Table Of ContentDOMENICO CONSOLI
GIORGIO PETROCCHI
La letteratura
italiana
Tomo 111
Arcadia, Illuminismo, Romanticismo
SANSONI - ACCADEMIA
Parte prima
Arcadia e Illumii~ismo
di
DOMENTCO CONSOLI
dell'università di Macerata
Capitolo primo
Tra Sei e Settecento
LA CRISI DEL BAROCCO
La distinzione fra Seicento barocco e Settecento razionali-
stico, per convenzionale e approssimativa che possa apparire,
ha una sua validità sul piano storico, a patto che da un lato si
ammetta un lento ma sicuro evolversi del pensiero italiano
verso forme concrete di filosofia civile, di letteratura seria, di
attività scientifica già nel seno stesso del Seicento (che non
fu tutto barocco, lo si sa bene), con moto tanto piii accelerato
quanto piu ci si accosti alla fine del secolo, e dall'altro si eviti
di cristallizzare la nozione di razionalismo in uno schema troppo
rigido, che nulla preveda al di là della semplice divisione nelle
classi contigue di Arcadia e illuminismo.
I1 Settecento è stagione ricca, varia, complessa, e lo stesso
ricorso alla ragione, se ne costituisce il continuo punto di rife-
rimento, prepara (e implica) movimenti autonomi, talora pro-
clivi, specie nella seconda metà del secolo, a esplorare e met-
tere in luce zone inquiete della storia, della psiche, del costu-
me, dove alla chiarezza dell'intelligenza si opponevano frequen-
temente ombre sconosciute, densi intrichi passionali, presagi
di una nuova epoca non piii iscrivibile nella limpida sfera delle
verità di ragione.
Inoltre nel Settecento, cosi nei limiti che il fatto comporta,
come nelle sollecitazioni che esprime, le testimonianze artisti-
che ricevono in misura crescente il condizionamento delle di-
verse situazioni sociali ed economiche, che resistono al livella-
mento tentato da fenomeni ad ampia diffusione quali l'Arcadia,
con la sua politica accentratrice, e l'illuminismo, impegnato a
porre la repubblica letteraria all'ombra della comune bandiera
razionale. Sicché anche da questo versante la critica non può
esimersi da un preciso impegno di storicizzazione volto a co-
8 La letteratura italiana
gliere, entro la trama delle costanti, il tratto di volta i'n volta
specifico d'un ambiente, d'un tipo di cultura e di poesia.
È stato piu volte affermato che la grande scossa delle guer-
re di successione all'assetto politico della penisola (caduta del
predominio spagnuolo, ingresso dell'Italia nella sfera dell'in-
fluenza austriaca al Nord e borbonica al Sud, con minori as-
sestamenti nei ducati centro-settentrionali, rafforzamento dei
Savoia nel Piemonte, decadenza di Venezia e Genova) non
ebbe conseguenze ragguardevoli sull'ordinamento sociale e sui
rapporti fra le classi popolari e il potere. In verità le strutture
della società rimasero ~ressochéi nalterate ris~ettoa l Seicento.
come non mutò in fondo né in Italia né in Europa, il giuoco
delle grosse forze economiche. Ma la stasi e il conservatorismo
"
politico-economico, il prestigio dell'aristocrazia legata alle corti,
l'autorità dei Gesuiti. che tra l'altro esDressero dal loro or-
dine alcuni tra gli uomini di cultura piu intraprendenti del
secolo, non vogliono dire, già nei decenni a cavallo fra i due
secoli, ristagno della vita spirituale e mancanza di spinte rifor-
matrici. Richiami alla natura e al suo potere di respingere
dalle lettere quanto a lei non si addice suonano già nel Bartoli
e in altri scrittori del ~ienoS eicento. La crisi del barocco. evi-
dente negli anni che seguono il Cannocchiale aristotelico del
Tesauro, coincide con la polemica, prima moderata, poi piu
decisa, contro l'aristotelismo e i gruppi intellettuali che a quel-
lo si appoggiavano, e col sorgere di un piu sottile e indipen-
dente spirito critico, operoso soprattutto in sede religiosa e
scientifica, non tuttavia ciecamente insensibile alla tradizione,
anzi disposto a contemperare la fiducia nella moderna scienza
con quanto usciva salvo da una verifica intelligente del passato.
