Table Of ContentNuova Corvina 19 6/15/07 1:03 AM Page 1
Direttore responsabile
A. Dante Marianacci
Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura
per l’Ungheria - Budapest
Coordinatore d’area
Comitato di redazione
Imre Barna
Budapest
Zsuzsanna Fábián
Università degli studi di Budapest
Ilona Fried
Università degli studi di Budapest
György Domokos
Università Cattolica Pázmány Péter di
Piliscsaba
János Kelemen
Università degli studi di Budapest
Imre Madarász
Università degli studi di Debrecen
József Pál
Università degli studi di Szeged
Giampaolo Salvi
Università degli studi di Budapest
Antonio Donato Sciacovelli
Scuola di studi superiori Berzsenyi Dániel
di Szombathely
Gyo˝zo˝ Szabó
Università degli studi di Budapest
Luigi Tassoni
Università degli studi di Pécs
Il presente volume è stato curato da
Ilona Fried
Redazione linguistica:
Angela Amella e Daniele Benati
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A.Dante Marianacci Presentazione
L’eredità del Novecento
Storia,letteratura,spettacolo,linguistica
Linguistica
8
Annalaura e Giulio Lepschy Testo e gesto
(University College of London)
14
Maria Antonietta Grignani Sul teatro di parola di Sanguineti
(Università per Stranieri di Siena)
30
Giampaolo Salvi Coordinazioni asimmetriche in italiano antico
(Università Eötvös Loránd,Budapest)
Storia
Marta Petricioli Le eredità del XX secolo:il rapporto
38
(Università di Firenze) tra Occidente e Islam
Donatella Cherubini Giuseppe Emanuele Modigliani:dalla
(Università di Siena) dimensione locale e nazionale del socialismo
54
italiano al pacifismo europeista
Marina Cattaruzza La Shoah nella coscienza del XX secolo.
60
(Università di Bern) Considerazioni su un’opera recente
Dávid Falvay Teorie contemporanee della memoria storica
69
(Università Eötvös Loránd,Budapest) e gli studi medievali
Anna Millo Ferruccio Fölkel:un intellettuale triestino
78
(Università di Bari) tra storia e letteratura
Gianna Gardenal Ferruccio Fölkel:la testimonianza di un ebreo,
93
(Università di Padova) intellettuale triestino
Letteratura e filosofia
Silvia Contarini Procreazione e creazione:utopie del ventesimo
110
(Université Paris X– Nanterre) secolo,biotecnologie del ventunesimo
Adalgisa Giorgio «Allegorie» di Napoli.
(Università di Bath) Marosia Castaldi e Giuseppe Montesano
121
tra tradizione e innovazione
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19
N
140
József Takács Benedetto Croce nel 2002
(Università Eötvös Loránd,Budapest)
Endre Szkárosi Riconsiderare la poesia – in base a un nuovo
(Università Eötvös Loránd,Budapest) cd-rom delle poesie italiane del Secondo
144
Novecento
Musica e spettacolo
152
Emmanuelle Bousquet Opera Totale,Opera Mundi nel Novecento
(Université de Nantes)
Evelyne Donnarel Corporeità e creazione scenica nel teatro
159
(Université Toulouse-Le Mirail) meridionale
Gerardo Guccini Nuova drammaturgia epica
(Università di Bologna,DAMS) Contestostorico - dinamiche generative –
172
antecedenti
Ilona Fried Le «armi» del palcoscenico–Il teatro per una
183
(Università Eötvös Loránd,Budapest) società migliore negli anni Venti e Trenta
Postfazione
208
Ilona Fried
Recensioni
212
Kinga Szokács «Prove di Drammaturgia»
218
Krisztina Katalin Máthé Udvariatlan szerelem
220
László Tóth Dizionarioitalo–ungherese della valenza dei nomi
224
Caterina Di Bella–Edina Szabados Esiste un Pirandello non italiano?
