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INDICE
Introduzione pag. 1
1. Prodotti naturali di origine marina pag. 4
1.1 Prodotti naturali marini ad attività antitumorale pag. 9
1.1.1 Kahalalide F pag. 11
1.1.2 Didemnina B pag. 12
1.1.3 Psammapline pag. 14
1.1.4 Ecteinascidina-743 pag. 16
1.1.5 Halicondrina B pag. 17
1.1.6 Dolastatina 10 pag. 19
1.1.7 Dolastatina 15 pag. 21
1.1.8 (+)-Discodermolide pag. 22
1.1.9 Briostatina 1 pag. 23
1.1.10 Diazonamide A pag. 24
1.1.11 Eleuterobina pag. 25
2. Tecniche spettroscopiche pag. 26
2.1 Spettrometria di massa pag. 26
2.2 Risonanza magnetica nucleare pag. 28
3. Tunicati. pag. 33
3.1 Fisiologia dei cordati pag. 36
3.2 Nutrizione e scambi gassosi pag. 37
3.3 Riproduzione e sviluppo pag. 38
4. Clavaminoli da Clavelina phlegraea pag. 39
4.1 Amminoalcoli pag. 39
4.2 Clavelina phlegraea pag. 41
4.3 Nuovi clavaminoli isolati da Clavelina phlegraea pag. 42
4.3.1 Clavaminolo A pag. 44
4.3.2 Clavaminolo B pag. 50
4.3.3 Clavaminolo C pag. 52
4.3.4 Clavaminolo D pag. 53
4.3.5 Clavaminolo E pag. 54
4.3.6 Clavaminolo F pag. 55
4.3.7 Clavaminolo G pag. 56
4.3.8 Clavaminolo H pag. 58
4.3.9 Clavaminolo I pag. 61
4.3.10 Clavaminolo L pag. 62
4.3.11 Clavaminolo M pag. 63
4.3.12 Clavaminolo N pag. 65
4.4 Attività biologica dei clavaminoli A-N pag. 69
4.4.1 Saggio dell’uptake della calceina pag. 69
4.4.2 Determinazione del ciclo cellulare e della frammentazione del DNA pag. 70
4.4.3 Effetti dei clavaminoli B-N sulla vitalità cellulare pag. 73
5. Polyzorritine isolate dalla Polyandrocarpa zorritensis pag. 76
5.1 Metaboliti indolici e fenolici da ascidie pag. 76
5.2 La Polyandrocarpa zorritensis pag. 78
5.3 Isolamento delle polyzorritine A-C pag. 80
6. Poriferi pag. 90
7. Damipipecolina e damituricina da Axinella damicornis pag. 93
7.1 Alcaloidi bromopirrolici da Poriferi pag. 93
II
7.2 Axinella damicornis pag. 99
7.3 Analisi chimica del campione di A. damicornis pag. 100
7.3.1 Damipipecolina da A. damicornis pag. 102
7.3.2 Damituricina da A. damicornis pag. 108
7.4 Regolazione della trasmissione serotoninergica pag. 113
7.5 Attività biologica della damipipecolina e della damituricina sui recettori pag. 115
serotoninergici
7.6 Effetti citotossici pag. 120
7.7 Effetti della damipipecolina, della damituricina e della serotonina sui pag. 120
livelli di calcio nei neuroni primari
7.8 Effetti della damipipecolina, della damituricina e della serotonina sui pag. 122
livelli di Ca2+ nelle cellule PC12 e HEK
7.9 Effetti della damituricina e dell'acido L-Glutammico sui livelli di Ca2+ pag. 124
nei neuroni primari.
