Table Of ContentDIPARTIMENTO DI FILOLOGIA, LETTERATURA E
LINGUISTICA
CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN
TRADUZIONE LETTERARIA E SAGGISTICA
TESI DI LAUREA
Gli incontri amorosi nell’immaginario letterario.
Traduzione e commento di Leurs yeux se rencontrèrent.
La scène de première vue dans le roman di Jean Rousset.
CANDIDATA
Elisa Tiralosi
RELATORE
Chiar.ma Prof.ssa Hélène de Jacquelot
CORRELATORE
Chiar.mo Prof. Raffaele Donnarumma
ANNO ACCADEMICO 2013/2014
Introduzione alla traduzione
Scegliere un(cid:514)opera nel mare magnum dell(cid:514)ambito letterario e
saggistico e tradurla rappresenta, per me, il compimento del percorso
degli studi universitari e, al contempo, il passaggio dalla formazione
teorica alla pratica.
Ho optato per un(cid:514)opera non ancora tradotta in italiano(cid:497) Leurs
yeux se rencontrèrent. La scène de première vue dans le roman. In questo
saggio, il critico ginevrino Jean Rousset prende le mosse dal dominio
romanzesco ed esamina circa sessanta opere al fine di enucleare un
tema: la scena del primo incontro tra due amanti.1 Una scena che si
ripete, secondo diverse modalità, da quasi venti secoli e che ha
assunto un carattere quasi rituale. Per poter esaminare la vasta
gamma degli incontri tra i personaggi romanzeschi, Rousset elabora
un modello, una griglia atta a cogliere le costanti di questo tema.
Questo saggio di Rousset non è stato ininfluente: anche in
Italia il suo modello è stato adottato e applicato anche ad opere
romanzesche non analizzate dal critico ginevrino.2
La curiosità e l(cid:514)interesse suscitati dal tema sono i motivi che
mi hanno portata a intraprendere questo lavoro. E sono questi stessi i
motivi che, credo, potrebbero spingere qualsiasi lettore a
intraprendere la lettura del saggio in questione. D(cid:514)altronde, come
negare che il lettore possa, tra una pagina e l(cid:514)altra, immedesimarsi
nei personaggi romanzeschi, rivivere le esperienze scritte nero su
bianco?
1 Con una sola eccezione: la coppia di amici Pantagruele e Panurge.
2 Basti pensare a FLAVIA GHERARDI, «Yo no veo, Sancho – dijo don Quijote – sino a tres labradoras sobre tres
borricos»: le coincidenze mancate di Don Quijote II, 10, in «Status Quaestionis», 4 (2013), pp. 161-184.
2
Per ciò che riguarda la struttura dell(cid:514)introduzione, il mio
primo compito sarà quello di tracciare un profilo bio-bibliografico di
Jean Rousset, tenendo conto in particolare del metodo e delle
principali opere. Sarà poi la volta di una breve presentazione, di un
sunto del saggio e di un raffronto tra il testo di Rousset e un libro di
argomento affine, per lasciare spazio, infine, alla traduzione.
3
Jean Rousset, una vita sotto il segno della letteratura
Jean Rousset nasce nel 1910 a Ginevra. In un primo momento
si dedica allo studio del diritto, laureandosi in legge nel 1932. Il suo
interesse, in un secondo momento, si sposta verso il campo letterario:
si iscrive dunque alla facoltà di lettere, ove segue i corsi di Albert
Thibaudet e di Marcel Raymond, e consegue la laurea nel 1938. Sin
dall(cid:514)ingresso all(cid:514)università diviene membro della Société de Belles-
Lettres, facendosi notare per le sue doti poetiche.
In seguito alla laurea si sposta per tre anni (dal 1939 al 1942) in
Germania. Qui lavorerà, in qualità di lettore di francese, nelle
università di Monaco e Hall; ancora in Germania, coglierà l(cid:514)occasione
per approfondire la sua conoscenza della lingua e della letteratura
tedesca.
Rientrato a Ginevra nel 1943, Rousset intraprende
l(cid:514)insegnamento del tedesco nell(cid:514)École de commerce, sebbene il suo
pensiero si stia già spostando verso lo studio del barocco. Collabora
con la rivista «Lettres», alla quale partecipano, tra gli altri, Jean
Starobinski e Marcel Raymond. Contribuisce alla rivista in qualità
tanto di traduttore, trasponendo in francese nel 1944 un testo di Elio
Vittorini, quanto di critico, scrivendo tra l(cid:514)altro un articolo intitolato
«Aridité de Montale», nel quale propone un accostamento tra
Montale e Proust. Osservando che gli interventi di Rousset nelle
pagine della rivista si concentrano in particolare sulla poesia barocca,
Marcel Raymond gli propone di scrivere una tesi di dottorato sullo
stesso tema.