229
Gino Ruozzi Due libridi Daniele Benati
236
Michele Sità György Lukács – Filosofo autonomo
239
Beáta Tombi Vittorio immortale
242
Antonio Donato Sciacovelli Corsi e ricorsi dell’immortalità
245
Béla Hoffmann Testo narrativo – potenzialità drammaturgiche
248
Luigi Alcide Fusani Esercizi di memoria per non-riconciliati
251
Gézáné Doró Chi la dura la vince
253
Michele Sità De persona.L’indomabilità dell’individuo
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Divieto di riprodurre in tutto o in parte gli articoli senza citarne la fonte.
Istituto Italiano di Cultura
1088 Budapest,Bródy Sándor u.8.
HU ISSN 1218-9472
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Preparazione:
Monographia Bt.
Stampa:
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Budapest,giugno2007
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Presentazione
T
ARNALDODANTEMARIANACCI
RATUTTIISECOLIILNOVECENTOÈSICURAMENTEILPIÙCOMPLESSOEANCHEILPIÙDIFFICILEDA
INTERPRETARE, ENONSOLOPERLAVICINANZASTORICAEDUNQUEPERILCOINVOLGIMENTOPAS-
SIONALENONANCORASOPITO.Il secolo da poco trascorso è stato un grande laboratorio,
una grande fucina, dalla quale sono uscite straordinarie invenzioni, grandi conquiste
in tutti i campi della conoscenza, ma è stato anche un secolo di guerre e di stermi-
ni di massa, di speranze deluse, di contraddizioni e lacerazioni che l’hanno profon-
damente segnato, qualche volta offuscando le conquiste, che pure ci sono state, se-
gnatamente nel capo della scienza, della tecnologia e della medicina. E la cultura
cosiddetta umanistica? Le arti figurative, la letteratura, la musica, il teatro?
Il convegno sull’eredità del Novecento, di cui pubblichiamo gli atti in questo
diciannovesimo fascicolo della Nuova Corvina, organizzato nell’ambito della VI Set-
timana della lingua italiana nel mondo e curato da Ilona Fried, affronta aspetti par-
ticolarmente significativi della vita culturale italiana del ventesimo secolo, che van-
no dalla linguistica alla storia, dalla letteratura alla filosofia, dalla musica allo spet-
tacolo.
Certo, con la molteplicità dei temi da affrontare non si poteva pretendere di
offrire un quadro esaustivo del secolo appena trascorso, ma molti spunti di rifles-
sione che non mancheranno di suscitare l’interesse dei nostri lettori e suggerimenti
per ulteriori sviluppi e anche per eventuali futuri convegni, organizzati nell’ambi-
to delle attività del nostro Istituto. Sicuramente non trascurabile sarà quello che si NC
terrà nel mese di ottobre per la VII Settimana della lingua italiana nel mondo che
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avrà per tema il mare e per titolo «Il mare nella letteratura italiana».
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L’eredità del
Novecento
Storia, letteratura, spettacolo,
linguistica
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Linguistica
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Testo e gesto
D
ANNALAURAEGIULIOLEPSCHY
—1. DESIDERIAMOACCENNAREADALCUNIDEISENSIDIVERSIINCUIVIENEUSATOILTER-
MINETEATRO(EDESIGNAZIONIEQUIVALENTIINALTRELINGUE). E INPARTICOLAREAGLIASPETTI
CHESEMBRANOIMPLICARERAPPORTIFRAILTEATROEILLINGUAGGIO, EACOMELOSTUDIODEI
FATTITEATRALIRICHIEDALACONSIDERAZIONEDIQUESTIONILINGUISTICHE.
—2. Notiamo che nel titolo del nostro convegno non compare il termine teatro,
ma bensì spettacolo. Per gli studiosi della nostra generazione (cioè nati nella prima metà
del secolo scorso) il teatro apparteneva alla letteratura. La letteratura tradizionalmente
aveva i suoi generi, e fra questi si trovavano, accanto a liriche, poemi, romanzi, tratta-
ti ecc, anche commedie e tragedie. Era normale che gli autori della nostra letteratura
(da Ariosto a Machiavelli, ad Alfieri, a D’Annunzio, a Pirandello, fino ai contempora-
nei) scrivessero, insieme alle loro ‘normali’ opere letterarie, anche opere teatrali.
