con cui Apollo ferisce l'aristeuon acheo; nel secondo viene analizzato il
modo in cui l'attacco di Apollo costituisce un totale ribaltamento degli schemi
epici del duello; nel terzo, con l'ausilio di alcuni esempi, si spiega come Quinto
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Smirneo abbia ripreso e variamente rielaborato la dizione epica. A quest'ultimo
capitolo dell'introduzione sono legate le appendici, che esemplificano chiaramente
il metodo utilizzato da Quinto per comporre i Posthomerica a partire dal materiale
– soprattutto – omerico.
Nel commento vengono analizzate puntualmente questioni lessicali e
tematiche, a cui si accenna o che vengono poi sviluppate nei capitoli introduttivi,
le quali mettono in luce il modo in cui lo scrittore del III secolo d.C. si confronta e
rielabora i miti e la dizione epica della tradizione. Si mettono così in evidenza le
differenze tra le specifiche strategie compositive del poeta letterato rispetto alle
forme della composizione orale.
Oltre alle appendici riguardanti il confronto tra come Omero e Quinto
esprimono alcuni motivi o utilizzano alcuni termini, si è ritenuto utile offrire delle
tavole che includono alcune delle raffigurazioni relative alla morte di Achille,
descritte nel primo capitolo introduttivo.
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INTRODUZIONE
I. LA MORTE DI ACHILLE IN QUINTO SMIRNEO
I primi 185 versi del terzo logos dei Posthomerica trattano della morte di
Achille. Il logos si apre con i funerali di Antiloco, figlio di Nestore (3.1-9).
Benché Achille abbia già vendicato la morte del suo ἕταρος1 uccidendo Memnone
(2.388-546), il suo χόλος perdura e lo spinge ad assalire e fare strage nuovamente
di Troiani (3.10-25). Quando sembra che il Pelide stia per conquistare la città,
Apollo interviene scendendo dall'Olimpo per fermare Achille (3.26-36). Il dio gli
grida di fermarsi, ma il Pelide rifiuta e minaccia a sua volta Apollo, per poi
ricominciare la sua strage (3.37-55). Di fronte alla hybris del mortale, Apollo
decide di agire e lo colpisce con una freccia al tallone (3.56-66). Achille sfida
colui che lo ha ferito ad affrontarlo, ma poi comprende che è stato Apollo, e si
ricorda della profezia della madre (Φ 277s.), secondo cui egli sarebbe morto sotto
le mura di Troia, colpito dai dardi di Apollo (3.67-82). Il dio torna sull'Olimpo,
dove gli dei sono in subbuglio per ciò che è appena avvenuto, ed Era lo
rimprovera con dure parole per aver colpito a morte Achille (3.83-138), che,
nonostante ciò, intanto riprende a combattere. Dopo aver ucciso ancora molti
nemici, egli cade infine a terra morto (3.138-185).
Risulta necessario analizzare più a fondo vari aspetti presenti in questi versi, tra
cui la scelta di Quinto di considerare solamente Apollo come uccisore di Achille e
il luogo che funge da sfondo all'uccisione. Verrà esaminato anche il punto in cui
Achille viene ferito, cioè la caviglia, e l'arma con cui viene colpito. Ciò renderà
indispensabile un approfondimento sui miti dell'immortalità e l'invulnerabilità di
Achille tra il periodo arcaico e i loro sviluppi successivi.
1 Di Donato 2006, p. 41 «Hetairos indica una condizione che, se non di eguaglianza, è
certamente di reciprocità. I membri di una hetairia sono legati da vincoli che – quale ne sia
l'origine (locale, familiare o volontaria) – garantiscono reciprocità di prestazioni nella difesa,
nell'offesa comune e nella vendetta. […] Tutto quello che appartiene alla vita, fino ai
comportamenti conseguenti alla morte – difesa del cadavere, obbligo del lutto collettivo –
appaiono regolati da una mentalità che, se pure non annulla i tratti individuanti singoli caratteri,
[…] certo afferma una logica comune e comunitaria fortemente condizionante».
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Il primo tema da considerare riguarda chi viene descritto come responsabile
dell'uccisione. La tradizione antica non è concorde su questo aspetto: mentre
Quinto e alcune fonti mostrano Apollo come unico uccisore, altre invece
includono anche Alessandro. Il confronto tra come Quinto descrive la morte di
Achille e quanto si trova invece nel resto della tradizione – non solo scritta ma
anche iconografica – permette di comprendere con maggiore chiarezza quali sono
le fonti su cui l'autore imperiale si può essere basato per la stesura della sua opera.
