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MASSIMO BONANNI
IL CERCHIO E LA PIRAMIDE
L'epica omerica e le origini dd politico
IL MULINO
ISBN 88-15-03769-1
Copyright e 1992 by Società editrice il Mulino, Bologna. È vietata
la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, com
presa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico, non autorizzata.
INDICE
Introduzione p. 9
I. Narrazione epica e pensiero politico 13
1. La scoperta della politica tra «pensiero narra
tivo» e «presupposti di naturalità». - 2. Incon
gruenza e disomogeneità di senso politico: l'epi
ca ellenica a confronto con i due cicli cavallere
schi del Medioevo europeo. -3. L'Iliade, i Giochi
e il ritorno di Odisseo: percorso dell'indagine.
Il. Le ragioni del comando e della discussione
nelle vicende troiane 27
1. La rivolta dei giovani contro l'autorità dei pa
dri e il loro interminabile discutere: istituzioni
campali e istituzioni cittadine. -2. «Màkhesthai»
e «fronèin»: riproposizione sul campo di batta
glia dei problemi del comando e della discussio
ne. - 3. «Nòos» e «thymòs»: suggerimenti di
Polidàmante e «hybris» di Ettore.
III. La «paidèia» del sovrano divino 41
1. Varietà nelle raffigurazioni dell'Olimpo e nelle
immagini di Zeus. - 2. Dalla figura del padre
onnipotente a quella del padre-fratello. - 3. Le
configurazioni del Consiglio olimpico in connes
sione con le diverse immagini di Zeus. - 4. Un
Consiglio senza sovrano, presieduto da Temi, e
l'inconcludente contestazione di Era. - 5. Mag
giore complessità nella configurazione istituzio
nale degli ultimi Consigli olimpici.
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IV. Istanze comunitarie e palatine nell'Assem-
blea dell'Ira p. 59
1. Tensione tra sovrano e popolo nelle vicende
degli Achei e confronti con il mondo olimpico e
quello troiano. -2. Il conflitto tra Agamennone e
Achille nell'Assemblea dell'Ira. -3. Analogie con
il conflitto Creonte-Antigone e quattro schemi
interpretativi: Weber, Sahlins, Habermas, Live-
rani. - 4. Il cerchio, la piramide e due diversi
percorsi narrativi.
V. La «paidèia» del sovrano umano 83
1. Le vicende della Prova come condanna degli
sviluppi verso un'autocrazia plebiscitaria. - 2.
Odisseo: riaffermazione delle funzioni consiliari
e riconoscimento della specificità del comando
militare. - 3. «Anax» e «agorà» nella visione di
Diomede. -4. Funzione del Consiglio e problema
della redistribuzione nella formulazione di
Nestore.
VI. La sconfitta dell'eroe arcaico 105
1. Il dossier epico sul personaggio Achille. - 2.
Achille e Odisseo come disgiunzione di una pre-
cedente coppia eroica. - 3. Odisseo e Diomede,
estremo opposto di Achille, come anticipazione
di una nuova immagine dell'uomo. -4. La scon-
fitta di Aiace e il sorgere di un nuovo rapporto
tra terra e cielo. - 5. Il politico e il superamento
dell'antropologia eroica.
VII. L'Achille dei Giochi e la prospettiva ari-
stocratica 123
1. Le due città dello Scudo come «manifesto» del
riemergere di Achille. -2. La differenziazione tra
«àgon» e «agorà» e le sue implicazioni. - 3. Le
vicende della Corsa dei Carri. - 4. La direzione
dei Giochi come rovesciamento critico dell' As-
semblea dell'Ira. - 5. L'Achille dei Giochi: una
lettura antropologica. - 6. Il declino di Agamen-
none.
6
VIII. La discussione innaturale p. 143
1. La discussione come «màkhesthai,. e come
«fronèin,., - 2. Due paradigmi contemporanei:
discorso ideale e sistema discussione: Habermas
e Luhmann. - 3. Universalità e pariteticità alla
prova dell'istituzionalizzazione.- 4. Problematicità
del passaggio alla decisione. - 5. L'invenzione
della discussione.
IX. L'Odissea come «nostos» di Agamennone 173
1. Il re che viene dal mare. -2. L'isola dei Ciclopi
e quella di Alcinoo. -3. Itaca senza re e il ritorno
di Odisseo: il dominio, l'oblìo e il patto. - 4. Le
figlie di Agamennone: Ifianassa, Crisotemi e
Laodice. - 5. Un'interpretazione dell'Odissea.