7.10 Effetti della damipipecolina, della damituricina e dell’acido N-metil-D- pag. 125
aspartico sui livelli di Ca2+ nei neuroni primari
7.11 Effetti della damipipecolina e della serotonina sui livelli di calcio nelle pag. 126
cellule di spugne
8. Parte sperimentale pag. 128
8.1 Strumentazione pag. 128
8.2 Procedure di estrazione e di isolamento dei clavaminoli A-N pag. 128
8.2.1 Preparazione del derivato dibenzoilato 44a. pag. 132
8.2.2 Preparazione del derivato diacetilato 44b pag. 133
8.2.3 Preparazione dell’idrolizzato HY-G (50a) pag. 134
8.2.4 Preparazione dell’idrolizzato HY-H (51a) pag. 134
8.2.5 Preparazione dell’idrolizzato HY-L (53a=44a) pag. 134
8.2.6 Preparazione dell’idrolizzato HY-N (55a) pag. 134
8.2.7 Preparazione del derivato tribenzoilato 51b pag. 135
8.2.8 Colture cellulari pag. 135
8.2.9 Saggio dell’uptake della calceina. pag. 136
8.2.10 Analisi del ciclo cellulare e delle rotture del filamento di DNA pag. 136
8.3 Procedure di estrazione e di isolamento della damipipecolina e pag. 137
damituricina
8.3.1 Idrolisi della damipipecolina pag. 138
8.3.2 Idrolisi della damituricina pag. 139
8.3.3 Linee cellulari pag. 139
8.3.4 Saggi con MTT pag. 140
8.3.5 Misura del Ca2+ nei neuroni primari nelle cellule PC12, HeLa e pag. 140
Hek
8.4 Procedure di estrazione e di isolamento delle polyzorritine pag. 142
9. Dati spettroscopici pag. 145
III
Introduzione
Preparati ottenuti da piante terrestri trovano impiego nel trattamento di
diverse patologie umane fin dai tempi antichi. Nel 1800, i primi studi condotti sui
metaboliti secondari ottenuti da organismi vegetali hanno dimostrato che la flora
terrestre è una ricca risorsa di farmaci1, utili nel trattamento di malattie letali come
cancro (taxolo) e infezioni microbiche (penicilline). Tuttavia, a causa della
resistenza sviluppata da alcuni agenti patogeni ai trattamenti farmacologici e della
carenza di efficacia delle chemioterapie tradizionali, i ricercatori nel campo delle
sostanze naturali hanno rapidamente rivolto la loro attenzione a nuove risorse di
composti biologicamente attivi quali organismi animali e vegetali marini2,3. Negli
oceani vivono milioni di specie animali e vegetali diverse da quelle terrestri;
l’ambiente marino, offrendo quindi una nuova frontiera di ricerca, ha attirato
l’interesse di scienziati di diverse discipline come chimici organici, biochimici,
farmacologi, biologi ed ecologi. Lo sviluppo delle tecniche SCUBA e più
recentemente dei veicoli sommergibili ha consentito a partire dagli anni sessanta
un rapido accesso sia agli organismi che vivono in superficie che a quelli che
popolano le acque profonde, rendendoli disponibili alle analisi chimiche. Gli studi
condotti hanno già largamente provato che l’habitat marino è una fonte
straordinaria di nuovi metaboliti bioattivi.
Molti composti di origine marina sono strutturalmente complessi, sono
caratterizzati da funzionalità uniche e possiedono spiccate attività biologiche. Ciò
1 Sond heimer, E.; Someone, J. B. Chemical Ecology, 1970, Academic Press, New York.
2 Frormann, S.; Jas, G. Business Briefing: Future Drug Discover. 2002, 84-90
3 Cragg, G. M.; Newman, D. J. Expert Opinion on Investigational Drugs 2000, 9, 2783-2797.
1
è ascrivibile talvolta alle condizioni estreme dell’habitat, alla mancanza di luce,
all’alta pressione, all’alta concentrazione ionica, a temperature variabili e alla
poca disponibilità di cibo, oppure a spazi vitali ristretti. L’alta concentrazione di
organismi coesistenti in un territorio limitato li rende molto competitivi e
complessi. Gli organismi sviluppano una serie di adattamenti e comportamenti atti
alla salvaguardia della specie quali strategie di difesa dalla predazione, dalla
proliferazione di specie competitive ovvero soppressione delle prede mobili per
ingestione4. Le strategie chimiche di una specie si avvalgono del ricco bagaglio di
molecole del suo “metabolismo secondario” comprendente composti come
terpeni, alcaloidi, polichetidi, peptidi, derivati dell’acido shikimico, glicosidi,
steroidi e metaboliti originati da diverse vie biogenetiche. Inoltre, ed unica
all’ambiente marino, è relativamente comune la presenza di atomi di alogeno,
principalmente cloro e bromo, legati covalentemente allo scheletro molecolare, il
che è probabilmente dovuto alla loro buona disponibilità nel mare5.
Poiché le condizioni degli oceani sono così marcatamente distinte, la
chimica dei prodotti ottenuti dagli organismi marini è molto varia. Inoltre, mentre
le risorse terrestri sono considerate esplorate dal punto di vista farmaceutico e
biochimico, meno dell’1% delle specie marine esistenti sono state esaminate
riguardo il loro potenziale farmacologico6.