Nel campo propriamente poetico il trasferimento dei modi
barocchi ai primi temi e toni di una nuova lirica si attua sia
attraverso conversioni letterarie e recuperi. umanistici e petrar-
cheschi (è il caso di Ciro di Pers, il cui fondamentale morali-
smo trova adeguata espressione, dopo vivaci esperienze mari-
nistiche, in un ampio e riposato fraseggio d'ispirazione classi-
cheggiante, come anche di Pirro Schettini, approdato dal ma-
rinismo al culto del Petrarca, o di Carlo Buragna) sia attraverso
I'irrobustimento della tendenza classicistica, mai del tutto ina-
riditasi, nemmeno durante i piu clamorosi trionfi del barocco:
si veda l'intervento tipico di Giovanni Cicinelli con la Censura
del poetar moderno (1677), rigorosamente orientata verso un
ritorno ai classici.
In questo restauro del classicismo in direzione che potrem-
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3qa s3paouo uaII,IleI!e sallaull!ouela' jno~.! paIIe nap!z!oua
10 LA letteratura italiana
galileiana e cruscheggiante, come Carlo Maria Maggi (Milano
1630-1699), che nelle rime in dialetto e in lingua affronta
una tematica svariante dai problemi spirituali agli affetti pri-
vati, agl'interessi civili, o come Francesco De Lemene (Lodi
1634 - Milano 1704), tanto gradito alla generazione arcadica,
soprattutto per l'accordo tra melodia e parola, autore di
componimenti seri (il poemetto Dio, Il rosario di Maria Ver-
gine), e di piu libere Cantate a voce sola e Ariette, o come
infine Alessandro Guidi (Pavia 1650 - Frascati 1712), lodatis-
simo dal Gravina, dal Muratori, dal Martello, dal Crescimbeni,
ma in verità poeta mediocre: nel passaggio da un secolo al-
l'altro egli però rispondeva da un lato all'aspettativa di una
poesia ideologicamente impegnata (di qui la scelta emblema-
tica del Gravina che forse vide nell1Endimione un testo della
filosofia della luce, da lui conosciuta e seguita, specie durante
il soggiorno napoletano), dall'altro al bisogno di forme nuove,
insieme elette e limpide, complesse e variate.
LA NUOVA CULTURA: TEORICI, CRITICI, TRATTATISTI
In concomitanza con gli atteggiamenti antibarocchi di al-
cuni poeti di fine Seicento e primo Settecento nuovi fermenti
speculativi penetrano anche nel campo degli studi di poetica
e di critica letteraria. Qui il razionalismo fece buone prove
nel decantare e filtrare l'anarchia barocca in forme « COmDO-
site D, salvando alcuni esiti del secolo lascivo » che sembra-
vano ineliminabili da una corretta concezione dell'arte. tanto
pi6 che la contemporanea polemica contro le critiche mosse
dal francese Bouhours e dai suoi accoliti a tutta la ~oesiai ta-
liana (una polemica in cui si trovarono implicati, fra gli altri,
l'orsi. il Montani. il Manfredi. il Baruffaldi.) ,. mentre Dortava
a meglio definire la rispondenza tra pensiero e parola anche
nel settore delle cose ~oetiches. velava ~ ol'ias surdità dell'eaua-
zione poesia-filosofia e riscopriva la tradizione (i classici greco-
latini, il Petrarca, i Cinquecentisti, il Tasso - il poeta pi6 tar-
tassato dai Francesi - fino ai verseggiatori moderato-barocchi)
in una chiave non Di6 soltanto esortatoria e retorica (l'« auto-
rizzazione » del modello antico), ma sanamente correttiva ri-
spetto alle pretese dei teorici transalpini. Cosi Gian Giuseppe
Felice Orsi (Bologna 1652 - Modena 1733) nelle Considerazioni
(1703) sul libro del Bouhours, mentre riconosce nel Maggi il
principale ristoratore della poetica regolarità e loda il De Le-
waua da 11 sno !ulaulo p! J!3oupnxla 1e doas!a !lel!eu?zrp'eu-
l!se p!8u!pr' uauna !uuasle 1e ~!jolrue lauampe sowd!nle "1-
l,vxsap!e uall'ezyoua !uuoAea!sa palq qnsse 'soulawdo~euae-
waula uou uessoupa 1a dxod~!e syrudel!e dal nu nso wopalelo
ppa walejo~a' paT » yulo«' pa! »daris !!aup~~~uos! «~' a 8 q
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aaupo snI gnou 8ns1o ua, 3owdou zwAaJuIpO ~ ~ ~ Z )1969(' SF xau-
pa deqp!uo p? nue uwnlitlazze sau zsejo~zeln~a' p? nue p!sylnle
gwd!pe a dngle' poaa sedd!euo !usal!Js! eusya SIEUS! p! des-
sloua a j~abnauy waiejo~.alla a' e dello sya 81,!1uday palq
jeules!e uou o~aadess!uo 1e sjaw paII a~osa nweua a 1m1!.