4
Una volta conclusa la stesura della sua tesi di dottorato, nel
1946, Rousset si trasferisce a Parigi, per far ritorno a Ginevra tre anni
dopo.
L(cid:514)anno di ritorno coincide con l(cid:514)inizio di una nuova attività(cid:497)
Rousset diviene assistente di Raymond. Siamo nel (cid:343)(cid:351)(cid:347)(cid:345), l(cid:514)anno forse
cruciale della sua vita. In questo stesso anno, egli discute la tesi di
dottorato, dal titolo La Littérature de l'âge baroque en France: Circé et le
paon (La letteratura dell’età barocca in Francia: Circe e il pavone, il
Mulino, Bologna (cid:343)(cid:351)(cid:350)(cid:347)(cid:508)(cid:498) un(cid:514)opera, questa, che gli varrà un posto nel
panorama della critica internazionale. L(cid:514)eco derivante dallo scritto
sul barocco gli permetterà inoltre di tornare sul tema, pubblicando
nel (cid:343)(cid:351)(cid:348)(cid:343) l(cid:514)Anthologie de la poésie baroque, nella quale preciserà alcuni
aspetti della sua tesi.
Nel corso dell(cid:514)anno seguente, il (cid:343)(cid:351)(cid:348)(cid:344), l(cid:514)interesse del critico si
sposta sulle nuove forme della critica letteraria, e in particolare sulla
possibilità di comprendere il significato di una singola opera a
partire dalla sua struttura: è la volta di Forme et signification – Essais
sur les structures littéraires de Corneille à Claudel (Forma e significato: le
strutture letterarie da Corneille a Claudel, Einaudi, Torino 1976).
Sempre negli anni Sessanta, e precisamente nel 1968, Rousset
fissa il suo sguardo sulla poesia e sul teatro del XVII secolo,
pubblicando un volume dal titolo L’Intérieur et l’Extérieur. Divenuto
nel frattempo professore ordinario, egli dedica corsi e seminari allo
studio delle forme romanzesche, in particolar modo all(cid:514)utilizzo della
prima persona nella narrazione. Queste osservazioni, queste analisi,
saranno raccolte nel saggio Narcisse romancier: essai sur la première
personne dans le roman, pubblicato nel 1973.
La carriera universitaria termina nel 1976, anno a partire dal
quale Rousset può dedicarsi interamente ai suoi lavori. Oltre
5
all(cid:514)opera della quale mi occuperò in queste pagine, egli pubblica altri
lavori sul genere romanzesco, e in particolare sui diversi tipi di
destinatario della narrazione, traendo spunto da Balzac e da altri
autori del XIX secolo: è il turno, appunto, di Le Lecteur intime e Balzac
au Journal, pubblicati nel 1986.
Dernier regard sur le baroque (1998) è la sua ultima opera, nella
quale Rousset, in forma autobiografica, fa il bilancio delle sue
ricerche sul barocco, oltre ad inserire alcuni appunti sul teatro e sul
personaggio romanzesco.
Per ciò che concerne l(cid:514)eco internazionale, due riviste italiane
(«Saggi e ricerche di letteratura francese» e «Studi Francesi») hanno
pubblicato alcuni studi del critico ginevrino(cid:498) in Italia, d(cid:514)altronde,
Rousset non mancò di intrattenere rapporti con critici e ricercatori tra
cui Maria Corti, Francesco Orlando e Arnaldo Pizzorusso. E sempre
in Italia, egli è stato insignito del titolo di dottore honoris causa dalle
università di Venezia e di Trento.
