Table Of ContentEmanuele Colombo
Convertire i musulmani
L'esperienza di un gesuita spagnolo del Seicento
(1) Bruno Mondadori
Questo volume è stato pubblicato con il contributo
del Ministero dell'Università e della Ricerca, nell'ambito
della ricerca di interesse nazionale (!'RIN 2005) dal titolo
La Chiesa cattolica, la disciplina del popolo cristiano e il controllo
delle minoranze etnico-religiose: Inquisizione e poteri vescovili.
Coordinatore scientifico prof. Adriano Prosperi.
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La scheda catalografica è riportata nell'ultima pagina del libro
www.brunomondadori.com
Indice
IX Introduzione
1 1. L'Atlante delle missioni
34 2. Un manuale per convertire i maomettani
84 3. Siviglia 1672
101 4. Il principe di Fez
120 5. Un dialogo
141 Conclusione
157 Sulle fonti di questo libro
171 Indice dei nomi
Venz; vidz; Deus vicit.
Ja n III Sobieski a Innocenzo XI
dopo la vittoria a Vienna
La Maestà Vostra permetta che anche noi del
la Compagnia di Gesù, come soldati difensori
della Chiesa, possiamo dare il nostro contribu
to a questa Santa spedizione; e mentre in Un
gheria tanti Ercole ornati di alloro combattono
con la spada l'idra maomettana, le cui teste
mostruose sono tante quanti i loro infami er
rori, noi vogliamo combattere la medesima
battaglia con lo stilo e con la penna.
Dalla dedica del Manuale per convertire i
maomettani all'imperatore Leopoldo I
E se non si osa convertire i musulmani nella
loro terra, per lo meno si osi guadagnare la lo
ro conversione nella nostra.
Dalla Relazione della missione
di Siviglia del 1672
r
ntroduzione
Quarantotto voti su ottantasette. Soltanto al terzo scru
tinio e con una magra maggioranza rispetto ai risultati
dei suoi predecessori, il 6 giugno 1687 fu eletto a Roma
il nuovo preposito generale della Compagnia di Gesù
dopo la morte, nel dicembre dell'anno precedente, del
francese Charles de Noyelle.
Il nuovo eletto era lo spagnolo Tirso Gonzalez de San
talla, professore emerito di teologia a Salamanca, che
non aveva mai ricoperto cariche di governo all'interno
della Compagnia. Per quale motivo, allora, Gonzalez fu
posto alla guida di uno degli ordini religiosi più nume
rosi e attivi di tutta l'età moderna?
Il pontefice Innocenzo XI aveva espresso il desiderio
che alla guida della Compagnia di Gesù ci fosse un uo
mo di orientamento rigoroso in teologia morale, per
correggerne la possibile deriva lassista. «Il Santo Padre
parlò - testimoniava lo stesso Gonzalez alcuni anni più
tardi - delle caratteristiche che avrebbe dovuto avere il
nuovo generale, in modo tale che tutti compresero che
desiderava che fossi eletto io.» Per alcuni anni, dalla
cattedra di Salamanca, Gonzalez si era fatto promotore
di un sistema morale più rigido rispetto a quello tradi-
IX
Convertire i musulmani
zionalmente insegnato dai gesuiti che, a partire dagli
anni quaranta del Seicento, erano stati oggetto di vio
lenti attacchi da parte dei rigoristi; Blaise Pascal tra tut
ti, con le fortunate Lettere provinciali (1656), aveva dif
fuso un'immagine deteriore dell'impostazione morale
della Compagnia.
Il generalato, del resto, non fu facile anche per via
dell'agguerrita opposizione interna: fin dai primi tenta
tivi di insegnare e divulgare il nuovo sistema teologico,
Gonzalez era stato bersagliato dalle critiche della mag
gioranza dei confratelli, che consideravano l'inversione
di tendenza un "cedimento" agli avversari rigoristi. Un
eccessivo rigore morale, a detta di molti teologi della
Compagnia, invece di porre l'accento sulla misericordia
di Dio tendeva ad «appesantire il giogo» dell'uomo e a
enfatizzarne il peccato. L'accusa principale che molti
gesuiti muovevano al rigorismo era di essere una ten
denza nata "a tavolino", che non teneva conto della vi
ta reale dei fedeli, come affermava anche Paolo Segne
ri, noto predicatore e missionario della Compagnia di
Gesù e accanito oppositore di Gonzalez.
Tuttavia non si poteva accusare il nuovo generale di
aver elaborato le proprie considerazioni dietro la catte
dra universitaria e lontano dal popolo: egli aveva passa
to buona parte della vita attraversando la Spagna per
predicare le missioni popolari e per catechizzare e istrui
re i cristiani; ma soprattutto aveva rivolto decine di ser
moni pubblici ai musulmani presenti nelle grandi città
spagnole, in particolare in Andalusia. Si trattava di
schiavi di nobili famiglie, a cui normalmente non si pre
dicava poiché considerati «ostinati nella loro setta».
Gonzalez, affinando continuamente il proprio metodo,
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