In Quinto la morte di Achille è così strutturata: avendo Apollo visto l’aristeuon
acheo fare strage di Troiani (3.21-25), scende minaccioso dall’Olimpo armato di
arco e frecce (3.30-33), ma inizialmente si limita ad ammonire verbalmente
Achille, dicendogli di ritirarsi dal campo di battaglia, se non vuole essere colpito
da un immortale (3.37-42). Il Pelide sottovaluta l'avvertimento di Apollo e
minaccia di colpirlo, se il dio non si fa indietro e non gli permette di conquistare
gloria sul campo di battaglia (3.43-52). Apollo, dunque, sdegnato per la risposta
piena di hybris del mortale e pensando che voglia affrontare persino gli dei (3.55-
59), si nasconde tra le nuvole e ferisce Achille alla caviglia con una freccia, come
si legge in 3.60-62 ῝Ως ἄρ' ἔϕη καὶ ἄιστος ὁμοῦ νεϕέεσσιν ἐτύχθη· / ἠέρα δ'
ἑσσάμενος στυγερὸν προέηκε βέλεμνον / καί ἑ θοῶς οὔτησε κατὰ σϕυρόν.
Quinto sceglie dunque la variante mitica secondo cui è solo la divinità a
uccidere il Pelide. Secondo F. Vian e A. James, l'autore imperiale opera questa
scelta per dare più importanza ad Achille: essa «s'accorde le mieux avec la
vaillance surhumaine de son héros»2. Ciò potrebbe non essere in accordo con
quanto avrebbe fatto invece Omero, che probabilmente avrebbe optato per la
versione in cui anche Alessandro è implicato nell'uccisione. La morte di un
aristeuon avviene infatti nell'Iliade sempre per mano di un altro aristeuon, che
2 Vian 1963, p. 91. James 2005, p. 367 «in opting for the latter he emphasizes Achilles’ unique
status». Pinheiro 2016, p. 198s. «No livro III, para a descrição da morte do Pelida, Quinto tem
uma longa tradição. Como entende que só um deus poderia pôr termo à vida do maior herói
aqueu, segue a versão que apresenta Apolo como o único responsável, tal como surge na Ilíada,
no Filoctetes, de Sófocles, ou na Andrómaca, de Eurípides. Afasta-se, desta forma, da tradição
que atribui a Páris um papel relevante, como sucede na épica vergiliana ou mesmo da versão
em que só Páris dá a morte a Aquiles (Eurípides, Hécuba ou Plutarco, No Banquete e
Comparação Lisandro-Sula)».
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agisce solitamente con l'aiuto di un dio, ma non è il dio stesso a uccidere un
mortale in combattimento, quanto piuttosto un mortale aiutato da una divinità3.
L'aristeia di Patroclo termina infatti quando un altro aristeuon, in questo caso
Ettore, lo uccide con l'aiuto di Apollo che, avvolto nella nebbia, colpisce e
disarma il Meneziade (Π 786-806), rendendolo così vulnerabile alle armi di
Euforbo e di Ettore. A sua volta Ettore nel canto X muore per mano del più grande
guerriero degli Achei, assistito dalla dea Atena, che lo ha tratto in inganno
fingendosi Deifobo. Questi celebri esempi fanno pensare che, se Omero avesse
narrato la morte di Achille, non lo avrebbe fatto uccidere da un dio, ma piuttosto
da un mortale assistito da una divinità.
In Omero si trovano però entrambe le versioni. Alessandro è coinvolto
nell'uccisione di Achille sia in T 416s. ἀλλὰ σοὶ αὐτῷ / μόρσιμόν ἐστι θεῷ τε καὶ
ἀνέρι ἶϕι δαμῆναι, dove il cavallo Xanto predice ad Achille la sua morte, sia in X
359s. ὅτε κέν σε Πάρις καὶ Φοῖβος ’Απόλλων / ἐσθλὸν ἐόντ' ὀλέσωσιν ἐνὶ
Σκαιῇσι πύλῃσιν, quando il morente Ettore afferma che Paride e Apollo
uccideranno Achille. In Φ 277s. ἥ μ' ἔϕατο Τρώων ὑπὸ τείχεϊ θωρηκτάων /
λαιψηροῖς ὀλέεσθαι ’Απόλλωνος βελέεσσιν Achille però menziona solo Apollo
come suo futuro uccisore. In quest'ultimo passo Achille ricorda la profezia che
Teti gli ha fatto, secondo la quale egli morirà sotto le mura di Troia, colpito dai
dardi del dio. Varie volte nell’Iliade si fa cenno alla prematura morte di Achille sul
campo di battaglia. Già nel primo canto al v. 352 μῆτερ ἐπεί μ' ἔτεκές γε
μινυνθάδιόν περ ἐόντα il Pelide afferma che la madre lo ha partorito «a breve
vita». Teti replica in A 416-418 ἐπεί νύ τοι αἶσα μίνυνθά περ οὔ τι μάλα δήν· / νῦν
δ' ἅμα τ' ὠκύμορος καὶ ὀϊζυρὸς περὶ πάντων / ἔπλεο che egli è infatti destinato a
vivere pochi giorni. È possibile che Teti abbia predetto la morte al proprio figlio
anche poco prima dell'arrivo di Memnone a Troia, come sembrerebbe suggerire il
3 Ferrari pare non comprendere questa dinamica omerica, come dimostrano le sue parole in
Ferrari 1963, p. 49, dove afferma che «il poeta lo [Achille] fa colpire direttamente da Apollo
anziché da Paride, come voleva la tradizione, per mantenere questo carattere ferreo, superbo e
sprezzante a un livello fuori dell'umano: lo avrebbe mortificato e sminuito facendolo colpire da
braccio mortale, sia pure guidato da Apollo».
