Table Of ContentScansione, Ocr e conversione a cura di Athanasius
Gregory Bateson Mary Catherine Bateson
DOVE GLI ANGELI ESITANO
VERSO UN'EPISTEMOLOGIA DEL SACRO
Titolo originale Angels Fear Towards an Epistemologa of the Sacred
Traduzione di Giuseppe Longo Per le voci del Glossario tratte da
Mente e natura di Gregory Bateson Copyright @ 1979 by Gregory
Bateson Copyright (g) 1987 by the Estate of Gregory Bateson, and
Mary Catherine Bateson (g) 1989 adelphi edizioni s.p.a. milano isbn
88-459-0731-7
INDICE
1. Introduzione (MCB, GB)
2. Il mondo del processo mentale (GB)
3. Metalogo. Perché racconti delle storie? (MCB)
4. Il modello (GB)
5. Né soprannaturale né meccanico (GB)
6. Metalogo. Perché i placebo? (MCB)
7. Non sappia la tua sinistra (GB)
8. Metalogo. La segretezza (MCB)
9. Apologie della fede (GB)
10. Metalogo. In punta di piedi? (MCB)
11. I messaggi della natura e dell'educazione (GB)
12. Metalogo. La dipendenza (MCB, GB)
13. Il dio che non si può beffare (GB)
14. Metalogo. Manca qualcosa (MCB)
15. La struttura del tessuto (GB)
16. Innocenza ed esperienza (GB, MCB) 17. A che cosa serve una
metafora? (MCB) 18. Metalogo. Un'ombra ostinata (MCB) Glossario
DOVE GLI ANGELI ESITANO
Questo libro è dedicato a Lois Bateson e a Barkev Kassarjìan, senza i
quali noi non saremmo stati noi Full fathom five thy father lies;
Of his bones are coral made; Those are pearls that were his eyes:
Nothing of him that doth fade, But doth suffer 'a sea-change Into
something rich and strange. Sea-nymphs hourly ring his knell: Ding-
dong. Hark! now I hear them, —Ding-dong, beli.1
S , The Tempest
HAKESPEARE
I
2
Introduzione
.
I IL CONTESTO
Nel 1978 mio padre Gregory Bateson terminò di scrivere Mind and
Nature: A Necessary Unity,3 e poiché il cancro che gli era stato
diagnosticato non gli lasciava molto da vivere, mi chiamò in
California da Teheran perché lo aiutassi nella revisione. Poi, però,
ebbe una netta ripresa, e cominciò a lavorare a un nuovo libro, che
avrebbe dovuto intitolarsi Where Angels Fear to Tread,4 ma che lui
chiamava spesso Angels Fear. Nel giugno del 1980, saputo di un
nuovo peggioramento delle sue condizioni di salute, andai a
trovarlo a Esalen, dove ora abitava, e lui mi propose di collaborare
al suo nuovo libro, questa volta come coautore. Ma non riuscimmo
nemmeno a cominciare, perché il 4 luglio morì. Dopo la sua morte,
misi da parte il manoscritto e mi dedicai ad altri impegni, tra cui la
stesura di With a Daughter's Eye (Morrow, New York, 1984), che
avevo già iniziato. Solo adesso ho potuto finalmente riprendere la
pila di manoscritti frammentari e incompleti che Gregory aveva
lasciato morendo, per cercare di ricavarne l'opera a quattro mani
che egli avrebbe voluto.
Non mi è sembrato il caso di affrettare i tempi, anzi, mi sono
imposta di seguire l'ammonimento che Gregory aveva celato nel
titolo: guardarsi sempre da una stolta precipitazione. La vera sintesi
dell'opera di Gregory si trova in Mente e natura, il primo libro da lui
scritto per comunicare con il lettore non specialista. Steps to an
Ecology of Mind,5 che raccoglieva i suoi migliori articoli e saggi
scientifici, scritti per diversi circoli di lettori specialisti e pubblicati
in svariati contesti, gli aveva rivelato appieno la possibilità di
un'integrazione. La pubblicazione di quel libro aveva anche
confermato l'esistenza di un pubblico desideroso di considerare la
sua opera come un'impostazione concettuale indipendente dai
contesti storici mutevoli in cui era stata in origine formulata, e ciò
lo incoraggiò a intraprendere una nuova sintesi e un nuovo sforzo
di comunicazione.
Dove gli angeli esitano doveva essere diverso. Gregory si era via via
reso conto che l'unità della natura da lui asserita in Mente e natura
era comprensibile forse solo attraverso il genere di metafore cui ci
ha abituato la religione, e capì anzi di essere ormai prossimo a
quella dimensione integrale dell'esperienza cui dava il nome di
sacro. Era un terreno al quale si avvicinava con grande
trepidazione, sia perché era cresciuto in un ambiente familiare
rigorosamente ateo sia perché ravvisava nella religione un
potenziale di manipolazione, oscurantismo e divisione. Spesso è la
parola stessa religione a scatenare da sola i fraintendimenti. Il titolo
del libro esprime quindi, tra l'altro, la sua esitazione davanti a
interrogativi che egli sentiva essere nuovi, perché se da un lato
derivano e dipendono dal suo lavoro precedente, dall'altro
richiedono una saggezza diversa e un diverso coraggio. La sua
trepidazione è anche la mia. Questo libro è un testamento, ma il
compito che esso trasmette non riguarda soltanto me, bensì tutti
coloro che sono disposti ad affrontare di petto queste domande.