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Il percorso critico e le opere
Gli anni del dopoguerra vedono nascere in Francia
orientamenti vòlti a rinnovare la tradizionale critica letteraria di
stampo storicistico, con l(cid:514)apporto di nuove discipline quali la
sociologia, la psicoanalisi, l(cid:514)antropologia e la linguistica. È la
cosiddetta nouvelle critique, che mira a mettere da parte la storia
letteraria come unico metodo per l(cid:514)interpretazione delle opere.3
A questa ondata di rinnovamento deve ricondursi la
cosiddetta École de Genève, nata e diffusasi tra gli anni Cinquanta e
Sessanta. In essa vengono situati alcuni dei critici più illustri della
Svizzera romanza: Jean Starobinski, Georges Poulet, Marcel
Raymond e Jean Rousset.4
Per meglio capire il percorso di Jean Rousset e la sua posizione
in questo nuovo panorama è sufficiente menzionare una sua lezione,
tenuta in onore del maestro Marcel Raymond. Durante questa
comunicazione, egli spiega i criteri utili a delineare la nouvelle critique
– quegli stessi criteri che verranno poi adottati dalla sua scuola.
Anzitutto, si tratta di una critica rivolta non alla letteratura e alle sue
relazioni con la società, bensì all(cid:514)autore, centro reale e soggetto del
3 Questo, in effetti, è quanto afferma lo stesso Rousset(cid:497) «La storia letteraria (cid:509)(cid:499)(cid:510) non è che un mezzo al
servizio della critica e dell(cid:514)interpretazione. (cid:509)(cid:499)(cid:510). La storia, l(cid:514)erudizione, la biografia delle opere (cid:507)non degli
autori) devono essere fatte e utilizzate, ma al loro livello e nel ruolo di scienze ausiliarie, e necessarie, nella
misura esatta cin cui l(cid:514)opera analizzata può richiederle. L(cid:514)essenziale è di non mescolare attività che hanno
interesse a rimanere distinte» (JEAN ROUSSET, Forme et signification. Essais sur les structures littéraires de
Corneille à Claudel [1962], trad. it. Forma e significato. Le strutture letterarie da Corneille a Claudel di F. Giacone,
Einaudi, Torino 1976, p. 12).
4 Per ovvie ragioni di economia del testo, in queste pagine ho riportato solo ciò che ritenevo essenziale ai fini
della mia indagine. Una visuale più ampia sulla critica letteraria in generale, e in particolare sulla scuola di
Ginevra, è offerta da ALBERTO CASADEI, La critica letteraria del Novecento, il Mulino, Bologna 2001.
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fatto letterario. E per quanto concerne l(cid:514)autore, la critica preferisce il
genio creatore all(cid:514)uomo e la genesi dell(cid:514)opera alla biografia
dell(cid:514)autore. Infine, nell(cid:514)opera si esplorano i contenuti latenti e non
quelli espliciti.5
Gli esponenti della scuola di Ginevra hanno sempre
sottolineato la loro indipendenza, per via dei diversi approcci
metodologici, stilistici e tematici. Ciò nonostante, è utile
comprendere come mai essi sono stati classificati come esponenti
della «critica della coscienza». Quest(cid:514)etichetta trae origine da
un(cid:514)opera di Georges Poulet, pubblicata nel (cid:343)(cid:351)(cid:349)(cid:343) e intitolata appunto
La critique de la conscience. Penetrare la coscienza dell(cid:514)artista(cid:497) questo è
il punto sul quale, in un modo o nell(cid:514)altro, convergono i critici in
questione. Un simile approccio, in definitiva, richiede empatia e
identificazione per comprendere l(cid:514)opera e impone inoltre di andare
incontro all(cid:514)autore attraverso la sua opera intesa come coscienza
profonda.
Ma chi è l(cid:514)autore e cos(cid:514)è l(cid:514)opera dal punto di vista degli
esponenti della scuola di Ginevra? L(cid:514)opera non è altro che la
coscienza dell(cid:514)autore che si traduce in atto. Una coscienza, certo, che
non ha alcun legame con la biografia o con un(cid:514)intenzione
premeditata, bensì con le strutture profonde che rivelano una visione
del mondo, una coscienza di sé. Per un simile tipo di critica,
l(cid:514)«autore» è dunque un essere che prende forma durante il suo
lavoro. Di modo che la letteratura appare come una forma della
coscienza, le cui strutture incarnano e rivelano un universo mentale.
E la critica? Giunti a questo punto occorre specificare qual è
l(cid:514)obiettivo perseguito da essa. Si tratta di rivivere il progetto creativo,
di cogliere l(cid:514)atto della coscienza rappresentato dalla scrittura,
5 Cfr. JEAN ROUSSET, L’œuvre de Marcel Raymond et la nouvelle critique, in «Mercure de France», 1963, pp. 469-
470.