vuso~ wa8qo Jowweso 3a a)e~!~ 1eu9oif6-1~~ ~8(a' s n ~ ~
sow al,g~lo~.r.!' sd!~!lo asnlo a paqsel o)wauzo~za p,alJnua nlsp
p3a1l8~0~ 3ou Jl+aAUU~~S~O 0a 7awaua 30u u23nu aA?$~SSI,O~
sr: la sna doas+ 1' ~09(' sosleuz!elwaula eAAaxso el ~uepu!sruo'
~edd~asaule l'ziruq!apauze !paolo8!se paj dl!ruo salla~anro' Jya
seIA el,asl~o' 1.1 qolloxa paIIo sd!~!lo' !I 8au!o a 1e jeulesya )euso-
1e 1ala8ele' bnasl'n~i!we' al qaI1o p! dolauze euqualasse (<(l
a !uslaua ppaupa l a~a8ola paq uelmeIazze a paI qnou 8nslo'
e~df!u! s!snl !soul~o 8q as~ass!a! lxesdoxl! dass!ou e~1!,'e~.l!s~e
)a sn e~~I~~I.BI!SS!WB !wwe8!ua( 110ae soujapaxel! auao TJI s9
nu dezzo a nu S?IA!O' 8l! » !wdoss!q!~ ~!IUI~SI!~! (< a !I A~J!s!-
ru!Ia << palla ezyou!! 1e doas~e dnq AaJewaula ~y!eruexs!
so8uo 3qa s! 3e !u d~asauze paq 1~8!oua l...[ od n ~ pyl s! dnq nue
dazz~e p! jau~asru! 'snal~! a 8n!sa p! ~n~!os!' ua! ~Baru! paI nalso'
a launlr )da sosj pna( E ssnole pI!UOI~~' s0110 [e iral8~ p! nu
sahalo K!npx!o' a s0110 811 omq! p! nus da~sd!sesa !u1al[!8auz~.
sa !~l o x p oss!l~e 1xe psy!eru! sausnosqlla n IeSpA?a << paI
ga!saulo ap as!8auza p! p!ss!dl!ue' qnou 8nslo' sorudoslazze p!
3oxwa' p? wop!' p! soslInz!oua slxoyse a s!ulell!sa' !l snp' sya
eAaae souoss!nlo rue88!01! sdlaupox! paI qe~osso' saruqla
ol!aulexa !u 8auaxa 1a sna auax8!a sorud~assa a Ayayssyrua aalso
!l sownua l1e8nelpo pal Jez!oueI!swo sellasyeuo' nsnjxn!lo sye
!u sauso ss!aul!yso-y~osoyso' sya ruoxela' 8!ni!p!so a 1allala-
J!O. JAJ~ asseulo elle ppns!oua palq ylosoye sallasyeu e- sn!
SOU~~!~~!IOUO JOIU~SO 301ua1!0 )191if-1989( ~ awu~asso
a,Vup )la~a)~26-1968 ( -osso~~a souslpanrxa I,ell!h!y ssyau-
~!J'J" p! 1~!oi~:ti.'lo ~3 qdn e)191~-1965(' ~'ad!snra!swo eupe-
x!slola~!s» pa11,~3sepam!e » so1ouuasa «< dloruosse pe 3ew!Ilo
3o~ouue '~ a~ deo~! oru~swo p! 3essaup!' eusy'asso p,!sd!~ez!oua
saus!sl!se ap ad~snlae' ppnsos! e ^edog !u 3ousonauze s01
se~lasyeuas!wo' d108~eww seda~ywaule~a palI'Vssepaw!e pa-
12 La letteratura italiana
gl'Investiganti, i progressi degli studi giuridici (D'Andrea, Au-
lisio, Biscardi), l'apostolato culturale di Giuseppe Valletta,
personaggi e motivi del fervoroso clima intellettuale proprio
del secondo Seicento narjoletano.
È prcgrio in questo ambiente che il ragionevole », inteso
come criterio direttivo dell'agire umano, s'innalza al di sopra
delle regole, le quali sono tali solo perché conformi a ragione
e soggiacciono quindi alle correzioni e agl'interventi, anche
drastici, che la ragione stessa vorrà proporre. Gli autori clas-
sici vengono ancora, è vero, accettati a modello, ma per-
ché sentiti in armonia con le esigenze di. questa forza domi-
nante. I1 razionalismo si traduce cosi, pifi decisamente che
altrove, in antiprecettismo, a cominciare, per esempio, da Gre-
gorio Caloprese (1650-1714), il maestro del Gravina e del
Metastasio, instauratore nella natia Scalea di un metodo pe-
dagogico singolare e in certo modo avanzato rispetto ai tempi,
basato sugli esercizi fisici, sulla lettura dei testi biblici, di Ni-
cole. Bossuet. Baronio. Cartesio. Aristotile. dei classici latini.