—3. E’ nel corso degli ultimi decenni che il teatroè stato visto come un feno-
meno distinto dalla letteratura. Questo si manifesta anche nell’uso di designazioni
diverse, quali spettacolo. Il rapporto fra autore, attore e regista è venuto cambian-
do, e con esso il modo stesso in cui è concepita un’opera teatrale.
—4. Cominceremo con Marco Paolini, uno dei maggiori uomini di teatro ita-
liani contemporanei. Il 21 giugno scorso a Londra Paolini ha tenuto un seminario
(o forse dovremmo dire uno spettacolo) sotto gli auspici dell’IGRS (Institute for Ger-
manic and Romance Studies). In questa occasione Marco Paolini, in carne ed ossa,
ha presentato scene inedite (o semi-inedite) in DVD, in cui compariva lui stesso co-
NC me attore che ‘recita la parte’ di un personaggio creato da un autore francese. Giàque-
sto spiazzava il pubblico, che si trovava a partecipare a un complesso, e semiotica-
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mente irrisolto, gioco delle parti.
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[TESTO E GESTO]
Uno dei punti di partenza del seminario era la distinzione (o forse la con-
trapposizione) di testo scritto e parlato, e la centralità del parlato rispetto allo scrit-
to, ovvero l’incontrastato predominio dell’attore nella sua fisicità, con il prevalere
della voce, della mimica, del gesto, del movimento, rispetto al linguaggio inteso nel
senso dei linguisti, parole da ascoltare (o da leggere).
Un esempio offerto da Paolini è stato il suo ‘Ritratto’ di Meneghello, da poco
pubblicato, con Carlo Mazzacurati, per Jolefilm. Il DVD era unito a un testo scritto,
che si presentava in forma di volume. Questo scritto, diceva Paolini, aveva provo-
cato un po’ di delusione da parte di Meneghello, che aveva poi invece apprezzato
la versione audio-visiva. E questo esempio era usato da Paolini per confermare il
valore essenziale dell’oralitàrispetto alla scrittura, l’importanza imprescindibile del-
la vocee del corponella loro fisicità, rispetto alla lingua in senso stretto (strutture
fonologiche, morfo-sintattiche, semantiche).
—5. I termini stessi con cui si designano le attività che si svolgono sulla sce-
na (o sulla piazza, sulla strada, o dovunque abbia luogo un evento di natura teatra-
le), non sono chiari ed univoci. Parole come recitazionesi rivelano singolarmente
ambigue e polivalenti, e non specificano i loro rapporti con nozioni come mimica,
o gesto, e la dinamica dei movimenti e della voce. I problemi pertinenti toccano an-
che le distinzioni, particolarmetne delicate e complesse, fra scritto e parlato, e le
implicazioni semiotiche postulate da tali distinzioni.
Per un primo approccio, anche terminologico, rinviamo a due sintesi di un no-
stro amico e coetaneo, professore di storia del teatro a Firenze, Cesare Molinari. Una
di queste sintesi è Leggere il teatro.Un manuale per l’analisi del fatto teatrale(scrit-
to con Valeria Ottolenghi, Firenze, Vallecchi, 1979), in cui si chiariscono le nozioni
di teatro,testo,spettacolo,rappresentazione,interpretazione, e si illustrano i ten-
tativi di classificare la fenomenologia di ciò che accade a teatro: la gestica, la mi-
mica, la coreografia(o prossemica), la cinesica, la parola(nei suoi aspetti lingui-
stici e paralinguistici, compreso ciò che si raccoglie normalmente sotto il termine
dizione).
L’altra sintesi è un fortunato volume della Biblioteca Universale Laterza, L’at-
tore e la recitazione(Roma–Bari, Laterza, 1992, che citiamo dalla quarta edizione
del 2000). Qui si accenna anche alla storia di queste nozioni e al formarsi, in am-
bienti ed epoche diverse, di categorie quali attore,comico,player,showman,Schau-
spieler ecc.