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riassunto dell'Etiopide4 fatto da Proclo5: Μέμνων δὲ ὁ ’Ηοῦς υἱὸς ἔχων
ἡϕαιστότευκτον πανοπλίαν παραγίνεται τοῖς Τρωσὶ βοηθήσων· καὶ Θέτις τῷ παιδὶ
τὰ κατὰ τὸν Μέμνονα προλέγει6. Ciò sarebbe in linea con il personaggio di Teti,
che nell'Iliade vediamo spesso predire al figlio la morte. A questa ipotetica
predizione, a cui forse allude Proclo7, Quinto non fa alcun cenno, come non
menziona neanche una supplica a Zeus da parte di Teti. Come afferma M.
Campagnolo, questi due motivi non sono presenti in Quinto a causa della
supremazia del destino sugli eventi e persino sugli dei. Questa preminenza implica
l'eliminazione dei due motivi: «Nella storia di Achille il primo motivo [la dea
avverte che il figlio morirà] ricorre sia nell’Iliade (Σ 94-96), sia nell’Etiopide, καὶ
Θέτις τῷ παιδὶ τὰ κατὰ τὸν Μέμνονα προλέγει (Aethiop. argum. 12 B.): nei due
casi il poeta ha l’occasione di drammatizzare il racconto, poiché Achille accetta di
affrontare Ettore, pur sapendo che dovrà morire subito dopo averlo ucciso. Nei
Posthomerica un simile motivo non può trovare spazio: l’avvertimento della dea
al figlio sarebbe privo di significato, visto che la sua sorte è segnata dal destino
[…], in modo esplicito […]. Allo stesso modo è omessa la supplica di Eos e Tetide
a Zeus per la salvezza del rispettivo figlio, un motivo presente ancora
nell’Etiopide e nella Psychostasia di Eschilo (Plut. De aud. poet. 17 A 7-10:
4 Per uno studio accurato sull'Etiopide, vd. West 2013, pp. 129-162.
5 A proposito dell'identità di Proclo, vd. West 2013, pp. 7-11.
6 Procl. Chrest. (Allen V p. 106), 1-4. Burgess 2009, p. 18s. «Thetis then tells Achilles “things
about Memnon” shortly after the arrival of the Aithiopian king: καὶ Θέτις τῲ παιδὶ τὰ κατὰ τὸν
Μέμνονα προλέγει (Proclos). She may have simply told him about the hero, or she may have
told him that his fated death would follow soon after the death of Memnon (reflected by a
passage in Iliad 18, according to neoanalysts; see chapter 5). If in traditional myth Thetis
warned Achilles that his death would follow Memnon's, then she apparently was trying once
again to turn Achilles form his destiny (in the neoanalyst reconstruction, for which there is no
evidence, Achilles actually withdrawns form battle for a time). Achilles did not listen and once
again Thetis would have failed to prevent his fate». Vd. anche West 2013, p. 145; Davies 2016,
p. 60s.
7 A proposito di questo passo di Proclo, Edwards 1991, p. 158s. afferma che «G.L. Huxley,
Greek Epic Poetry, London 1969, 145 translates [it] 'Thetis tells her son about the coming fate
of Memnon', which lacks point. But as U. Hoelscher insists, Gnomon 27, 1955, 394-5, the
motif is particularly effective here and need not have been imitated from the Memnon tale. The
motif of a warrior first refusing to fight because of a prophecy that he will die in the battle, then
fighting regardless of this, may have played a part in the story of Meleager, who in one account
was killed in battle by Apollo (see 9.524-605n.; M.M. Willcock, CQ, 14,1964, 151-4; Edwards,
HPI 227); this is suggested by Nestor's words at 11.794-5=16.36-7. There was also a tale,
perhaps in the Cypria, that Thetis warned her son, in vain, not to kill Tenes, or he would die at
the hands of Apollo (Apollodorus, Epitome 26; see Kullmann, Quellen 213-14)».
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Description:Achille compia la sua ultima androktasia e poi, stremato dalla ferita inferta da. Apollo .. Come afferma J.S. Burgess?', solo nelle fonti di epoca tarda si.