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QAnnali della Fondazione Ugo La Malfa
uaderni
Diretti da Gabriele Rigano e Corrado Scibilia
I Quaderni degli Annali della Fondazione Ugo La Malfa
nascono dall’esperienza della rivista. Obiettivo della
collana, infatti, sarà di sviluppare nella dimensione della
monografia scientifica, studi sul movimento repubblicano
e azionista, ponendosi come l’ideale proseguimento delle
sezioni corrispondenti della rivista.
Nonostante la ricchezza dei due filoni, la collana
costituisce oggi un caso pressoché unico nel panorama
editoriale italiano. Essa potrà costituire uno sprone per
gli studiosi, anche i più giovani, affinché dedichino le
loro energie allo studio di due scuole che hanno
rappresentato, pur nella loro natura politica minoritaria,
valori fondanti ed esperienze originali della storia del
nostro Paese.
©
Proprietà letteraria riservata
Gangemi Editore spa
Piazza San Pantaleo 4, Roma
www.gangemieditore.it
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Italia e all’estero anchein versione
ebook.
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ebooks, are available in Italy and
abroad.
ISBN 978-88-492-7493-6
In copertina: A. Rauli, rielaborazione di un
particolare della copertina dell’opuscolo Pro e
contro il Bolscevismo, di Oliviero Zuccarini.
Conservato presso la Fondazione Giangia-
como Feltrinelli, Milano
Corrado Scibilia
Tra nazione
e lotta di classe
I repubblicani e la rivoluzione russa
Indice
Introduzione 7
1917-1918: La rivoluzione e l’interventismo
1 Le prime reazioni 13
2 Cappa e la missione in Russia 32
3 Lenin e Kerenskij 42
4 Il grande tradimento russo 55
5 Il Convegno Nazionale di Firenze 67
1919-1920 Pro o contro il bolscevismo
1 “Bolscevismo e Repubblica Sociale” 87
2 La pace e l’intervento in Russia 108
3 Le elezioni e il Congresso di Roma 119
4 L’“utopia conservatrice” di Colajanni 125
5 “Pro e contro il Bolscevismo” 145
6 La segreteria Schiavetti 153
7 L’uscita di Nenni dal PRI 167
1921-1922 Tra comunismo e fascismo
1 Un difficile equilibrio 177
2 La morte di Colajanni 198
3 Verso il fascismo 207
Conclusioni 219
Fonti 227
Indice dei nomi 229
Introduzione
La rivoluzione russa costituì un evento di capitale importanza nella
storia del Novecento. Le sue conseguenze si sono fatte sentire sotto
ogni latitudine e l’Italia non ha fatto eccezione. La storiografia ha
da tempo affrontato le conseguenze che la rivoluzione ebbe sulle forze
che si richiamavano agli insegnamenti di Marx, con contributi di grande
importanza scritti da studiosi molto prestigiosi1, ma non ha trascurato
nemmeno il movimento anarchico2. La stessa attenzione, viceversa, non
è stata dedicata all’altra forza anti-sistema dell’epoca, il Partito Repub-
blicano Italiano (PRI). E invece, la rivoluzione russa costrinse il PRI a
mettere in discussione il concetto stesso di rivoluzione e poi a definirne
meglio i suoi contenuti. La sua rilevanza per il movimento repubblicano
è stata notevole quanto sottovalutata, anche all’interno degli studi spe-
cializzati. Uno degli studiosi che ha più lavorato sull’argomento, Santi
Fedele, in un suo pregevole studio, parla, infatti, di un atteggiamento
Nel citare gli articoli coevi si è scelto di trascriverli così come apparvero. Pertanto, i nomi
degli autori sono stati riportati esattamente come apparivano sul giornale e i nomi russi citati nei
testi sono stati lasciati nella traslitterazione originaria.