Gli oceani rappresentano, quindi, una fonte ricca e non ancora sfruttata di
composti biologicamente attivi, ma anche di nuove vie biochimiche ancora
4 D.H. Williams, M.J. Stone, P.R. Hauck, S.K. Rahman, J Nat Prod, 1989, 52, 1189–208.
5 T. L. Simmons, E. Andrianasolo, K. McPhail, P. Flatt, and W. H. Gerwick, Molecular Cancer
Therapeutics, 2005, 4(2), 333.
6 Capon, R. J. Eur. J. Org. Chem. 2001, 4, 633-645; Jaspars, M. Chemistry and Industry, 1999, 2,
51-55; Wallace, R. W. Mol. Med. Today, 1997, 3, 291-295.; Cragg. G. M.; Newman, D. J.;
Snader, K. M. J. Nat. Prod. 1997, 60, 52-60.
2
sconosciute in patogeni, che potrebbero essere mirate portando allo sviluppo di
nuovi agenti terapeutici.
L’attività di ricerca svolta durante il mio triennio di dottorato si inserisce
nel campo di studio dei metaboliti secondari di origine marina; gli studi condotti
hanno permesso di acquisire informazioni sulla chimica di alcune specie di
invertebrati marini a diverso livello evolutivo appartenenti ai phyla Chordata
(subphylum Tunicata) e Porifera. In particolare, superando problemi connessi sia
al reperimento del materiale biologico sia alla loro identificazione, l’indagine
chimica è stata condotta sulle specie Clavelina phlegraea, Polyandrocarpa
zorritensis e Axinella damicornis, specie di organismi dal metabolismo secondario
molto promettente presenti nell’area mediterranea.
La disponibilità delle più moderne tecniche cromatografiche di isolamento
e purificazione, l’impiego di metodiche di purificazione guidate da screening
farmacologici, l’utilizzazione di numerose tecniche spettroscopiche per l’indagine
strutturale, tra le quali va ricordata la spettroscopia di massa, ma soprattutto la
risonanza magnetica nucleare (NMR), hanno permesso di isolare e caratterizzare
diversi nuovi composti alcuni dei quali dotati di interessanti attività antitumorali.
I risultati ottenuti sono stati oggetto di pubblicazioni su riviste con referee e di un
brevetto internazionale.
3
1. Prodotti naturali di origine marina.
Un gran numero di molecole bioattive isolate da fonti marine sono state
selezionate come candidate promettenti per estese valutazioni precliniche nel
trattamento di diverse degenerazioni patologiche ed alcune di esse sono passate
alla fase avanzata di studi clinici per la cura del cancro.
La maggior parte delle molecole naturali marine sono prodotte da
invertebrati come spugne, coralli, ascidie e briozoi ed appartengono a diverse
classi strutturali come polieteri, terpeni, alcaloidi, macrolidi, polipeptidi.7
I primi agenti terapeutici di origine marina risalgono al 1950 quando
Bergmann e Feeney isolarono i nucleosidi spongouridina (1) e spongotimidina (2)
dalla spugna Tethya cripta.8 Il successivo sviluppo di analoghi sintetici ha fornito
due composti di importante rilevanza clinica, l’arabinosil adenina (Ara-A, 3), e
l’arabinosil citosina (Ara-C, 4), molecole anticancro per il trattamento della
leucemia mielocitica acuta e del linfoma non-Hodgkin's9.
O O NH H N
2 2
HN HN N N N
O N O N N N O N
HO HO HO HO
O O O O
HO HO HO HO
OH OH OH OH
(1) (2) (3) (4)
7 Faulkner, D. J. Nat. Prod. Rep. 2000, 17, 1-6.
8 Bergmann, W.; Feeney, R. J. J. Org. Chem. 1951, 16, 981–987.
9 Bodey, G. P.; Freirich, E. J.; Monto, R. W.; Hewlett, J. S. Cancer Chemother.,1969, 53, 59-66.
4
Un’importante classe di macromolecole di origine marina, appartenente
principalmente alla classe strutturale dei polieteri, costituisce un grande gruppo di
tossine marine tra le quali si possono ricordare: la brevetossina (5), isolata dal
dinoflagellato Gymnodinium breve10, la ciguatossina (6), un costituente tossico
implicato nella ciguatera11, la maitotossina (7) isolata dal Gambierdiscus
toxicus12,13 e l’acido okadaico (8), un agente che causa diarrea, presente in frutti di
mare infetti, prodotto da specie di dinoflagellati come Prorocentrum lima e
Dinophysis sp.13,14, infine la palitossina (9), un complesso polialcol isolato dallo
zoantide Palythoa toxicus15.