X. Le due costituzioni madri
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1. Le vicende di Zeus, Ettore e Agamennone a
confronto con i Giochi per Patroclo e con il ri
torno di Odisseo. - 2. Le due polarità dell'epica,
una formulazione platonica e la critica di Ari
stotele. - 3. Il politico come concetto e come
termine. -4. Il politico tra complessità e riduzio
nismo.
Riferimenti bibliografici 217
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INTRODUZIONE
In un frammento di Crisippo, filosofo considerato come
il secondo fondatore ddla Stoa, si parla di un cane che,
inseguendo una lepre, giunge ad un torrente. Di fronte al
l'ostacolo il segugio va avanti e indietro sulla riva. Poi, non
avendo trovato nulla di interessante, salta il torrente per
proseguire ndla sua ricerca.
Come il cane di Crisippo sono andato per lungo tempo
avanti e indietro inseguendo in vari campi delle discipline
contemporanee le tracce di un problema, quello del discute
re e del decidere, cercando modelli che potessero adattarsi
alla disciplina di cui mi occupo, la scienza della politica. In
questa esplorazione ho dovuto constatare che i risultati più
interessanti, almeno dal punto di vista formale, riducevano a
semplici precondizioni aspetti che io consideravo come l'ex
planandum del problema: la fondazione delle regole del gio
co, il loro carattere più o meno naturale, le alternative possi
bili o ipotizzabili, il loro rapporto con la costituzione dei
soggetti. ..
Particolare perplessità mi suscitava la eccessiva enfatiz
zazione delle condizioni di pariteticità. Ad esse ero sempre
portato a contrapporre, in via analogica, quel principio della
termodinamica secondo il quale per produrre lavoro è neces
saria la compresenza di una sorgente e di un refrigerante,
non essendo sufficiente il calore uniformemente diffuso. Di
qui il sospetto che un qualche momento di non pariteticità
fosse non solo alla base di decisioni che pure ci rappresentia
mo come democratiche e pubbliche, ma anche alla origine
stessa del linguaggio.
Con riferimento ai problemi della discussione mi tornava
spesso alla mente una riflessione di Adorno: «Ozio, e perfino
9
superbia e arroganza, hanno conferito alla lingua della classe
superiore un carattere di indipendenza e di autodisciplina
che la mette in opposizione all'ambiente sociale in cui si è
formata». Ed è in base alla autonomia cosl acquisita che il
linguaggio potrà poi sganciarsi dagli interessi che lo hanno
generato e anche rivolgersi contro di essi.
Questo potrebbe essere assunto come l'inizio di una sto
ria politica del linguaggio, ma anche di una storia del politi
co legata alle forme e all'uso del linguaggio. Pocock, che si è
occupato del problema, cita un passo del colloquio tra Alice
e Humpty Dumpthy: «Quando uso una parola - disse Humpty
Dumpthy in tono alquanto sprezzante - questa significa esat
tamente quello che decido io». «Bisogna vedere - disse Alice
- se lei può dare tanti significati diversi alle parole». «Biso
gna vedere - disse Humpty Dumpthy- chi è che comanda. È
tutto qua». Humpty Dumpthy, osserva Pocock, si colloca
nell'equivalente linguistico di uno stato hobbesiano nel qua
le però la discussione diventa impossibile. E infatti quando
Alice si allontana, delusa da un insoddisfacente colloquio,
Humpty Dumpthy cade a terra e neppure «tutti gli uomini e
i cavalli del re» potranno rimetterlo sul suo sostegno[Pocock
1971 e 1973]. La contrapposizione peraltro è già nel Cratilo
di Platone (388b - 390b): c'è un legislatore che impone i
nomi alle cose ma il dialettico deve poter giudicare della
bontà della sua opera.
Asimmetria e pariteticità: due tradizioni diverse e con
trapposte tanto nelle discipline linguistiche che in quelle
sociali e politiche. E forse tra esse gioca, come illusione, una
sorta di «principio di complementarità»: se organizziamo i
nostri strumenti per vedere il dialogo e l'accordo, ci sfugge il
dominio. E viceversa.
Nel tentativo di stabilire un ponte tra il paradigma del
politico e la pragmatica di quella particolare forma di comu
nicazione che è la discussione, mi sono spinto sempre più
indietro fino a giungere all'epica omerica. È qui infatti che
una cultura - che sarà poi anche la nostra - ha scoperto la
discussione, ne ha esplorato i confini e messo in luce proble
mi con cui ancora oggi deve fare i conti ogni pragmatica
della comunicazione.
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