1Per citare solo gli studi specifici: Franco Ferri, La Rivoluzione d’ottobre e le sue ripercussioni
nel movimento operaio italiano, “Società” n.1, febbraio 1958, pp. 73-100; Gaetano Arfè, Critica
Sociale e la Rivoluzione russa, “Critica Sociale” n. 20, ottobre 1962, pp. 511-514; Emilio Sereni,
La Rivoluzione d’ottobre e l’Italia, “Critica marxista” n. 4-5, luglio-ottobre 1967 pp. 3-66; Gabriella
Donati Torricelli, La Rivoluzione russa e i socialisti italiani nel 1917-18, “Studi Storici” n. 4, otto-
bre-dicembre 1967, pp. 727-765; Aurelio Lepre, Bordiga e Gramsci di fronte alla guerra e alla Ri-
voluzione d’ottobre, “Critica marxista” n. 4-5, luglio-ottobre 1967, pp. 104-135; Tommaso Detti,
La Rivoluzione d’ottobre e l’Italia, “Studi Storici” n. 4, ottobre-dicembre 1974, pp. 881-893; Stefano
Caretti, La rivoluzione russa e il socialismo italiano (1917-1921), Nistri-Lischi, Pisa 1974.
2Pier Carlo Masini, Gli anarchici italiani e la rivoluzione russa, “Rivista storica del socia-
lismo” n.15-16, gennaio-agosto 1962, pp. 135-169; Santi Fedele, Una breve illusione. Gli
anarchici italiani e la Russia sovietica 1917-1939, FrancoAngeli, Milano 1996.
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“non solo [di] ostilità preconcetta ma anche [di] assoluta incompren-
sione del significato storico della Rivoluzione d’ottobre”3.
Una delle spiegazioni dello scarso interesse della storiografia per l’ar-
gomento è nelle fonti. Dalle carte di Pubblica Sicurezza, spesso privile-
giate in questi lavori, infatti, emerge, nel complesso, un quadro di forte
antisocialismo e relativa attenzione alla rivoluzione russa. Ciò è deter-
minato non solo dalla sensibilità del funzionario che materialmente sten-
deva il rapporto, ma anche dalla diversa quantità di rapporti prodotti
dalle singole prefetture. Ad esempio, il fascicolo relativo al PRI a Milano
è del tutto sproporzionato all’importanza che la città aveva, numerica-
mente parlando, nel movimento repubblicano. E siccome quello mila-
nese è un repubblicanesimo molto moderato, al cui vertice troviamo
personaggi come Giovan Battista Pirolini, ciò spiega la ragione di una
visuale diversa a seconda della prospettiva. Un altro problema che si ri-
scontra con le fonti archivistiche istituzionali è quello della difficoltà di
comprenderlo e definirlo da parte dei funzionari preposti: ad esempio,
il fascicolo di Napoleone Colajanni nel Casellario Politico Centrale ri-
porta, nel campo “Colore politico” la dizione “socialista collettivista”.
Nella stampa repubblicana, invece, la presenza della rivoluzione russa
è massiccia, nella duplice natura di evento nella storia del movimento
operaio e nella storia politica novecentesca. La necessità di quantificare,
e non solo qualificare, il fenomeno giustifica l’ampio uso delle citazioni
contenute nel testo e i riferimenti in nota.
Un altro dato da cui emerge l’importanza della rivoluzione russa nelle
vicende del PRI è l’influenza che essa ebbe, talvolta in concorso con altri
fattori, nelle vicende personali di alcuni esponenti di primo piano del
partito o anche di semplici militanti.
Si possono riportare alcuni casi esemplari, solo per rapidi cenni.
Napoleone Colajanni e Pietro Nenni, dei quali si tratta diffusamente
nella ricerca, erano certamente due capi del repubblicanesimo italiano,
eppure la loro scelta di vita, tanto radicata, venne messa a dura prova o
addirittura abiurata, a causa anche della rivoluzione. Se, infatti, per il
vecchio garibaldino gli ultimi anni della sua vita furono caratterizzati
dalla polemica durissima con il suo partito, e solo la sua morte impedì,
forse, conseguenze anche più definitive, Nenni, dopo alcuni mesi di ma-
lessere, concluse la sua ricerca di una nuova prospettiva alla crisi del do-
3Santi Fedele, I repubblicani di fronte al fascismo (1919-1926), Le Monnier, Firenze 1983,
p. 35.
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Introduzione