—6. Abbiamo la sensazione che ci sia ancora spazio per uno studio storico ap-
profondito di queste nozioni, dal punto di vista teorico, e anche di più da quello di
una analisi precisa e documentata di come esse siano state usate nelle nostre tra-
dizioni culturali.
A noi interessa particolarmente questo rapportofra, da un lato, il linguaggio
(cioè l’uso della parola come la intendono i linguisti), che si manifesta in testi co-
stituiti linguisticamente in senso stretto; e dall’altro la mimica, il gesto, il movimento
nella loro fisicità corporea che si trova al centro di tanti aspetti del teatro contem- NC
poraneo. Già Cicerone del resto parla di actio quasi corporis eloquentia, e quasi ser-
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mo corporis.
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[ANNALAURA E GIULIO LEPSCHY]
Questo non è però il momento per affrontare tali questioni, e ci limiteremo a
commentare qualche esempio, ricavato dalla folta lista di testi che, fin dal Rinasci-
mento, si occupano del gesto e della mimica, della fisiognomica e delle tecniche di
recitazione degli attori.
—7. Un celebre attore italiano dell’Ottocento, l’ebreo Gustavo Modena (nato
a Venezia nel 1803 e morto nel 1861), fu molto noto anche come patriota, mazzi-
niano, e perseguitato dagli austriaci. Avevano grande successo, oltre alle sue recite
teatrali, anche le sue interpretazioni dantesche, popolari perfino a Londra, in cui
soleva modificare il testo di Dante in chiave patriottica e anticlericale. Nel XIV del-
l’Inferno, vv. 115–120, Dante scrive:
Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre,
Non la tua conversion, ma quella dote
Che da te prese il primo ricco patre!
Ma il Modena, provocando l’entusiasmo del pubblico, leggeva ‘di quanto mal fu ma-
tre, / ela tua conversion, equella dote’ (Grandi, 1968, p. 173).
Gustavo Modena era uno di quegli attori che preferivano le parti ‘ove è più da
fareche da dire’ (Bonazzi, 1844, p. 14). Nei repertori correnti (per es. Larousse, En-
ciclopedia Universale Rizzoli, 1984, s.v.) si legge che ‘la sua arte, tesa alla ricerca del
vero e del razionale, anticipa dottrine e teoriche teatrali del XX secolo’.
Un esempio del gestire di Modena si trova nella sua interpretazione del Dia-
cono Martino, nell’Adelchi di Manzoni (atto II, scena III):
[…] tutto tacea; null’altro / che i miei passi io sentiva [… / …] o, sul meriggio, / tocchi
dal sole, crepitar del pino / silvestre i coni. Andai così tre giorni;
Luigi Bonazzi, Gustavo Modena e l’arte sua, 1844 (1884, II ed.), p. 30 nota1, osserva che
Qui Modena appressava agli orecchi le punte delle dita riuinite insieme, e lievemente
scostandole e riavvicinandone, significava lo schiudersi delle capsule del pino.
La descrizione verbaledei gesti fa naturalmente pensare all’ecfrasi, e ci ricorda quan-
to scarse siano le informazioni di cui disponiamo sulla mimica degli attori, e quan-
to sarebbe utile una raccolta sistematica delle testimonianze disponibili.
Naturalmente sarebbe desiderabile anche raccogliere gli esempi di ecfrasi del-
la gestualità, se così si può dire, impliciti nel testo stesso, invece che riferiti alle in-
terpretazioni imposte al testo dai suoi interpreti. Shakespeare è particolarmente sen-
sibile a questi aspetti. Per esempio, nell’Othello(Atto II, scena I) Iago osserva par-
lando di Cassio:
it had been better you had not kissed your three fingers so oft,
NC
E alla fine (Atto V, scena II) Otello si suicida guidando, per così dire, l’attore a com-
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piere i gesti necessary, con la drammatica inevitabilità del deittico:
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Description:sollevo ancora una volta, mi pare, il braccio, e poi di nuovo giù, così». Da un mondo claustrofobico del sottosuolo, tendente al buio più completo, arrivano Eurocentrism and the Emergence of Islamism, London, Zed Books 1998. E il celebre romanzo Brave new world (1932), di Aldous Huxley,.