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perlopiù ignorando il contesto storico. Identificazione, dunque, tra
due soggetti (cid:507)il critico e l(cid:514)autore(cid:508), passando per l(cid:514)oggetto (cid:507)l(cid:514)opera(cid:508).6
L(cid:514)anno (cid:343)(cid:351)(cid:347)(cid:345) coincide con la pubblicazione di La Littérature de
l'âge baroque en France. Circé et le paon.
In quest(cid:514)opera, Rousset si situa contro coloro che si servono
del termine barocco per indicare soltanto un ben delimitato periodo
storico, da un lato, e dall(cid:514)altro contro quanti fanno uso del termine in
questione quasi fosse una cornice artistica dai confini vaghi e
imprecisati. In altri termini, in La Littérature de l'âge baroque en France
Rousset mira a fornire un concetto di barocco che sia al contempo
chiaro e funzionale. Ma come?
Prendendo le mosse dal ballet de cour e dalla pastorale
drammatica, per poi volgere lo sguardo al teatro e alla poesia, il
critico ginevrino individua une serie di costanti tematiche – o, se si
preferisce, di motivi. In questo ricco inventario di costanti troviamo,
tra l(cid:514)altro(cid:497) il mutamento, la follia, il travestimento, l(cid:514)illusione, il teatro
nel teatro, la sensazione di instabilità e precarietà, la morte, le
fiamme e l(cid:514)acqua in movimento. Tutti questi elementi sono, in ultima
analisi, riconducibili a due – per così dire – Leitmotive: la metamorfosi
e l(cid:514)ostentazione. Due temi, questi, che sono rappresentati da quella
Circe e quel pavone che costituiscono il sottotitolo dell(cid:514)opera. Circe è
l(cid:514)emblema di un universo sottoposto a continue metamorfosi e
rappresenta il mondo delle forme in movimento; il pavone, invece, è
il simbolo della vanità e dell(cid:514)ostentazione e incarna il culto delle
apparenze. Insieme, queste due figure emblematiche – come afferma
6 «Egli [Georges Poulet] pratica una critica di identificazione, da soggetto a soggetto per il tramite di un
oggetto(cid:497) l(cid:514)opera» (ROGER FRANCILLON, Jean Rousset ou la passion de la lecture, trad. mia, Zoe, Carouge-Genève
2001, p. 45).
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lo stesso Rousset – rappresentano il conflitto tra la realtà e le
apparenze.
Ma non è tutto. Oltre a proporre un inventario sistematico e
ragionato delle costanti tematiche barocche, in quest(cid:514)opera Rousset si
concentra anche sull(cid:514)arte plastica. Prendendo le mosse dalle opere di
Bernini e di Borromini, egli individua una serie di tratti ricorrenti
nell(cid:514)arte plastica barocca(cid:497) le curve, la pianta ovale, il predominio
assoluto della facciata, la mobilitazione delle linee e delle superfici.
Tratti, questi, che secondo Rousset sono in definitiva riconducibili
alla metamorfosi e all(cid:514)ostentazione, e più in generale al dissidio tra la
realtà e le apparenze.
In La littérature de l’âge baroque, l(cid:514)attenzione di Rousset si
concentra innanzitutto sul versante contenutistico, è vero. Ciò
nonostante, nell(cid:514)opera non manca un interesse per gli aspetti formali.
A questo proposito, egli individua quella che è la figura retorica
barocca par excellence: la metafora, stravagante e fortemente
associativa.
E proprio sugli aspetti formali Rousset focalizza l(cid:514)attenzione
in Forme et signification. Essais sur les structures littéraires de Corneille à
Claudel, pubblicato nel 1962. L(cid:514)opera consta di due parti(cid:497) una breve
introduzione, il cui scopo è quello di spiegare l(cid:514)approccio critico, e
una seconda parte, il cui fine è invece quello di applicare tale metodo
alle opere. Come precisa lo stesso Rousset, il suo lavoro non prelude
«ad un(cid:514)opera di speculazione, ma ad una serie di applicazioni»7.
L(cid:514)intento di questo libro risiede nella volontà di cogliere i
significati attraverso i procedimenti formali di un(cid:514)opera. Ma da cosa
si può riconoscere la forma? Occorre precisare che:
7 JEAN ROUSSET, Forme et signification, op. cit., trad. cit., p. 3.
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Description:nella Commedia umana (capitolo III): Balzac, avendo sperimentato tutto, offre di cogliere questo «stupore iniziale» nelle sue molteplici sfumature.