di Dante, ~etrarca,~ iiostoe Tasso, lontano, come si vede:
da suggestioni barocche, ma anche indipendente dagli auto-
ri >>, perché l'incarico di guidare l'ispirazione poetica vi viene
commesso proprio al giudizio e alla fantasia, facoltà, questa, che
in campo letterario meglio distingue a l'ultime differenze del
buono e del reo D. Fra i meriti del critico (Lettura sopra la
concione di Marfisa a Carlo Magno, 1691; Sposizioni sopra le
Rime del Casa. 1694) ascriviamo l'accurata ricerca di corri-
spondenze tra categorie affettive e categorie retoriche, anche
se la visione delle passioni umane vi risulta troppo meccanici-
sticamente concepita.
Strettamente legato a soluzioni etico-didascaliche del pro-
blema artistico è l'insegnamento di Gian Vincenzo Gravina
(Roggiano Calabro 1664 - Roma 1718), fecondato dall'apporto
cartesiano (per il tramite del Caloprese) e dal mai smesso
commercio sia con i classici latini e greci sia con i testi fonda-
mentali del diritto romano, in pifi irrobustito dal contatto con
le discussioni filosofiche e religiose frequenti, come s'è visto,
nella Napoli fine di secolo (nella città partenopea egli sog-
giornò dal 1680 al 1689), nelia prospettiva di un radicale rin-
novamento antilassistico e antigesuitico e nel clima di una non
dissimulata simpatia per il rigorismo giansenistico e per la già
ricordata dottrina d'una illuminazione speciale concessa da
Dio al sapiente perché ne usi presso il popolo.
Premesse di cultura dalle quali il Gravina è condotto alla
Arcadia e 12luminismo 13
lotta contro il malgusto secentesco con un programma origi-
nale che, nato in armonia con l'ArcCdia, anzi a fondamento
di essa, in realtà tende a superare l'area arcadica, e manifesta
il maggior punto di forza nel concepire la poesia comey una
favola intrisa di profonda verità e sapienza, atta a sollevare
alla contemplazione del divino. -11 classicismo del Gravina, col
connesso principio dell'autorizzazione dei modelli antichi, ha
infatti natura prevalentemente etica e civile, e postula il rap-
porto cultura-poesia, rifuggendo dalla semplicità ornata, dalla
leggiadria elegante di tanta produzione coeva. A differenza di
quanto dirà poi il Vico, la poesia autentica contiene sempre,
secondo il Gravina, una sapienza riposta. La validità della
poesia non va pertanto cercata col criterio delle partizioni re-
toriche o dei generi letterari, ma con quello della sua utilità
ed efficacia. E però la facoltà d'inventare concessa al poeta
non importa indifferenza o ripudio della realtà: la sapienza e
la verità sarebbero irraggiungibili se la fantasia non cercasse
di cogliere, pur con il libero concorso delle forme, l'impronta
deiia divina idea segnata nelle cose tutte dell'universo.
Già nell'Hydra mystica (1691), a parte i temi pi,C spicca-
tamente religiosi e morali (1'Hydra che l'opera-combatte è la
a probabilitas n, cioè la dottrina, sostenuta dai Gesuiti, secon-
do la quale per non peccare, nei casi in cui v'è incertezza di
principi morali, basta attenersi a una opinione probabile »:
ripiego capzioso che il Gravina trovava imparentato con le
a verborum ambages del peggior barocco), ai marinisti ven-
gono contrapposti i Greci, i soli e primi cultori del naturale,
e, dopo i Greci, i Romani: quell'antica poesia era voce d'una
sovrana sapienza, ordinatrice della vita sociale. La scissione
tra poesia e mistero sapienziale, causa del decadimento filo-
sofico e artistico dell'antichità, si è rilptuta dopo l'opera di
Dante, Petrarca e Boccaccio. La salvezza potrà venire da una
restaurazione del classicismo e del razionalismo, per la quale
il secondo avalli la validità esemplare e atemporale del primo
e lo liberi dalla secolare funzione costrittiva e intimidatoria,
inaugurando la corrispondenza arte-classicità.
I1 rapporto fra razionalismo e classicismo è il tema pro-
fondo anche del Discorso sopra l'« Endimione di Alessandro
)>
Guidi (1692), forse la scrittura pifi agile, scintillante, acuta del
Gravina. Conformemente al potere, insito in ogni artista, di
cavare da sé la luce del sapere, la poesia viene qui elevata a
rappresentazione di tutte le forme, i gradi, i costumi degli
uomini <( figurati al vero esempio di natura D, alla maniera di