HO
H O CHO
H
H O
H H H O O H
O O O H
H
O O
O O O H H H
H H H
(5)
H H OH
O H
H O O
HO O
O H HOH OH
H H
HO O H
H H
H H H O
O
HO H
O
O H H H (6)
H OH
HO
10Lin, Y.–Y.; Risk, M.; Ray, S. M.; Van Engen, D.; Clardy, J.; Golik, J.; James, J.C.; Nakanishi,
K. J. Am. Chem. Soc. 1981, 103, 6773-6775.
11Murata, M.; Legrand, A.–M.; Ishibashi, Y.; Yasumoto, T. J. Am. Chem. Soc., 1989, 111, 8927
8931.
12Murata, M.; Nakoi, H.; Iwashita, T.; Matsunaga, S.; Sasaki, M.; Yokoyama, A.; Yasumoto, T. J.
Am. Chem. Soc. 1993, 115, 2060-2062.
13 Norimura, T.; Sasaki, M.; Matsumori, N.; Miata, M.; Tachibana, K.; Yasumoto, T. Angew.
Chem. Int. Ed. Engl. 1996, 35, 1675-1678.
14Yasumoto, T.; Oshima, Y.; Sugawara, W.; Fukuyo, Y.; Oguri, H.; Igarashi, T.; Fujita, N. Nippon
Suisan Gakkaishi 1980, 46, 1405-1411.
15 Murakami, Y.; Oshima, Y.; Yasumoto, T. Nippon Suisan Gakkaishi 1982, 48, 69-72.
5
O OH
O
O
HO
O
OH O O
O O
OH
OH
(8)
(9)
(7)
Un’altra interessante classe strutturale è quella dei terpeni e tra questi va
menzionato il manoalide (10). Questo composto è stato isolato dalla spugna
Luffariella variabilis dal gruppo di Scheuer e riportato come antibiotico.16
16 de Silva, E. D.; Scheuer, P. Tetrahedron Lett. 1980, 21, 1611-14.
6
Successivamente, il gruppo di Jacobs e Dennis17, 18 ha stabilito che questo
composto agisce come potente inibitore dell’enzima fosfolipasi A .
2
Inoltre, due diterpeni glicosidati, le pseudopterosine A (11) ed E (12)
isolate dalla gorgonia caraibica Pseudopterogorgia elisabethae, hanno mostrato
promettenti attività in vitro ed in vivo come agenti antinfiammatori. 19,20
O
OH
O O
(10)
OH
O OH
O OH
HO
H HO H
O
OH
OH
OH
(12) O
(11)
OH
Le manzamine appartengono ad una nuova classe di alcaloidi isolati dalle
spugne ed hanno attirato l’attenzione come agenti antimalarici. Quattro composti
di questa serie, le manzamine A (13), l’8-hydroxymanzamine A (14), il suo
enantiomero (15), ed il dimero della manzamina, la neo-kauluamina (16) hanno
dato risultati incoraggianti nei test preliminari in vivo21.
17 Jacobs, R. S.; Culver, P.; Langdon, R.; O'Brien, T.; White, S. Tetrahedron 1985, 41, 981-4.
18 Deems, R. A.; Lombardo, D.; Morgan, D. P.; Mihelich, E. D.; Dennis, E. A. Biochim. Biophys.
Acta. 1987, 917, 258-68.
19 Look, S. A.; Fenical, W.; Matsumoto, G. K.; Clardy, J. J. Org. Chem. 1986, 51, 5140-5145.
20 Roussis, V.; Wu, Z, Fenical, W.; Strobel, S. A.; Van Duyne, G. D.; Clardy, J. J. Org. Chem.
1990, 55, 4916-4922
21 Baldwin J. E.; Whitehead, R. C., Tetrahedron Lett. 1992, 33, 2059.
7
Description:Aromatic alkaloid. Caspase- Heterocyclic alkaloid. Cdk . differenti tipi di cancro, il composto 20 è risultato troppo tossico per il suo utilizzo, con