La preparazione del testo ha comportato una serie di decisioni in
merito al tradizionale modo di intervenire su un manoscritto che la
morte dell'autore ha lasciato incompiuto. La soluzione più ovvia e
più filologica sarebbe stata quella di separare scrupolosamente le
nostre voci, indicando in nota o tra parentesi le modifiche da me
apportate e segnalando con un sic i punti dove mi ero astenuta dal
fare una correzione che peraltro ritenevo giustificata. Tuttavia,
poiché era stata intenzione di Gregory che io completassi il
manoscritto con lui, ho deciso di non seguire la condotta del
curatore distaccato, e ho quindi corretto e introdotto piccole
modifiche nei suoi capitoli secondo la necessità. Naturalmente i
manoscritti originali saranno conservati, così che in futuro, se lo si
riterrà necessario, sia possibile scrivere una dotta monografia sulle
differenze tra i manoscritti e il libro, là dove i nostri due contributi
formano un testo unico. La mia scrupolosità sarà limitata alla
conservazione delle fonti. Dopo qualche incertezza ho preferito non
aggiungere il materiale che Gregory pensava di usare in questo
libro traendolo dagli altri suoi scritti, ma ho fatto scelte e omissioni,
come avrebbe fatto lui. Spesso tuttavia, per salvaguardare
l'integrità dell'argomento complessivo, ho deciso di conservare
materiale che in parte ripete cose dette in pubblicazioni precedenti.
Quando invece si è trattato di aggiunte sostanziali o di divergenze di
vedute, non me la sono sentita di eliminare ogni sutura, adottando
una prosa che il lettore avrebbe potuto prendere per quella di
Gregory. Ciò avrebbe significato tornare ad essere la semplice
amanuense che ero stata per Mente e natura, dove avevo fuso tutti i
miei contributi nei suoi, come è secolare costume di ogni moglie e
figlia. Mettere insieme questo libro è stato a suo modo un problema
di ecologia e di epistemologia, perché il sapere di Gregory era
incorporato in una configurazione caratteristica di relazione e
conversazione.
Mi è sembrato quindi importante che ogni mia aggiunta di un certo
spessore, giusta o sbagliata che fosse, risultasse chiaramente mia. A
questo scopo sono in parte ricorsa alle parentesi quadre e in parte a
quelli che Gregory chiamava metaloghi. Nel corso di quasi
quarantanni Gregory si servì più volte di un tipo di dialogo da lui
ideato, fra un « Padre » e una « Figlia » immaginaria: in bocca a
quest'ultima metteva commenti e richieste di spiegazioni, e l'eterna
domanda: «Papà, perché...?» gli consentiva di articolare il proprio
pensiero. Per circa vent'anni, poi, lui e io lavorammo insieme, a
volte su testi scritti, a volte in dialoghi pubblici o inseriti nell'àmbito
di incontri più vasti, a volte, seduti uno di fronte all'altro alla
massiccia tavola di quercia di casa Bateson, in accalorate
discussioni che ci avvicinavano alla chiarezza. Il personaggio da lui
creato, che all'inizio conteneva solo qualche traccia dei nostri veri
rapporti, crebbe e perse un po' del suo carattere di fantasia, grazie a
un doppio processo: la «Figlia» diventò sempre più simile a me, ed
io finii per adeguare al suo il mio stile di interazione con Gregory.
Si trattò di un processo graduale. Parte delle mie perplessità, di
fronte al materiale lasciato da Gregory, erano dovute al fatto che lui
non aveva mai preci sato che cosa facesse in rapporto a me. Al
personaggio chiamato «Figlia», attribuiva parole che erano talvolta
reali e talvolta immaginarie, talvolta plausibili e talvolta
lontanissime da quanto avrei potuto dire io. Ora, nell'intervenire su
un suo manoscritto incompiuto, ho usato, per orientarmi, ciò che
ricordo delle occasioni in cui avevamo lavorato insieme e la mia
visione degli argomenti trattati. In questi metaloghi le battute del
«Padre» sono talora cose che Gregory disse in altri contesti, e spesso
storie che amava ripetere. Ma le conversazioni come tali non sono
mai avvenute nella realtà in questi termini. I miei metaloghi sono,
come quelli di Gregory, insieme autentici e inventati. Come lui, ho
scoperto che l'utilità e la flessibilità di questa forma espositiva
scioglie da una stretta obbedienza alla sua stessa prescrizione
originale che la forma di ogni metalogo deve esemplificarne il tema;
l'unica differenza è che i metaloghi di questo libro non sono stati
scritti per essere letti separatamente. Mi sembra comunque
importante sottolineare che la relazione padre-figlia continua ad
essere un veicolo per temi che Gregory voleva discutere, perché ci
ricorda che la conversazione si muove sempre fra intelletto ed
emozione e ha sempre a che fare con la relazione e la
comunicazione, all'interno di ciascun sistema e fra un sistema e
l'altro. Soprattutto, i metaloghi contengono le domande e i
commenti che avrei fatto io se avessimo lavorato insieme su questo
manoscritto, e la migliore approssimazione che so fornire di ciò che
avrebbe detto Gregory. Verso la fine mi sono anche permessa di
uscire dal personaggio infantile della Figlia e di parlare con la mia
voce di ora. Le sigle « GB » e « MCB » usate nelle note bibliografiche
poste all'inizio di ogni capitolo sono indicazioni molto
approssimative, il cui significato in realtà è «soprattutto GB» o
«soprattutto MCB». Altri particolari sono riportati nelle stesse note
di inizio.
In cima alla pila di appunti accumulati da Gregory per il libro c'era
la minuta di un'introduzione, una delle tante, che si apriva con
questa storia:
«In Inghilterra, quand'ero ragazzo, ogni treno, dopo un lungo